L’Ismea certifica il buono stato di salute delle bollicine italiane, trainato sui mercati internazionali dal Sistema Prosecco.
Nel suo annuale report l’ISMEA – Istituto di Servizio per il Mercato Agricolo Alimentare – definisce brillante l’anno appena conclusosi per lo spumante italiano. Un risultato importante, al quale ha contribuito non solo la crescita delle esportazioni, ma anche il consolidamento sul mercato interno.
Secondo l’istituto di ricerca nel 2019 la produzione di spumanti italiani è stata pari a 5,7 milioni di ettolitri, che si traducono in oltre 760 milioni di bottiglie (+8% rispetto all’anno precedente). Indiscusso protagonista del panorama spumantistico è stato il Prosecco, che da solo copre oltre la metà dei volumi totali. Sommandovi poi il Conegliano Valdobbiadene e il Colli Asolani risulta evidente come il ‘Sistema Prosecco’ sia l’architrave di un sistema comunque ricco in fatto di offerta. I disciplinari italiani prevedono infatti 153 spumanti DOC, 18 spumanti DOCG e 17 spumanti IGT, ai quali si aggiungono 24 spumanti varietali autorizzati e i diversi vini spumanti di qualità previsti dalla normativa.
Pur rallentando rispetto agli anni passati, le esportazioni hanno proseguito la loro crescita, superando per la prima volta la soglia dei 4 milioni di ettolitri (+7,8%), che hanno generato un controvalore di 1,58 miliardi di euro (+4,5%). Un quadro positivo, che desta però preoccupazione per la citata dipendenza dal Prosecco (65% dell’export), capace con le sue performance (+21%) di nascondere in termini aggregati la flessione degli altri spumanti Dop, Asti in primis (-9,7% in volume, -2,3% in valore).
Nonostante la sua bassa remunerazione unitaria, il Regno Unito mantiene la sua leadership in fatto di volumi acquistati (1.136 hl) e reddito generato (382milioni di euro). Ben più dinamico invece il mercato statunitense, che fa segnare una crescita a doppia cifra, nei volumi (894mila hl, +13,7%) e nel controvalore (374milioni di euro, +12,2%). Decisa flessione invece ha mostrato la Germania, terzo mercato di destinazione per le bollicine italiane, dove il prodotto esportato (321mila hl, -7,1%) cala in misura maggiore del fatturato (108milioni di euro, -4,2%).
In aumento anche i consumi interni; limitatamente alle vendite nella GDO i dati ISMEA/Nielsen registrano una crescita quantitativa dell’8% e del 6% in valore, a fronte di un prodotto vino che, nel suo complesso, è cresciuto rispettivamente dell’1% e del 3%. Anche in questo caso il risultato è la sintesi di una buona performance (+14%) del segmento metodo Charmat non dolce, al quale appartiene il Prosecco, e delle difficoltà (-5%) che attanagliano i vini spumanti dolci come l’Asti. In conclusione l’ISMEA rileva una crescita degli spumanti a metodo classico, ancora relegati a una fascia limitata di mercato (8%).