2020: la crisi del vino italiano

di redazione

Si sta per chiudere un anno nero per le aziende vitivinicole italiane, segnato da una contrazione delle vendite per 7 operatori su 10.

Dal palco di wine2wine arriva un grido di allarme per il futuro del vino italiano, almeno stando a un’indagine condotta dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma su un panel di 165 aziende vitivinicole italiane, che generano 4 miliardi di euro di fatturato, di cui 2,5 provenienti dall’export. Ben sette operatori su dieci hanno, infatti, registrato una riduzione delle vendite, spinte verso il basso da fenomeni ben noti, quali il crollo del canale Horeca (91% degli intervistati) e del dettaglio specializzato (3 intervistati su 4), la crisi dell’export (63% degli intervistati) e l’assenza di turisti stranieri (87% degli intervistati). Tra le poche note liete, comunque insufficienti a colmare le perdite, la crescita della Gdo (51% degli intervistati) e il l’esplosione delle vendite on-line, che ha coinvolto 8 operatori su 10.

A proposito di export, dove il 63% delle aziende prevede perdite, è forte la flessione in tutti i principali mercati esteri. A colpire sono soprattutto le performance negative di Regno Unito e Stati Uniti, in contrazione per il 60% del campione. Male anche Giappone, Australia, Cina, Germania, Canada, Russia e Svizzera, in uno scenario globale che vede 9 piazze su 10 in negativo, con la sola Svezia capace di crescere. A soffrire sono soprattutto le piccole imprese, quelle sotto il milione di euro di fatturato, che registrano perdite nell’81% dei casi.

La pandemia ha ulteriormente messo in luce le problematiche strutturali e dimensionali di cui soffre il nostro sistema produttivo– dichiara il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis PantiniCon la chiusura dell’Horeca e la ridotta diversificazione dei mercati e dei canali di vendita, sono soprattutto le imprese vinicole più piccole a pagare il conto più salato di questo scenario di crisi dominato dall’incertezza. Un conto che non è certo più leggero anche per le imprese più dimensionate, ma che tuttavia potendo contare su strutture commerciali, finanziarie e patrimoniali più robuste, dimostrano una resilienza indubbiamente più elevata”.

Nel corso della conferenza è intervenuta anche il ministro Teresa Bellanova, che ha annunciato un pacchetto di misure utili a superare l’attuale stato di crisi. Partendo dalla convocazione del tavolo specifico sul vino nell’ambito del Patto per l’export, il ministro ha evidenziato l’esigenza di un nuovo progetto organico di sviluppo dell’intera filiera vitivinicola italiana. Ad avviso di Bellanova si dovrà puntare sul potenziamento delle risorse promozionali previste dall’Ocm promozione, sulla transizione alla certificazione sostenibile anche in chiave competitiva, sui piani nazionali di sostegno, sulla digitalizzazione e sull’ausilio di analisi e ricerche specifiche sui mercati target.

Al ministro ha risposto il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, secondo il quale “Veronafiere, con Vinitaly, è a disposizione per favorire il grande cambiamento del settore vitivinicolo annunciato oggi a wine2wine dalla ministra Bellanova. La strategia per attuare l’immediato rilancio del comparto, a cui ha fatto riferimento, ci trova allineati e pronti a favorire la filiera sul piano del business e della ripartenza sui mercati internazionali”.