Borghi, campagne e centri minori al centro dell’attenzione dei tanti italiani alla ricerca di luoghi più sicuri e dalla grande qualità di vita.
Tra le tante conseguenze della pandemia, Coldiretti ne evidenzia una che potrebbe potenzialmente sconvolgere la composizione demografica italiana così come la conosciamo. Invertendo la consolidata tendenza all’abbandono degli spazi rurali a favore delle città, l’associazione ha rilevato un aumento (+29%) delle ricerche di case in campagna, nei borghi e nei piccoli comuni nel periodo immediatamente successivo al lockdown. Alla base di questo fenomeno, evidenziato dall’ufficio studi Idealista, l’accresciuta ricerca di maggior sicurezza e distanziamento sociale e un mutato significato di qualità della vita.
“La ricerca di spazi verdi all’aperto senza la preoccupazione di evitare i pericolosi affollamenti delle città sono alla base – sottolinea la Coldiretti – del crescente interesse per i centri minori con una decisa inversione di tendenza rispetto al passato. Ma ad incidere è anche la diffusione dello smart working che consente di lavorare a distanza e che per molti è destinato a consolidarsi in futuro, anche dopo l’emergenza”. I possibili risvolti di questa tendenza si comprendono appieno confrontando la popolazione (16%, per 9,8 milioni di persone) che risiede nei 5.948 centri sotto i cinque mila abitanti presenti in Italia con la superficie globale, pari al 54%. Ampi spazi dove sono numerose le opportunità per chi ricerca sicurezza e qualità di vita, peraltro a un prezzo certo più contenuto rispetto alla città.
“Dopo il periodo di lockdown molti italiani – indica la Coldiretti – hanno riscoperto durante l’estate le seconde case in campagna o hanno avuto l’occasione di apprezzare durante le vacanze la vita nei borghi e nei centri minori che mai come quest’anno sono stati gettonati dai vacanzieri desiderosi di sfuggire dalle mete turistiche più affollate come le spiagge. Il risultato è un diffuso desiderio di trasferirsi in campagna che si esplicita con la ricerca di casali, rustici, fattorie nei centri minori a prezzi molto più bassi delle abitazioni nelle grandi città che possono anche assicurare una migliore qualità della vita a contatto con la natura, alla riscoperta delle tradizioni e della buona e sana alimentazione”
Per sostenere questa tendenza la Coldiretti chiede di estendere l’ecobonus del 110% per le ristrutturazioni anche a 2 milioni di edifici rurali per salvare il patrimonio storico unico di malghe, cascine, fattorie, masserie e stalle a rischio degrado lungo tutta la Penisola dove rappresenta un tratto essenziale del paesaggio Made in Italy. “Sarebbe un’occasione importante per recuperare fabbricati spesso abbandonati e salvare l’architettura rurale che dà forma al paesaggio ed esprime l’identità dei luoghi in una relazione di integrazione tra i sistemi produttivi locali e la conservazione della biodiversità agricola. Una opportunità per rivitalizzare le aree interne valorizzando l’identità territoriale e i sistemi produttivi locali ma anche per promuovere nuovi flussi turistici nelle campagne offrendo allo sguardo del visitatore la bellezza del paesaggio, le tradizioni e la cultura di un’agricoltura in armonia con la storia e l’ambiente”.