Dopo un 2019 positivo le esportazioni di vino sono chiamate ad affrontare un anno ricco di incertezze per il vino. A dirlo Nomisma nel suo annuale report.
Secondo la società di analisi e consulenza bolognese nel corso del 2019 i flussi export a livello mondiale sono cresciuti pressoché ovunque, trainati dalla crescita del mercato USA che ha raggiunto i 5,55 miliardi di dollari di controvalore. Principale eccezione quella del mercato cinese, che ha mostrato per il secondo anno consecutivo una flessione vicina al 10%. A farne le spese soprattutto la Francia, le cui esportazioni verso la repubblica popolare si sono ridotte del 31%.
Per l’Italia Nomisma stima una crescita delle esportazioni del 2,9% su base annua. La spinta giunge prevalentemente dalle buone performance ottenute sul mercato statunitense (+4,2%), svizzero (+3,8), russo (+12%) e francese (+6%), dove sta crescendo, sorprendentemente, il Prosecco. A mostrare segni di sofferenza sono invece due paesi strategici per il vino italiano quali Germania (-3,6%) e Cina (-1,9%).
Discorso a parte meritano il Canada e il Giappone, paesi con i quali vige un accordo di libero scambio con l’Unione europea. La crescita considerevole su questi mercati (+15,6% Giappone, +5,4% Canada) spinge Wine Monitor a ipotizzare l’esistenza di un rapporto diretto tra semplicità di scambio e potenziale di crescita.
Per l’anno in corso Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor, indica quattro grandi incognite che pendono sulle esportazioni di vino. Il primo è il contenzioso tra Airbus e Boeing, che potrebbe coinvolgere il vino italiano, finora risparmiato dall’aggravio di dazi imposto dall’amministrazione Trump. Desta preoccupazione anche la situazione cinese; per quanto marginale nelle nostre esportazioni, la sua flessione economica unita alle incognite legate al coronavirus rischia di deprimere ancor di più i flussi export verso il grande paese asiatico. A livello continentale devono essere monitorati gli effetti della Brexit in UK e il rallentamento dell’economia in Germania.