Il Consorzio guarda con ottimismo alla ripresa dell’economia, convinto che il coronavirus rappresenti un punto di svolta sulla strada della qualità.
San Gimignano riapre le sue porte e fa i conti con le giacenze che il Coronavirus ha provocato nelle cantine locali, che secondo i dati diffusi dal Consorzio hanno visto diminuire il prodotto imbottigliato del 21% nei primi 5 mesi del 2020.
L’interruzione dei flussi turistici legata al lockdown ha infatti inciso pesantemente sulla Denominazione toscana, già messa a dura prova dalla crisi del settore Horeca a livello globale. Per questo la loro riattivazione rappresenta un fattore determinante per la ripresa economica della Vernaccia di San Gimignano Docg, per la quale le vendite in loco valgono circa un quinto dell’imbottigliato.
Nonostante sia pressoché impossibile replicare i quasi tre milioni di turisti dell’anno passato, il Consorzio guarda al futuro con rinnovato ottimismo, vedendo in questa crisi un’opportunità di cambiamento radicale. Così si spiega la contrarietà a misure quali distillazione di emergenza o vendemmia verde, che mal si addicono alle caratteristiche di un vino longevo che, con l’affinamento in cantina o bottiglia, migliora le sue caratteristiche organolettiche. Quello che serve, fa sapere il Consorzio in una nota, “è un sostegno economico e finanziario alle aziende per superare il momento di crisi, per affrontare gli inevitabili costi di produzione per la prossima vendemmia e di stoccaggio dei vini, di quelli per la digitalizzazione e per il cambio di strategia comunicativa necessari per sostenere il brand Vernaccia di San Gimignano, dagli eventi in presenza a quelli on-line e sui social media”.