La Fondazione Mach promuove la vendemmia trentina

di redazione

Tanti gli spunti di riflessione offerti dalla tredicesima giornata dedicata alla stagione vendemmiale appena conclusa, che nonostante le tante difficoltà imposte dalla pioggia si preannuncia soddisfacente in termini di qualità dei vini in cantina.

È stata una vendemmia difficoltosa tra i vigneti trentini, a causa del tempo perturbato di fine agosto e settembre che ha complicato le operazioni di raccolta dell’uva, ma lo sforzo dei viticoltori è stato premiato da una buona produzione (+5,27% rispetto al 2019) e da una qualità dei vini che si presenta al di sopra delle aspettative. In questo quadro sono emersi i due punti di forza della filiera viticola locale: la vocazionalità del territorio e la vendemmia manuale, che ha favorito la selezione dei migliori grappoli fin dalla vigna. Questa la sintesi della tredicesima giornata tecnica della vite e del vino, appuntamento ormai consolidato nel calendario della Fondazione Mach ed utile a fare il punto sull’andamento della vendemmia appena concluso.

Andamento stagionale e fitosanitario 2020
Secondo l’analisi i mesi di marzo, agosto, settembre, ottobre e dicembre sono risultati più piovosi della media, portando criticità che si sono protratte fino alla vendemmia. Le preoccupazioni fitosanitarie si sono concentrate nelle prime due decadi di giugno, dove le continue piogge hanno determinato attacchi di peronospora. Mentre l’oidio non ha destato particolari problemi, botrite e marciume acido si sono presentati sulle cultivar soprattutto dopo l’ultimo fine settimana di agosto, caratterizzato da intense piogge. Il mal dell’esca è stabile su valori medio elevati, anche se la problematica che più preoccupa i viticoltori è quella dei giallumi.

La vendemmia 2020: valutazioni e prospettive
L’evento meteorologico cruciale è stata la perturbazione del 29-30 agosto, che ha riversato sull’intero Trentino oltre 90 millimetri di pioggia. L’esagerata quantità di acqua caduta ha imposto ai viticoltori di concentrare la vendemmia nella seconda decade di settembre. Per contro, la trasformazione si è svolta senza particolari problemi, salvo il ricorso a più consistenti interventi di arricchimento dei mosti. La qualità dei vini è al di sopra delle aspettative, con profili aromatici di tutto interesse e con buona tenuta delle acidità. Nei vini rossi il colore e la dotazione tannica è ottimale, le macerazioni si sono avvantaggiate di una buccia molto matura e fragile che ha permesso di ottenere buone estrazioni dei composti fenolici. Non si osservano particolari criticità legate all’insorgenza di note riduttive-solforate sgradevoli. Il limite maggiore sembra riscontrarsi nella struttura dei vini non sempre ottimale, ma confidiamo che l’attenta gestione sul deposito feccioso fine possa permettere di recuperare sufficientemente il volume del vino desiderato.

Gestione del suolo in viticoltura
L’analisi ha evidenziato l’importanza dell’inerbimento nel sistema vigneto, quale fattore utile a evitare concorrenza di risorse, in primis acqua ed elementi nutritivi, controllare lo sviluppo di infestanti e, non ultimo, favorire le operazioni colturali. Tra l’altro la produzione di biomassa vegetale, unitamente all’input di lignina derivante dai tralci di potatura, contribuiscono in una certa misura a tamponare le perdite di sostanza organica annuali. I risultati di prove di confronto gestione a lungo termine condotte nei vigneti FEM hanno permesso di verificare che dopo 7 anni di sperimentazione, nei filari interessati da sovescio, è stato registrato un aumento del 29% della componente stabile della sostanza organica. La pratica del sovescio rappresenta un valido approccio per contribuire all’accumulo di sostanza organica nel suolo e di conseguenza all’aumento della sua fertilità.

Le varietà resistenti, una opportunità: le prime quattro varietà selezionate dalla Fondazione
Dopo diversi anni di valutazione del comportamento di alcuni genotipi resistenti, nel 2020 si è avuta l’iscrizione nel relativo Registro Nazionale di quattro varietà provenienti dall’attività di miglioramento genetico svolta dalla Fondazione: lo Charvir (Merzling X FR 946-60), il Valnosia (Nosiola XBianca), a cui si aggiungono il Termantis e il Nermantis entrambi ottenuti dall’incrocio di Teroldego e Merzling. Tale attività continuerà negli anni a venire, con la selezione di varietà con geni di resistenza tra oltre 200 genotipi scelti tra i semenzali risultati resistenti alla valutazione fenotipica fatta in celle.

L’odore di cimice in mosto e vino: prime evidenze dell’evoluzione della trans-2-decenale
Da un ulteriore intervento è emerso che in ambito vitivinicolo la presenza delle cimici sui grappoli d’uva, seppur non determini gli stessi disastrosi effetti, ha creato un certo allarmismo a causa dei liquidi fisiologici rilasciati dall’insetto stesso durante la fase di raccolta, pigiatura e spremitura. Tali liquidi, infatti, sono caratterizzati da un odore particolarmente sgradevole che potrebbe in qualche modo compromettere le caratteristiche organolitiche dei prodotti finali. Per dare una risposta concreta a tale quesito, la Fondazione Edmund Mach ha avviato uno studio sperimentale mirato a valutare i rischi associati alla presenza della cimice, andando a monitorare la stabilità chimica/biochimica e la possibile evoluzione di tale composto in mosto e vino. I risultati preliminari evidenziano come la molecola responsabile dello sgradevole odore tenda a degradarsi velocemente durante il normale processo di trasformazione da uva a vino. Inoltre, a fine fermentazione e durante la fase di affinamento il processo degradativo continua ma è caratterizzato da una cinetica molto più lenta soprattutto a basse temperature. Sono attualmente in corso ulteriori indagini per cercare di comprendere meglio i processi di degradazione chimica e biochimica che vedono coinvolta la trans-2-decenale nelle matrici enologiche e per identificarne i possibili sottoprodotti.

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