Positivo il quadro descritto dal report Bio in Cifre 2020, anche se non mancano motivi di preoccupazione per la difficoltà nel tracciare il prodotto straniero.
“Tante buone notizie soprattutto relative a una sempre maggiore consapevolezza da parte dei cittadini consumatori. Ma è prematuro cantare vittoria. Il mondo del biologico ha ancora molto bisogno di sostegno sia dalle istituzioni sia dal mondo della ricerca – dichiara il presidente di AIAB Antonio Corbari in merito alla situazione fotografata dal report ‘Bio in cifre 2020’ -. Le prime devono sostenere i produttori non solo a entrare nel percorso di certificazione ma a intraprendere quel cambio di mentalità produttiva che oggi chiamiamo transizione agroecologica. Per quello che riguarda il mondo accademico e della formazione si parla ancora troppo poco di biologico nel corso degli studi superiori e nella ricerca. Solo così – continua la nota AIAB – si può pensare di consegnare alle generazioni future suoli fertili e non desertificati e agroecosistemi in equilibrio con aziende agricole competitive indipendentemente dalla scala di produzione”.
Corbari critica il fatto che i dati presentati non permettono di evidenziare quanto prodotto bio arrivi in Italia dall’estero “Una scarsa chiarezza che non permette di valutate quali filiere poggino i piedi fuori dai confini nazionali, con tutte le incertezze che questo comporta sulla qualità dei prodotti. Fare scelte di maggiore trasparenza, indicando azioni per il prossimo Psr e per l’applicazione del farm to fork nazionale, potrebbe essere di grande aiuto per i consumatori”.
In merito poi alle dichiarazioni del ministro Teresa Bellanova, che ha parlato del bio come di una realtà significativa chiamata a giocare un ruolo da protagonista, Corbari si augura che “la ministra metta mano con urgenza anche alle strategie che sono indispensabili per il necessario cambio di paradigma”.
Da non sottovalutare infine “il fatto che gran parte di questa crescita passa attraverso la GDO ma il prodotto fresco, ortaggi e frutta, carni, latte e latticini, viene gestito per una quota di mercato dai negozi tradizionali o addirittura dai mercati e dai gruppi di acquisto. Un segnale questo che i consumatori stanno facendo un ulteriore salto in avanti di consapevolezza, cercando non solo un prodotto senza pesticidi ma anche il biologico locale, prodotto con estrema attenzione alla biodiversità, alla stagionalità e al benessere animale”.