Cresce l’export agroalimentare italiano

di Federica Borasio

Nel primo trimestre del 2020 le vendite all’estero dei distretti agroalimentari hanno raggiunto i 5,1 miliardi, miglior trimestre invernale di sempre.

L’agroalimentare italiano sta vivendo stagioni di crescita importanti sui mercati esteri, almeno stando a quanto segnalato dal ‘Monitor sui distretti agroalimentari’ elaborato dalla direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo.  Secondo lo studio, nel 2019 le esportazioni complessive hanno superato la cifra record di 43 miliardi di euro, con un + 3,7% rispetto all’anno precedente. Un risultato raggiunto anche grazie al contributo dei distretti agroalimentari, le cui vendite hanno superato i 19 miliardi di euro, in crescita rispetto al 2018 del 4,4%.

Un trend positivo che si è accentuato nel primo trimestre del 2020 quando, con 5,1 miliardi di euro di esportazioni, i distretti hanno segnato il miglior trimestre invernale di sempre, tradotto in un +9,3% rispetto allo stesso periodo del 2019 (a fronte del +8,1% dell’agroalimentare italiano). In questo scenario arretrano però i distretti non agroalimentari, scesi di circa 10 punti percentuali.

Analizzando i risultati per filiera, lo studio rivela che i vini mantengono il primato delle esportazioni nei primi tre mesi del 2020, con oltre 1,3 miliardi di euro (+6,1% tendenziale). Dalla filiera della pasta e dei dolci giunge invece il maggior contributo alla crescita del trimestre, con oltre un miliardo di vendite e un incremento del 27,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Buone anche le performance delle altre filiere, con l’unica eccezione rappresentata da quella ittica.

A livello geografico la crescita si manifesta in tutte le principali aree di destinazione delle esportazioni distrettuali: la Germania, primo partner commerciale, è cresciuta dell’11,5%. Gli Stati Uniti si sono fermati invece poco sotto la doppia cifra (+9%). Qui gli acquisti riguardano soprattutto i vini (oltre il 50%), che crescono dell’8,1% probabilmente a causa dell’effetto combinato di due fattori: il rischio di adozione di nuovi dazi e la pandemia. In progresso di oltre il 20% le esportazioni verso la Francia. Unica eccezione il Regno Unito, che cala del 3,8% nel primo trimestre anche a seguito del rischio “no Deal”.

Il report precisa che i suddetti risultati vanno letti alla luce delle profonde modifiche coincise con l’inizio delle misure di lockdown. Sebbene il fermo produttivo imposto ad alcuni settori “non essenziali” non abbia interessato l’industria agroalimentare, esso ha tuttavia avuto ripercussioni sulla mobilità delle persone, che hanno trasferito parte dei loro consumi in ambito domestico, con conseguente aumento della domanda in GDO. Queste modifiche hanno riguardato non solo il mercato interno, ma anche gli altri paesi nostri partner commerciali, con impatti sul commercio globale.