Profondo rosso per l’export francese

di Federica Borasio

Lockdown e dazi americani mettono in ginocchio Champagne e Bordeaux, simboli di una crisi d’oltralpe destinata a perdurare.

Non sembra accennare a migliorare lo scenario economico prefiguratosi per i vini d’oltralpe, le cui esportazioni hanno subito un duro colpo a causa della pandemia e dei dazi imposti dall’amministrazione Trump. Il valore del vino esportato nel primo semestre del 2020 si è infatti ritirato fino a quota 3,7 miliardi di euro, con un crollo del 20,8% rispetto ai 4,67 miliardi di euro registrati nello stesso periodo dello scorso anno e due mesi, marzo e aprile, che a causa del lockdown hanno portato la percentuale a salire ulteriormente raggiungendo rispettivamente il 36% e 37%.

Secondo i dati pubblicati da inumeridelvino.it, nel periodo analizzato sono stati 6,305 i milioni di ettolitri francesi partiti alla volta dei mercati internazionali (-10,3%), con una remunerazione media pari a 587 euro per ettolitro (-11,7%). Sebbene considerevoli, questi numeri non riescono a replicare le performance del 2019, quando gli ettolitri esportati furono 7,029 milioni e il loro prezzo medio 665 euro. Una crisi che non ha risparmiato neppure i più rinomati territori d’oltralpe: lo Champagne è calato infatti del 30,8%, passando nel giro di un solo anno da 446.000 hl a 309.000 ettolitri, mentre più contenuta è stata la perdita a Bordeaux, passata da 843.000 a 722.000 ettolitri (-14,7%), e in Borgogna, scesa da 282.000 a 269.000 ettolitri (-4,7%). Per queste produzioni, nonostante il loro grande valore intrinseco, anche il prezzo medio ha mostrato una flessione, che nel caso dei vini di Bordeaux ha raggiunto il 20%. Con un valore a giugno 2020 pari a 1.059 euro/hl la denominazione atlantica ha perso ben 265 euro/hl in soli 12 mesi. Limita le perdite la Borgogna, che oggi guadagna su ogni ettolitro esportato 1.539 euro, contro i 1.662 dell’anno passato (-7,4%). Stabili invece i prezzi dello Champagne, saliti da 2.825 a 2.838 euro (+0,4%).  Doppiamente in calo anche le esportazioni degli altri vini transalpini, che cedono rispettivamente l’8,3% in volumi (da 5,457 a 5,005 milioni di ettolitri) e 1,7% in valore (da 335 a 329 euro/hl).

La progressiva riapertura iniziata a maggio ha leggermente attenuato la crisi, ma restano irrisolti i problemi alla base di un simile crollo. A partire dal destino, ancora molto incerto, del canale Horeca, costretto a fronteggiare sia stringenti normative sia una certa diffidenza dei consumatori alla condivisione di spazi stretti; quindi le tensioni con gli USA legate alla vicenda Boeing-Airbus, che si ripercuotono sull’export di vino francese sotto forma di dazi aggiuntivi.

 

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