Nel futuro dei consorzi c’è la sempre maggiore integrazione nella filiera di promozione del territorio, indispensabile per caratterizzare le singole Denominazioni tutelate.
Il Consorzio Conegliano Valdobbiadene si aggiudica il Premio ‘Gavi – La Buona Italia 2020’, in virtù dell’efficacia con cui si muove nei canali di comunicazione on-line e dell’attitudine a svolgere un ruolo di aggregazione territoriale attraendo turisti e viaggiatori. La giuria ha inoltre assegnato le ‘Menzioni Speciali’ ai Consorzi Vini Alto Adige, Chianti Classico e Vini d’Abruzzo, in quanto modelli di comunicazione ed esempio di efficace sviluppo dell’attività turistica integrata dei propri territori.
La giuria ha infatti apprezzato la forte presenza on-line del Consorzio Valdobbiadene, che si concretizza in un sito multilingue ben integrato ai social e in una rivista semestrale ,’Visit Conegliano Valdobbiadene’. Qui sono raccolte tutte le informazioni utili a organizzare itinerari personalizzati, in quella che è di fatto una vera e propria guida che permettere al turista di vivere da protagonista gli eventi e il territorio.
In particolare la sezione ‘I percorsi enoturistici’ propone una serie di percorsi profilati in base ai diversi interessi: itinerario arte, itinerario vino, itinerario bike, itinerario castelli, con link diretto alla Strada del Prosecco, partner del Consorzio nell’offerta territoriale integrata. Inoltre un motore di ricerca interno al sito del Consorzio permette di filtrare le cantine a seconda del servizio di cui si è alla ricerca, con precise informazioni sulla logistica.
Tra i consorzi che hanno ottenuto una menzione speciale al Premio Gavi 2020, quello dell’Alto Adige offre un sito internet realizzato in cinque lingue e integrato con quattro canali social che trattano con frequenza il tema territoriale, mettendo in grande evidenza la sezione e-commerce con tanto di link alle cantine che lo praticano. Il sito è infine collegato con quello del Sudtirol in cui si offrono diverse esperienze turistiche ed eventi.
Del Chianti Classico è stata apprezzata la narrazione della denominazione e del territorio, in uno spazio che diventa così anche un portale di promozione turistica. Qui è possibile ricercare i ristoranti dove trovare il Vino Chianti e i link diretti ai siti dei singoli produttori, filtrabili per servizio offerto. L’e-shop propone infine l’acquisto di tutto il merchandising griffato Gallo Nero.
Il Consorzio Vini d’Abruzzo presenta a sua volta un accesso diretto e ben evidente sia all’e-commerce delle cantine sia al sito ‘Discover Abruzzo’ e relativa app, dove figurano quattordici itinerari che toccano oltre 200 punti di interesse storico, artistico, culturale e naturale, intorno ai quali sorge la costellazione di cantine vitivinicole abruzzesi. È inoltre presente un collegamento operativo con una rete di tour operator internazionali per organizzare wine tour sul territorio.
“I Consorzi di tutela contribuiscono a creare e rafforzare la peculiare reputazione del comprensorio – commenta Roberto Ghio, presidente del consorzio Gavi -, rappresentata da un insieme di elementi quali natura, vino, personaggi, storia, tradizioni, innovazione. Questo lavoro integrato ricade positivamente sulle singole aziende che possono così concentrare i loro sforzi sull’ottimizzazione dell’accoglienza, oltre naturalmente sulla produzione vinicola”.
Una conferma in tal senso arriva dalla ricerca ‘Enoturismo: i consorzi del vino e il territorio’ condotta dal Master in Economia del Turismo dell’Università Bocconi e curata dalla professoressa Magda Antonioli. Dall’analisi delle attività e delle strategie attivate dai 124 Consorzi di Tutela del vino, con particolare riferimento alle scelte operate in campo enoturistico, emerge infatti che “i Consorzi riconoscono all’unisono un proprio ruolo strategico, oltre a quello sulle fasi di qualità della produzione, anche sugli aspetti turistici della filiera – sostiene Magda Antonioli -. In primis (45%) facendo da collante tra i produttori ma anche verso gli stakeholder esterni, pubblici e privati. In seconda battuta, dedicandosi anche alla promozione diretta (35%) del prodotto-bottiglia, dei luoghi e della cultura del territorio“.
