Il presidente del Consorzio Gini evidenzia la spinta dell’identità forgiata dai suoli vulcanici.
Una vendemmia dall’alto valore qualitativo lascia ben sperare l’intero territorio del Soave, che punta a rilanciare il suo bianco a base Garganega sui mercati di tutto il mondo. Questa la sintesi offerta a Vinonews24 dal presidente del Consorzio di tutela Sandro Gini, che si mostra fiducioso, a fronte di un recupero del rallentamento accusato nel lockdown, sulle prospettive future della denominazione veneta, pronta a far conoscere i suoi vini plasmati dai suoli vulcanici.
Presidente Gini, come è andata la vendemmia nell’anno del Covid?
Sebbene qualche fenomeno atmosferico avverso abbia colpito una piccola parte dei vigneti, al momento della raccolta la Garganega si è presentata in ottimo stato di salute. Questo è dovuto anche alle escursioni termiche verificatesi a luglio e agosto nonché ad un mese di settembre che ha garantito la luce solare necessaria alla corretta maturazione delle uve.
Quale è stato l’andamento climatico del 2020?
Lo definirei ottimale, con poca manifestazione di peronospora. Solo a fine agosto le piogge e il vento hanno creato qualche danno, limitato peraltro al 2% della denominazione. Questo ha permesso alle uve di presentarsi sane all’appuntamento della vendemmia.
Il periodo della vendemmia è stato in linea con gli altri anni?
Leggermente anticipato, di circa una settimana.
Quanta uva destinata a Denominazione è stata raccolta?
Puntiamo anche quest’anno a raggiungere i 450.000 ettolitri di Soave Doc, necessari per mantenere gli equilibri di mercato. In tal senso si inquadra il piccolo taglio delle rese deliberato nei mesi scorsi dal Consorzio.
Punteggio (da 1 a 10) della vendemmia appena conclusa?
Per quanto sia ancora presto per dare un giudizio definitivo, personalmente ritengo si tratti di una vendemmia compresa tra il 7 e il 9.
Spostando l’attenzione dalla vigna alla cantina, a quanto ammontavano le giacenze di vino alla vigilia della vendemmia?
Abbiamo recuperato quasi tutto il rallentamento accusato nei mesi di lockdown. L’auspicio è che questo trend positivo continui anche nella parte finale dell’anno.
Quale è stato l’impatto finanziario della crisi?
Questo dipende molto dalla tipologia di azienda considerata. Quelle che lavorano di più con la distribuzione moderna non hanno avuto problemi, mentre chi opera con la ristorazione ha dovuto fare i conti con una temporanea riduzione di liquidità.
Come Consorzio quali misure avete adottato per affrontare la crisi?
Le nostre aziende non hanno accolto con particolare interesse le misure proposte a livello nazionale, al punto che sono state poche quelle che hanno optato per la vendemmia selettiva. Non resta dunque che attendere altre eventuali iniziative messe in atto dal Governo per contrastare gli effetti della pandemia.
Quali sono le vostre proiezioni nel medio termine?
Recuperare nel breve le quote di mercato perse nei mesi di lockdown nella ristorazione e confermare imbottigliamenti e vendite nel segno del 2019.
Quali progetti nel futuro della Denominazione?
Per il 2021 il Consorzio ha pianificato iniziative in Giappone, dove torneremo per l’ottavo anno consecutivo con Soave by the glass alla luce del successo riscosso anche in un anno difficile come questo. Se possibile puntiamo inoltre su Stati Uniti, Canada e Inghilterra. Sul fronte europeo sta per ripartire il progetto Heva volto a valorizzare il Soave vulcanico in Germania, Olanda e Italia. I temi forti saranno proprio l’anima vulcanica del Soave, la sua longevità e le nuove 33 unità geografiche presentate nel recente volume Soave Terroir, redatto in italiano, inglese e giapponese.