Il Consorzio Lugana delibera lo stoccaggio del 15%

di redazione

Soddisfatto Ettore Nicoletto che giudica quella dell’Assemblea una scelta lungimirante volta a difendere il prestigio e la qualità della Doc

Si è svolta nei giorni scorsi l’assemblea dei soci del Consorzio Lugana, convocata per decidere la gestione di una crisi che non ha risparmiato nemmeno il bianco gardesano. Al termine dell’incontro i soci presenti hanno deliberato di destinare il 15% della produzione della vendemmia 2020 a stoccaggio.

Nel fare ciò l’assemblea ha sposato in pieno le raccomandazioni del CIRVE – Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia dell’Università di Padova. Nella sua relazione il Centro universitario ha evidenziato come, tra il 2000 e il 2018, nel Lugana siano cresciute tanto le superfici iscritte quanto la produzione, che nel 2018 ha sfiorato i 180mila ettolitri. Proprio in considerazione di tale crescita e della contemporanea crisi del mercato il Centro Studi ha ritenuto opportuno suggerire alla filiera forme di controllo dell’offerta, utili a impedire ripercussioni negative sui prezzi.

L’Assemblea si è espressa in modo netto nella sua sovranità. La nostra priorità resta la difesa del valore, della qualità, del prestigio e della reputazione che la DOC ha costruito nel corso dei decenni, in Italia e all’estero in continuità con i Presidenti che mi hanno preceduto – sottolinea il Presidente Ettore NicolettoCon questa decisione si vuole salvaguardare il futuro del Lugana e per farlo è necessario agire con strumenti e misure di governo dell’offerta, come lo stoccaggio, allo scopo di gestire in maniera coerente i volumi di prodotto, togliere pressione alla filiera ed attenuare il potenziale effetto negativo sui prezzi delle uve e del vino. I provvedimenti deliberati in passato così come la decisione odierna hanno certamente permesso di consolidare il posizionamento del Lugana tra i bianchi italiani di prestigio e indicano con chiarezza la strada da seguire per dare nuovo slancio ai processi di creazione di valore a vantaggio di tutti gli anelli della filieraconclude – che solo i vini di pregio, e come tali riconosciuti dal mercato, possono alimentare, con ricadute positive anche su tutto il territorio”.

Il Consorzio già lo scorso anno aveva introdotto provvedimenti virtuosi per ridurre il gap nei rapporti tra giacenze e imbottigliato, “un percorso che – ricorda il Direttore Andrea Bottarelstava dando i risultati auspicati, grazie anche all’ottima performance del primo bimestre del 2020, che ha poi sfortunatamente subito un nuovo contraccolpo a causa dell’emergenza sanitaria dei mesi di marzo, aprile e maggio. Pur assistendo a una considerevole ripresa della denominazione, che sta dimostrando il proprio potenziale, difficilmente si riuscirà a raggiungere la crescita necessaria a un equilibrio immediato. Dal confronto progressivo dell’imbottigliato dei primi 7 mesi del 2020 con l’analogo periodo del 2019 emerge una crescita del 5,8%, con una previsione di chiusura degli imbottigliamenti del 2020 in positivo rispetto al 2019, per un totale di quasi 23 milioni di bottiglie, caso quasi unico nel panorama italiano. Ma la forbice di performance fra le varie realtà aziendali è piuttosto ampia, proprio perché la disparità di condizioni tra i diversi canali di distribuzione che si è venuta a creare durante il lockdown, ha impedito che questa crescita si distribuisse in modo uniforme sia orizzontalmente, sia verticalmente all’interno della filiera“.

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