Per tutti i consorzi intervistati l’enoturismo è strategico, in ottica di promozione e di diversificazione delle entrate, tanto per il mercato domestico (79%) quanto per quello estero (77%). Particolare attenzione è posta su Stati Uniti e Germania, che sono da un lato tra i principali importatori del prodotto vitivinicolo italiano e dall’altro i principali bacini di domanda per l’incoming turistico italiano. Secondo l’Istat sono state infatti 58,6 mln le presenze tedesche in Italia nel 2018 e 14,5 mln quelle statunitensi. “Considerando quindi gli assiomi maggior conoscenza = maggior consumo = maggiore desiderio di conoscenza, questa convergenza sembra essere di buon auspicio per l’enoturismo italiano ed invita tutte le realtà operanti in questo settore ad investire in maniera più strutturata per il suo sviluppo”, afferma Magda Antonioli.
Navigando nei siti e nei social dei vincitori emerge una grande interazione di contenuti tra il sito e i molteplici canali social, con la possibilità quindi di integrare arte, natura, storia, protagonisti, enogastronomia, e definire così l’autenticità e l’unicità del proprio terroir. Importante anche lo spazio dedicato all’e-commerce e la facile ed intuitiva fruizione dei diversi servizi offerti dalle cantine e link diretti e networking con le principali organizzazioni che promuovono il territorio.
La ricerca rivela al contempo quanto è ancora lunga la strada da fare per rendere il prodotto enoturistico Italia appetibile, soprattutto ai turisti stranieri e ai millennials, che si informano per l’80% in rete prima di scegliere una destinazione per le proprie vacanze. Il 78% dei Consorzi intervistati dichiara di promuovere già l’attività enoturistica delle aziende associate e il territorio. I canali maggiormente utilizzati in tal senso sono i social (82%) il sito internet (71%), l’attività di ufficio stampa (63%), la partecipazione ad eventi trade (60%), il materiale informativo cartaceo in italiano (60%) o in altre lingue (51%) e l’organizzazione o la partecipazione ad eventi consumer (49%). In realtà il quadro del posizionamento digitale dei consorzi che emerge è parzialmente differente: ve ne sono infatti ancora alcuni sprovvisti di un proprio sito internet, ai quali si aggiunge un 39% in cui il portale presenta qualche difficoltà di funzionamento. Con riferimento all’accessibilità, il 50% dei Consorzi ha un portale anche in inglese, mentre è inferiore al 20% la percentuale di Consorzi il cui sito web è tradotto in 3 o più lingue.
La ricerca rileva poi che il 66% dei Consorzi ha una pagina o una sezione sul proprio sito web dedicata alla promozione della destinazione ed in diversi casi il contenuto è pensato per il turista enogastronomico. Percentuali analoghe si riscontrano sui social media, dove il 44% dei Consorzi pubblica post esclusivamente a tema vino, mentre gli altri danno spazio anche agli elementi collaterali, utili a generare l’indispensabile appeal del territorio. Scende invece la percentuale dei Consorzi che promuove online l’attività enoturistica delle aziende associate o che consente all’utente web di prenotarle direttamente.
“I risultati di questa ricerca rappresentano l’occasione per mettere mano all’attività di comunicazione e promozione declinata nel Web. Quando si parla di un’offerta di turismo enogastronomico lungo tutta la filiera, in risposta ad una nuova tipologia di consumatore e turista, si affrontano non solo gli aspetti di comunicazione del prodotto-vino, ma anche gli aspetti inerenti all’accrescimento del valore e della redditività del territorio, delle terre e, in primis, delle aziende coinvolte” conclude Magda Antonioli, intervenuta alla diretta streaming assieme a Riccardo Ricci Curbastro, presidente Federdoc, Giulio Somma, direttore de Il Corriere Vinicolo e Roberto Ghio, presidente Consorzio del Gavi.