Il Prosecco traina la rincorsa del vino italiano in un mercato capace di raddoppiare il valore delle esportazioni nell’ultimo quinquennio.
Pubblicato sul sito di Rete Rurale un report sul mercato cinese, elaborato in collaborazione con Ismea e Mipaaf. I dati evidenziano come a fine 2018 il paese asiatico fosse il quarto importatore di vino, alle spalle di Usa, Uk e Germania. In ritardo l’Italia che, pur non tenendo il passo di Francia e Australia, vanta una buona remunerazione unitaria del prodotto.
Nel corso del 2018 le importazioni cinesi hanno raggiunto quota 2,41 miliardi di euro, dei quali il 37,4% ad appannaggio del vino francese, che precede Australia (27,3%) e Cile (13,2%). L’Italia è al quinto posto (5,91%), con un valore pressoché identico alla Spagna, che però esporta quasi il doppio del prodotto (696 contro 360 mila ettolitri), a testimonianza della migliore remunerazione unitaria del nostro vino. In questa speciale classifica i vini italiani in bottiglia si posizionano terzi, dietro a quelli francesi e australiani ma davanti ai vini cileni e spagnoli.
Complessivamente la domanda cinese di vini negli ultimi cinque anni è cresciuta del 78% in volume ed è più che raddoppiata in valore, a dimostrazione di un incremento dei prezzi medi unitari del prodotto domandato. Nello stesso arco temporale l’espansione del vino italiano è stata più contenuta, crescendo rispettivamente del 42% e dell’82%.
In merito alle tipologie importate, il 90% della spesa complessiva cinese per vini stranieri è rappresentato dai vini in bottiglia, il 6% dai vini sfusi e la restante dagli spumanti. Percentuali che si modificano isolando il caso italiano, dove l’export degli sparkling wine raggiunge il 12,3%, grazie alla spinta garantita dal Prosecco, a cui si somma l’87% coperto dai vini in bottiglia.