Il direttore del Consorzio Bottarel racconta una vendemmia difficile, ma valutata da 8. Lavoro intenso su mercati-chiave come USA e Giappone.
Anche negli oltre 2.500 ettari di vigneto affacciati sul Lago di Garda è tempo di tirare le somme di una delle vendemmie più difficili degli ultimi anni, stretta tra mancanza di manodopera e crisi di liquidità. Nonostante un clima non sempre amico, secondo Andrea Bottarel, direttore del Consorzio Lugana, le uve raccolte lasciano spazio all’ottimismo, avvalorato dai riconoscimenti commerciali che la denominazione gardesana sta ottenendo anche sul mercato interno. È di pochi giorni fa, infatti, la notizia che il Lugana è il vino emergente preferito dai consumatori italiani, che si uniscono così ai tanti wine lover mondiali che scelgono le uve di Turbiana per i loro brindisi. In coda al periodo estivo c’è stata una forte ripresa dei consumi che ha riportato la crescita progressiva annuale a due cifre, attorno all’11%, e che ha spinto il Consorzio a sbloccare le giacenze del 2019 fin qui stoccate.
Direttore Bottarel, come è andata la vendemmia nell’anno del Covid?
È stata una vendemmia difficile, soprattutto a causa delle difficoltà di recuperare la necessaria manodopera. Provenendo quasi esclusivamente dall’estero, essa ha dovuto infatti sottostare a quarantene e tamponi, che si sono spesso tradotti in maggiori costi per le aziende. Prima ancora, in particolare durante il periodo primaverile ed estivo, le aziende hanno dovuto affrontare le spese di gestione del vigneto a fronte di una riduzione spesso drastica, se non totale, delle vendite e, di conseguenza, della liquidità.
Il periodo della vendemmia è stato in linea con gli altri anni?
Il 2020 è stato un anno a singhiozzo. Partito a rilento a causa delle basse temperature e piogge primaverili, ha poi recuperato, fin quasi a diventare anticipato durante l’estate, trovando infine un equilibrio nell’ultima fase, una delle più critiche da gestire quest’anno.
Quanta uva destinata a denominazione è stata raccolta?
È presto per fare delle valutazioni precise, in quanto c’è ancora tempo per presentare le dichiarazioni di raccolta e possiamo fare solo delle stime. I quantitativi, al netto degli eventi grandinigeni, dovrebbero però essere superiori alla raccolta 2019, in quanto sono entrati in piena produzione una buona quantità di ettari che l’anno scorso non producevano ancora al massimo potenziale. La produzione per ettaro dovrebbe, al contrario, essere leggermente inferiore.
Quale è stato l’andamento climatico del 2020?
L’andamento climatico è stato piuttosto irregolare, con una primavera asciutta, partita in ritardo, un’estate piuttosto equilibrata, salvo una breve ondata di caldo e un autunno altalenante ma nel complesso bilanciato, in cui la sanità delle uve è stata messa in difficoltà dalla pioggia. La forte grandinata di fine agosto ha compromesso non solo la quantità, ma anche la qualità di parte della produzione in alcune zone. Nel complesso però, salvo qualche problema di peronospora e un po’ di danni lievi causati dalla tignoletta, l’annata ha un ottimo potenziale: lo scarto termico tra il giorno e la notte garantirà vini con una grande espressività aromatica e l’assenza di periodi di caldo eccessivo ha preservato l’acidità ideale per vini freschi e con un grande potenziale per l’invecchiamento.
Punteggio (da 1 a 10) della vendemmia appena conclusa?
Direi che un 8 lo merita tutto.
Spostando l’attenzione dalla vigna alla cantina, a quanto ammontavano le giacenze di vino alla vigilia della vendemmia?
In coda al periodo estivo c’è stata una forte ripresa dei consumi che ha riportato la crescita progressiva annuale a due cifre, attorno all’11%, e che ha spinto il Consorzio a sbloccare le giacenze del 2019 fin qui stoccate.
Quale è stato l’impatto finanziario della crisi?
Difficile valutarlo in termini quantitativi, perché è una crisi che ha colpito con intensità diversa. Di certo le aziende si sono trovate a dover sostenere costi di gestione e hanno affrontato mancanza di liquidità, in alcuni casi anche piuttosto importanti, ma il danno che reputo più grave è quello relativo alla programmazione. Le aziende che sono andate incontro a perdite importanti, difficilmente avranno sufficienti fondi da reinvestire nel corso del prossimo anno, ma anche per coloro che si trovano in situazioni migliori, prevedo che l’incertezza spesso si tradurrà in minori investimenti.
Come Consorzio quali misure avete adottato per affrontare la crisi?
Le misure proposte dal Governo sono state valutate, ma, salvo il pegno rotativo, difficilmente applicabile alla tipologia di vino, distillazione e vendemmia verde parziale non sono state prese in considerazione da molti, in primis perché prevedevano una premialità non in linea con il valore della denominazione e in secondo luogo perché le linee guida vere e proprie sono uscite con scarso anticipo rispetto alla chiusura dei bandi. Riteniamo che, a ogni modo, difficilmente si sarebbe ricorsi a queste misure, visto che l’andamento del mercato lasciava intravedere possibilità di recupero per i mesi successivi.
Quali sono le vostre proiezioni nel medio termine?
Tutto dipenderà dall’andamento della seconda ondata e dei suoi effetti. La denominazione sta vivendo una bella ripresa, il Lugana è al primo posto tra i vini emergenti in Italia e vorremmo riuscire a sfruttare questo abbrivio per avviarci a qualche bel progetto nel corso del 2021. Io stesso non credevo nel cosiddetto “revenge spending” di cui si parlava durante la prima ondata, ma penso che nelle zone ad alto flusso turistico questo effetto si sia visto, per cui cerco di essere positivo e programmare la ripartenza.
Quali progetti nel futuro della Denominazione?
Non parlerei di rilancio, la Denominazione ha avuto un rallentamento fisiologico ma non si è mai veramente fermata. Dobbiamo riuscire a valorizzare al massimo questo interesse nei confronti del Lugana oltreoceano, in alcuni mercati chiave come USA e Giappone, oltre a consolidare ulteriormente la fedeltà del consumatore sui mercati del contro Europa, senza dimenticare il mercato interno, che ha dimostrato grandi potenzialità, con ampi spazi di crescita. Tutto questo mi piacerebbe farlo tramite una comunicazione che riesca a combinare una revisione estetica e una efficace sintesi di quelli che sono i contenuti, trasmettendo in modo semplice quella che è l’identità di un territorio al contempo piccolo e complesso.