Vendemmia da 8 per il vigneto-Marche, che punta sull’internazionalizzazione

di Giambattista Marchetto

Per il direttore IMT Mazzoni, dopo un’estate che ha risollevato le aziende dal primo lockdown, ora i vini della regione devono puntare ad alzare prezzi ed espandere mercati.

Tra le prime regioni capaci di reagire alla pandemia con l’immissione di liquidità a favore delle aziende, le Marche hanno terminato una vendemmia che il direttore dell’Istituto Marchigiano Tutela Vini, Alberto Mazzoni, giudica positiva per le 4 Docg (Conero Riserva, Vernaccia di Serrapetrona, Castelli di Jesi Verdicchio Riserva, Verdicchio di Matelica Riserva) e le 12 Doc (Bianchello del Metauro, Colli Maceratesi, Colli Pesaresi, Esino, I Terreni di San Severino, Lacrima di Morro d’Alba, Pergola, Rosso Conero, San Ginesio, Serrapetrona, Verdicchio dei Castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica) tutelate da IMT. E dopo che l’enoturismo estivo ha risollevato le aziende dalla stretta del primo lockdown, ora il superconsorzio marchigiano punta su mercati internazionali e posizionamento su fasce di prezzo più alte.

Direttore Mazzoni, come è andata la vendemmia nell’anno del Covid?
La vendemmia è andata molto bene, si è svolta in maniera regolare e si è lavorato senza grosse problematiche di ordine metereologico, salvo la siccità che ha causato un calo della produzione attesa.

Il periodo della vendemmia è stato in linea con gli altri anni?
Il periodo di raccolta è stato regolare, in linea con le medie quinquennali. A metà ottobre le aziende avevano concluso la raccolta con gli ultimi grappoli di Montepulciano.

Quanta uva destinata a Denominazione è stata raccolta?
La produzione è cresciuta del 5% rispetto al 2019, raggiungendo quota 857mila ettolitri. Inizialmente si temeva un’annata sovrabbondante a +15-20%, ma alla fine la natura ha compensato e abbiamo chiuso a +5% nel rispetto della qualità. Il calo più significativo ha riguardato le uve a bacca rossa, come Lacrima di Morro d’Alba e Montepulciano, mentre gli altri sono rientrati nella media. Tra i bianchi invece, la produzione di Verdicchio dei Castelli di Jesi ha registrato un +7% sul 2019.

Quale è stato l’andamento climatico del 2020?
Dal punto di vista climatico ha influito molto il caldo del mese di agosto e delle prime due settimane di settembre, che ha favorito una buona accelerazione della maturazione incidendo però negativamente sulla resa uva-vino.

Punteggio (da 1 a 10) della vendemmia appena conclusa?
8 su 10, una qualità buona con punte di eccellenza.

Spostando l’attenzione dalla vigna alla cantina, a quanto ammontavano le giacenze di vino alla vigilia della vendemmia?
Le giacenze al momento sono sotto controllo. Si tratta di quantitativi di non grande entità, che saranno assorbiti grazie alla minor quantità prodotta nella vendemmia 2019, un’annata che non ha portato nelle cantine i volumi sperati.

Quale è stato l’impatto finanziario della crisi?
Il lockdown imposto al canale Horeca nazionale e internazionale ha provocato un calo delle vendite dei vini marchigiani, ma gran parte di questa diminuzione è stata riassorbita dalle vendite effettuate presso le aziende e dalla gdo. L’estate, seppur difficile, ha visto l’arrivo presso le nostre cantine di moltissimi visitatori che sono andati ad acquistare i vini direttamente dai produttori.

Come Consorzio quali misure avete adottato per affrontare la crisi?
Di fronte alla crisi abbiamo cercato di agire in fretta per velocizzare i procedimenti e agevolare le misure più tangibili in favore delle imprese. A Ferragosto, mentre ancora il governo nazionale stava cercando di capire come agire, le aziende marchigiane hanno ricevuto oltre 4,5 milioni di euro di contributi economici. La Regione ha individuato dei sostegni diretti, incentivando la distillazione di crisi sui prodotti non Dop che le aziende conservavano da uno o due anni, attraverso maggiori contributi: circa 4 euro a grado. È stato inoltre pagato lo stoccaggio a coloro che hanno vino fermo in cantina per l’invecchiamento. Così, mentre nel resto d’Italia la distillazione è stata un flop, nelle Marche c’è stata una coesione unica a livello nazionale.

Sul fronte della promozione invece, grazie ai fondi Psr abbiamo attivato una campagna da circa 3 miliardi di euro l’anno che coinvolge in maniera trasversale 43mila imprese del settore agroalimentare regionale. L’obiettivo è non solo recuperare il terreno perduto, ma anche continuare nel percorso di posizionamento del nostro prodotto in Italia e all’estero su cui da anni stiamo lavorando. Per fare questo abbiamo messo in campo, oltre alle azioni tradizionali come degustazioni, workshop e, dove possibile, incoming, anche attività promozionali sempre più digital e capillari.

Quali sono le vostre proiezioni nel medio termine?
Ci stiamo rimboccando le maniche, cambiando strategie e puntando sui canali online e su un’ulteriore fidelizzazione del consumatore, anche per incrementare le vendite all’interno delle aziende.

Quali progetti nel futuro della Denominazione?
I vini marchigiani – a partire dal Verdicchio – devono continuare a lavorare sull’internazionalizzazione e sul prezzo medio, ancora troppo basso per rappresentare la qualità delle nostre etichette. Per fare questo è necessario moltiplicare le occasioni promozionali e ottimizzare l’utilizzo di risorse, come la misura Ocm e i Psr, che ci consentono di farci conoscere. Abbiamo fiducia che, una volta superata la fase emergenziale, potremo tornare a creare sempre più occasioni di incontro che possano essere sì online, ma soprattutto all’estero e in Italia.

 

gbmarchetto

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