Disponibile in italiano l’opera dedicata alla quarta via al vino, che suggerisce 180 produttori di venti diverse nazioni.
L’espressione “orange wine” ha vinto la battaglia. È questo il termine più utilizzato per indicare sulle etichette e nelle carte di molti ristoranti i vini macerati con le bucce. Quel “quarto colore” del vino che affascina e talvolta spiazza per alcuni è però ancora legato a definizioni più tecniche come “vini ambrati” o “macerati”. “Amber Revolution” è il titolo del libro di Simon J Woolf, ora pubblicato in italiano da Edizioni Ampelos, dedicato alla rinascita dei macerati, raccontando una storia di declino e rinascita degli orange wine, lo stile più antico, più caratteristico, più equivocato al mondo.
L’autore intraprende un viaggio nelle tre regioni vinicole, Friuli-Venezia Giulia, Slovenia e Georgia, legate dalle comuni oppressioni culturali, dalle lotte e dalla perseveranza. Woolf descrive la storia dei contadini georgiani e dei qvevri, o grandi vasi di terracotta che, grazie alle dimensioni e all’interramento, offrono un’eccellente regolazione della temperatura, raffreddando il mosto durante la fermentazione e mantenendola stabile nelle diverse stagioni.
I vini realizzati in qvevri non sono più a rischio di estinzione come durante i giorni bui dell’occupazione sovietica. Al contrario, lo stile orange si sta espandendo a livello mondiale. Le scelte di produttori come Josko Gravner e Stanko Radikon hanno contribuito alla rivoluzione enologica e alla riscoperta della tecnica di macerazione sulle bucce. I suoi principali rappresentanti rientrano ampiamente nella sfera del vino naturale, in realtà la categoria del vino orange è un sottoinsieme che si sovrappone in gran parte ai vini biologici e biodinamici, ma è anche qualcosa di più. Combinazione felice di storia sociale e manuale introduttivo, “Amber Revolution” offre una lista di 180 produttori consigliati, provenienti da venti diverse nazioni, oltre a suggerimenti su dove acquistare, come abbinare e gustare al meglio gli orange wine.
“La produzione degli orange wine, la Amber Revolution e la vinificazione in anfora rappresentano un vero e proprio “ritorno al futuro”, dove l’argilla si identifica nella grande madre, archetipo junghiano della terra, del mondo sotterraneo, della procreazione e in senso stretto nell’utero – evidenzia Attilio Scienza nella prefazione – Nelle raffigurazioni simboliche dell’anfora il consumatore scopre la metafora della vita, rappresentata dagli elementi che la compongono: la terra, l’acqua, il fuoco. In questi vini il consumatore percepisce finalmente il più importante elemento immateriale di un vino, la credibilità e l’affidabilità del produttore”.