Il direttore del Consorzio Lunetta conferma i buoni risultati commerciali durante l’estate, ma ora servono evoluzioni più strutturate anche a supporto delle cantine.
Anche dalle pendici dell’Etna giungono confortanti riscontri riguardo la vendemmia appena conclusa. Nonostante le differenze climatiche e pedologiche che segnano i quattro versanti del vulcano, il direttore del Consorzio Etna Doc Maurizio Lunetta esprime tutta la sua soddisfazione per un raccolto che, nei circa 1.000 ettari di superficie rivendicati, le aziende giudicano complessivamente positivo. Guardando avanti, il direttore cita le delibere consortili volte a valorizzare le caratteristiche uniche del vino etneo, nonostante l’incerto quadro imposto dalla pandemia.
Direttore Lunetta, come è andata la vendemmia nell’anno del Covid?
Siamo sicuramente soddisfatti. Se il 2020 sarà ricordato come l’anno dell’inizio della pandemia, dal punto di vista vitivinicolo per noi produttori dell’Etna coinciderà anche, per fortuna, con un ricordo positivo, vale a dire quello di aver portato in cantina uve di ottima qualità un po’ in tutti e quattro i versanti del vulcano in cui si producono vini Etna Doc.
Il periodo della vendemmia è stato in linea con gli altri anni?
È stata una vendemmia che possiamo definire regolare: è iniziata nella seconda metà di settembre con la raccolta delle prime uve per le basi spumante e si è conclusa a fine ottobre con le due varietà a bacca rossa, il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio. Per quanto riguarda le varietà a bacca bianca, in particolare il Carricante, abbiamo assistito mediamente ad una maturazione più tardiva rispetto ad altri anni nei quattro versanti dell’Etna. Le uve a bacca rossa, invece, hanno avuto una maturazione più regolare e una data di vendemmia classica.
Quanta uva destinata a Denominazione è stata raccolta?
È presto per fare stime e fornire dati ufficiali. In questo momento possiamo senz’altro constatare come la vendemmia 2020 sia stata soddisfacente non solo dal punto di vista qualitativo, ma anche quantitativo.
Quale è stato l’andamento climatico del 2020?
Osservando l’annata agraria nel suo complesso possiamo constatare come non siano stati registrati su tutto il territorio della denominazione danni dovuti a grandine o gelate e questo è un aspetto non così scontato, sicuramente positivo. Un po’ tutti i produttori sottolineano la sanità delle uve raccolte. Nel versante Est, dove la quantità di pioggia è di solito più abbondante, soprattutto durante la vendemmia, i produttori hanno vendemmiato in condizioni climatiche praticamente ideali e in tutta serenità.
Punteggio (da 1 a 10) della vendemmia appena conclusa?
Considerando che 10 non si dà mai, anche un po’ per scaramanzia, e che il territorio etneo è molto eterogeneo e quindi non è mai facile né corretto generalizzare, pensiamo che un po’ tutti produttori possano dare un voto che oscilla tra l’8 e il 9, a seconda della posizione dei singoli vigneti nelle contrade della denominazione.
Spostando l’attenzione dalla vigna alla cantina, a quanto ammontavano le giacenze di vino alla vigilia della vendemmia?
Attualmente la situazione è sotto controllo e confidiamo che le misure adottate dal Consorzio a fine luglio agevolino anche la gestione delle giacenze. L’aspetto per noi più importante è di preservare il valore che ha conquistato la nostra produzione nel corso degli anni, senza intraprendere azioni che possano svalutare la denominazione. La recrudescenza in tutti i principali Paesi della pandemia non ci lascia di certo sereni.
Quale è stato l’impatto finanziario della crisi?
Quello che sta per concludersi è stato ovviamente un anno difficile, se non difficilissimo. Il primo lockdown della scorsa primavera ha avuto un impatto importante anche per i soci del nostro Consorzio, tuttavia il periodo a cavallo con l’estate ha dato invece segnali incoraggianti sia sul mercato nazionale che su quelli esteri, con la ripresa degli ordini in paesi come gli USA.
Come Consorzio quali misure avete adottato per affrontare la crisi?
La nostra Denominazione, all’interno del contesto nazionale e siciliano, rappresenta una piccola realtà che inevitabilmente deve puntare verso l’alto per valorizzare il lavoro dei viticoltori che agiscono in un contesto unico nel suo genere, come è quello che si sviluppa alle pendici del vulcano. Ecco perché, per tutelare l’Etna Doc, nell’ultima assemblea ordinaria di fine luglio abbiamo approvato misure di sviluppo e consolidamento, a partire dalla riduzione per la vendemmia 2020, della resa della tipologia Rosso e Rosso Riserva dagli attuali 90 quintali ad ettaro previsti dal disciplinare a 70, eliminando la possibilità di eventuali superamenti entro il 20% della produzione. Abbiamo, inoltre, temporaneamente sospeso le iscrizioni di nuove superfici di vigneti Etna Doc per un periodo di tre anni, a partire da agosto 2021. Sono due misure che hanno l’obiettivo di avviare per i prossimi anni un processo virtuoso che riesca a gestire la crescita dell’offerta in relazione all’evolversi della domanda, tutelando così il valore della Denominazione
Quali sono le vostre proiezioni nel medio termine?
Non è così facile fare proiezioni, anche perché la pandemia in corso rivoluziona costantemente la situazione ed è molto difficile fare programmazioni proprio nel medio termine. Mentre scriviamo è entrato in vigore un altro DPCM che divide l’Italia in tre zone a seconda della classe di rischio e quindi non sappiamo, ad esempio, quali conseguenze ulteriori potranno esserci su un settore già duramente colpito come quello dell’horeca.
Quali progetti nel futuro della Denominazione?
Per fortuna, l’Etna Doc non è una denominazione che deve “rilanciarsi”. Piano piano, con oculatezza ma consapevolezza dell’unicità dei nostri vitigni e dei terroir che abbiamo a disposizione, abbiamo conquistato il favore della critica e dei consumatori finali. Produciamo vini, nei quattro versanti dell’Etna, dotati di grande distintività. Quindi nel futuro dobbiamo continuare lungo questa direzione, comunicando l’originalità che contraddistingue la nostra produzione anche attraverso la partecipazione a fiere ed eventi, nonché nell’organizzazione di appuntamenti sul nostro territorio, appena si potrà ricominciare a fare tutto questo.