Il presidente del Consorzio ilcinese Bindocci valuta la vendemmia da 8 a 10 e conferma che la situazione giacenze è sotto controllo.
Una raccolta positiva nonostante le difficoltà imposte dal Coronavirus e un trend in crescita, almeno per il Brunello. È quella che descrive Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, che oltre alla sua Denominazione principe tutela altre tre Doc (Rosso di Montalcino, Moscadello di Montalcino e Sant’Antimo), per un totale di 4.300 ettari vitati. Guardando al mercato Bindocci si professa poi ottimista, forte di un livello di giacenze sotto controllo e di un’annata, la 2015, capace di affermarsi sui mercati internazionali. Pur con le incertezze dettate dalla pandemia e dai dazi Trump, il presidente annuncia infine un grande piano di comunicazione che prenderà forma nel 2021, finalizzato a mantenere alta la reputazione di uno dei vini simbolo del Made in Italy.
Presidente Bindocci, come è andata la vendemmia nell’anno del Covid?
Sicuramente è stata favorita dal clima, ma sul fronte del lavoro le limitazioni imposte dall’attuale situazione sanitaria ci hanno messi a dura prova. Molti dei nostri collaboratori provenienti dall’estero hanno infatti dovuto fare la quarantena prima di iniziare la raccolta. Inoltre, sarebbero stati utili degli strumenti per facilitare l’assunzione di mano d’opera stagionale. Con i voucher ad esempio, avremmo potuto dare l’opportunità di lavorare anche a giovani e disoccupati, contribuendo a far girare l’economia.
Qual è stato l’andamento climatico del 2020?
I grappoli di sangiovese sono giunti al momento della raccolta sani e al giusto punto di maturazione, con le vigne reidratate dalle piogge delle ultime settimane. Fortunatamente non si sono verificati eventi metereologici tali da comprometterne la qualità.
Il periodo della vendemmia è stato in linea con gli altri anni?
Il periodo di raccolta è avvenuto in tempi normali. Per i grappoli di sangiovese la vendemmia è iniziata verso la metà di settembre e si è conclusa nella prima metà di ottobre. Come di consueto è terminata prima nei vigneti più a sud, che godono di un clima più caldo, mentre nelle zone a nord della denominazione è stata portata a compimento più tardi.
Quanta uva destinata a Denominazione è stata raccolta?
La raccolta di quest’anno è meno abbondante rispetto a quella del 2019 e questo lo si deve soprattutto alla minor produzione delle viti e alle scelte dei viticoltori, che come abitualmente avviene, in luglio hanno fatto la vendemmia verde alleggerendo il carico delle viti. Una decisione saggia, nell’intento di mantenere un alto standard qualitativo del prodotto finale.
In sintesi, quale punteggio da 1 a 10 darebbe alla vendemmia appena conclusa?
Direi 8-10 su 10.
Spostando l’attenzione dalla vigna alla cantina, a quanto ammontavano le giacenze di vino alla vigilia della vendemmia?
Per quanto riguarda le giacenze la situazione è sotto controllo, grazie all’ingresso nelle cantine di un raccolto 2020 più contenuto rispetto a quello dello scorso anno e all’annata attualmente sul mercato, la 2015, che trascina le vendite grazie alle sue ottime qualità.
Qual è l’impatto finanziario della crisi?
Il blocco dell’horeca ha messo tutti in difficoltà e a pesare è stato soprattutto il lockdown degli Stati Uniti, nostro principale mercato di sbocco con un’incidenza del 30% sulle esportazioni globali. Fortunatamente, le minacce di dazi di Trump a fine 2019 avevano portato a un aumento degli ordini in gennaio, spinto anche dalla qualità dell’annata 2015, uscita sul mercato con giudizi eccellenti da parte della critica di settore nazionale e internazionale. Nel complesso, grazie alla forza del brand Brunello possiamo dire che i risultati sono ottimi: secondo le nostre rilevazioni, nei primi 8 mesi dell’anno la consegna delle fascette è aumentata del 20%, questo significa che la denominazione è in salute e che il Brunello continua a girare nel mondo.
Come Consorzio quali misure avete adottato per affrontare la crisi?
Di fronte alla crisi sono tre gli obiettivi che il Consorzio si è posto: sostegno alle imprese, salvaguardia del valore e un piano di promozione strategico. Un percorso che abbiamo programmato di raggiungere per step – i primi 2 sono già in campo – e che prevede azioni importanti in campo promozionale già dal 2021. Sul fronte del credito, abbiamo iniziato fin da subito a dialogare con le banche per cercare accordi in favore delle imprese e del territorio. Il primo è stato avviato insieme a Credem a partire dal 1° luglio con un finanziamento fino a 150mila euro per azienda, rimborsabile in 12 o 18 mesi ad un tasso tra l’1% e il 2%. Una prima misura pensata per gestire l’emergenza immediata e per preservare i produttori da eventuali distorsioni del mercato in vista della vendemmia. A distanza di un mese è arrivata l’intesa con Banca MPS, attraverso un pacchetto di misure ad hoc per supportare gli associati sia nell’immediato momento di tensione finanziaria che nel lungo periodo. Si tratta, nello specifico, di strumenti che consentono di finanziare acquisti e operazioni in vigneto e in cantina nei tempi che l’agricoltura richiede, senza trascurare gli aspetti legati alle spese di marketing.
Quali sono le vostre proiezioni nel medio termine?
Per quanto riguarda il Brunello, ci auguriamo che il trend del +20% sulle fascette si possa mantenere fino a fine anno, anche se in un periodo di incertezza come questo è meglio essere prudenti. Fa un po’ più fatica il Rosso di Montalcino, ma questo è dovuto anche alla maggior concorrenza sul mercato da parte di altri prodotti della stessa fascia.
Quali progetti nel futuro delle Denominazioni?
Tra i progetti per il rilancio della Denominazione c’è sicuramente quello di un piano di promozione integrato che prenderà il via già a partire dal 2021. Negli scorsi mesi abbiamo cercato innanzitutto di mantenere alto il brand del Brunello e di Montalcino, rimodulare i nostri investimenti in comunicazione e pubblicità in base alla situazione. In particolare, ci siamo concentrati sui canali digitali, sia nazionali che internazionali, per arrivare dove non possiamo approdare con gli eventi come di consueto. All’estero poi si sono mossi anche i nostri importatori e distributori con campagne online rivolte ai clienti. È chiaro che nel prossimo futuro ci sarà bisogno di campagne istituzionali forti, legate al brand enologico italiano e toscano, per riprendere il cammino sui mercati internazionali.