La Confagricoltura invita gli enti preposti a uno sforzo supplementare per garantire tempestività e qualità della spesa pubblica in agricoltura.
Come di consueto si ripropone il dibattito relativo al corretto utilizzo dei fondi stanziati dai Piani di Sviluppo Regionali, che storicamente vedono l’Italia e i suoi operatori economici in ritardo rispetto agli altri paesi comunitari. L’esiguo livello di spesa della dotazione 2014-2020 e la corrispondente crisi ingenerata dal Coronavirus rischiano, secondo il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, di mettere a repentaglio dei fondi indispensabili al rilancio dell’economia agricola italiana. Per questo egli invita la pubblica amministrazione a uno sforzo supplementare per la loro corretta e rapida gestione.
“I Piani di sviluppo rurale sono strumenti di importanza capitale per le aziende agricole: serve massima efficienza da parte delle amministrazioni pubbliche nazionali e locali in questa delicata fase di transizione” afferma Giansanti ricordando come, a oggi, il livello di spesa si attesti attorno al 50% della dotazione complessiva 2014-2020, sebbene quasi tutte le risorse siano state impegnate. “Già da qui a fine anno abbiamo un rischio di disimpegno di circa 450 milioni di euro di risorse comunitarie, corrispondenti a 810 milioni di euro circa di spesa pubblica complessiva. Sarebbe in ogni caso importante, assodato che le regole della PAC rimarranno invariate almeno per il prossimo anno, che le autorità di gestione predispongano, già da ora, tutte le condizioni necessarie ad iniziare ad impegnare da subito le risorse del periodo 2021-2027”.
Per il presidente di Confagricoltura è dunque indispensabile iniziare a definire le priorità ed i nuovi bandi, evitando ogni soluzione di continuità tra il precedente e il prossimo periodo di gestione delle misure di sviluppo rurale. “Sono risorse quanto mai preziose per gli agricoltori – conclude Giansanti – e che non possiamo assolutamente permetterci di dissipare. Si tratta di 9,7 miliardi di euro di fondi comunitari disponibili nei prossimi sette anni per l’Italia, che possono sviluppare una spesa pubblica molto maggiore e che sono pari ad oltre l’11% del totale della spesa comunitaria complessiva destinata dal bilancio della UE al ‘secondo pilastro’ della PAC”.