Il neopresidente del Consorzio Valpolicella Marchesini sottolinea la necessità di evitare speculazioni al ribasso
Una vendemmia leggermente posticipata che ha visto il ritorno in vigna di pensionati e giovani, con uva di grande qualità anche se in quantitativi minori rispetto all’anno passato. Per il futuro grande attenzione all’equilibrio tra domanda e offerta per evitare speculazioni al ribasso nefaste per tutto il sistema vitivinicolo locale. È questo il quadro tratteggiato da Christian Marchesini, neopresidente del Consorzio Valpolicella, che tutela due Doc (Valpolicella e Valpolicella Ripasso) e due Docg (Amarone della Valpolicella e Recioto della Valpolicella) per un totale di 8.296 ettari vitati.
Marchesini, come è andata la vendemmia nell’anno del Covid?
“Abbiamo assistito ad un temporaneo ritorno all’agricoltura di giovani e pensionati veronesi che ci ha riportati per un istante alle raccolte degli anni ’70. Si tratta di un risultato importante che ci ha permesso di rispondere all’emergenza di reperimento della manodopera necessaria per la cernita delle uve destinate a produrre un Amarone di qualità. Per concludere, quindi, considerando il buon proseguimento climatico del mese di settembre, possiamo parlare di una buona vendemmia”.
Quale è stato l’andamento climatico del 2020?
“II 2020 ha conosciuto un andamento climatico altalenante. Durante la fase di germogliamento e fino alla fioritura le temperature sono state sopra la media, con pochi fenomeni piovosi di discreta entità, (aprile-maggio circa 95 mm). Nel proseguo stagionale si è assistito ad una estate piovosa (giugno-agosto circa 550 mm, contro i 180 mm del 2019) e non eccessivamente calda con temporali e grandinate che hanno più volte interessato la denominazione. Dal punto di vista sanitario la peronospora ha dato filo da torcere ai nostri agricoltori con il susseguirsi delle piogge dal mese di giugno. In seguito l’attenzione si è spostata su botrite e sviluppo di marciumi, che sono stati adeguatamente gestiti grazie a operazioni agronomiche puntuali e prodotti microbiologici per consentire la cernita delle uve destinate ad appassimento. Una malattia che continua a mostrate un trend di crescita anno dopo anno nella denominazione risulta essere il complesso delle malattie del legno associate alla sintomatologia del mal dell’esca. Ad ogni modo, lo stato delle uve alla raccolta si è presentato buono con gradazioni zuccherine e dotazioni di antociani nella norma, tuttavia influenzate chiaramente da eventuali problematiche di carattere sanitario e dalla dotazione produttiva in pianta. Settembre, infine, dal punto di vista climatico è stato proficuo per mitigare gli effetti del clima negativo di agosto”.
Il periodo della vendemmia è stato in linea con gli altri anni?
“L’epoca di raccolta è iniziata circa a metà settembre, in linea con la media storica ma con un certo ritardo rispetto agli ultimi anni anche a causa del clima a tratti avverso e le temperature non sempre ottimali, soprattutto in fase di maturazione”.
Quanta uva destinata a Denominazione è stata raccolta?
“Questo dato si avrà tra qualche mese, al termine delle denunce di produzione, ma è verosimile prevedere un calo rispetto al 2019, sia a causa dell’andamento stagionale, sia a causa delle perdite produttive nelle aree grandinate”.
In sintesi, quale punteggio da 1 a 10 darebbe alla vendemmia appena conclusa?
“Darei 10 a tutti i produttori della Valpolicella”.
Spostando l’attenzione dalla vigna alla cantina, a quanto ammontavano le giacenze di vino alla vigilia della vendemmia?
“Riguardo alle giacenze di vino e più in generale all’impatto finanziario del Coronavirus sulle nostre aziende, ritengo sia opportuno aspettare l’anno prossimo per offrire un quadro più realistico della situazione”.
Come Consorzio quali misure avete adottato per affrontare la crisi?
“Meno vino e stop a nuove vigne: è quanto è stato disposto dal CdA e Assemblea dei soci del Consorzio tutela vini Valpolicella qualche mese fa, per reagire all’emergenza economica da Covid-19 e alle sue ripercussioni sulla filiera, a partire dal sostegno dei prezzi. Le leve sono state quelle della riduzione delle rese dei vigneti, quantificata, come approvato dalla Regione Veneto, da 120 a 100 quintali per ettaro con una cernita dell’uva destinata all’appassimento di Amarone e Recioto pari al 45%, oltre al blocco totale e senza deroghe degli impianti nella denominazione per altri 2 anni. Misure queste, che si sono rese necessarie visto l’effetto Coronavirus sul mercato interno e maggiormente su quello internazionale, dove transitano quasi i 3/4 del valore delle vendite di Amarone, Ripasso, Valpolicella e Recioto”.
Quali sono le vostre proiezioni nel medio termine?
“La congiuntura ci ha obbligati a considerare proiezioni legate agli aspetti produttivi, all’assorbimento del mercato e alla tenuta del prezzo medio per giungere a un punto di equilibrio approvato dai soci. Il contesto delle misure pensate dalle istituzioni – quali distillazione e vendemmia verde – non aiutano le produzioni di qualità come la nostra. In questo scenario è più che mai importante tenere sul fronte del prezzo medio al fine di tutelare l’alto valore dei prodotti della denominazione, per evitare speculazioni al ribasso”.
Quali progetti nel futuro delle Denominazioni?
“Stiamo riflettendo su eventuali modifiche ai disciplinari di produzione che tengano conto tanto del mercato quanto dell’indispensabile equilibrio della piramide di qualità”.