Con una produzione di più di 160.000 bottiglie nel 2020 gli spumanti prodotti sulle pendici dell’Etna sono sempre più richiesti e apprezzati. Al vaglio da parte del Consorzio l’inserimento del Carricante tra le uve ammesse.
Cresce l’interesse dei produttori etnei verso la tipologia Spumante, della quale nel 2020 sono state prodotte 160.000 bottiglie, con un incremento del 30% rispetto all’anno passato. Per favorire uno sviluppo della tipologia conforme alle caratteristiche territoriali, il Consorzio Vini Etna ha proposto di inserire il Carricante tra i vitigni ammessi alla sua produzione sia di aumentare la percentuale di Nerello Mascalese richiesta, portandola dall’attuale 60% all’80%.
“La produzione di spumanti Metodo Classico nel nostro territorio, sebbene sia stata introdotta nel disciplinare di produzione solo a partire dal 2011, vanta antiche radici” spiega Antonio Benanti, Presidente del Consorzio Vini Etna, ricordando che fu il Barone Spitaleri, a fine ‘800, a intuire per primo le potenzialità del territorio etneo per la produzione di vini rifermentati in bottiglia. “Quei primi esperimenti – continua Benanti – avevano ovviamente come punto di riferimento i cugini d’Oltralpe nella scelta del vitigno da utilizzare. Bisogna aspettare la fine degli anni ’80 del secolo scorso per cominciare a vedere fiorire i primi pioneristici esempi di spumanti autoctoni grazie all’utilizzo del Nerello Mascalese”.