Il presidente del Consorzio Rallo conferma la tensione legata al raffreddamento del mercato legato al lockdown, ma rilancia sulla spinta all’export
Con l’intervista al presidente del Consorzio Vini Sicilia Antonio Rallo si conclude il nostro speciale sulla vendemmia italiana, un focus che ha consentito di analizzare insieme ai nostri interlocutori quale sia lo stato dell’arte in alcune delle più importanti Denominazioni italiane.
Riguardo alla situazione siciliana, il manager di Donnafugata descrive un quadro segnato da una consistente riduzione del prodotto raccolto, utile a smaltire delle giacenze che non hanno mai destato concreta preoccupazione. L’elevata qualità del recente raccolto sembra inoltre la migliore risposta al calo delle vendite registrato dal horeca, al quale il Consorzio risponderà con quel consueto dinamismo alla base del rilancio internazionale della viticoltura isolana.
Presidente, come è andata la vendemmia nell’anno del Covid?
Per noi quest’anno la vendemmia è stata la più scarsa del secolo, dato che registriamo una riduzione delle uve del 15% rispetto al 2019, che era stata a sua volta la più scarsa da cent’anni. Entrambe sono state però annate ottime.
Il periodo della vendemmia è stato in linea con gli altri anni?
Parliamo di un Denominazione che si estende su un territorio molto vasto, che rende difficile qualunque generalizzazione. Volendoci provare, credo si possa affermare che mediamente la vendemmia è stata anticipata di una settimana, anche se in alcune aree si è svolta con le consuete tempistiche.
Quanta uva destinata a Denominazione è stata raccolta?
Verranno destinati a denominazione circa 700mila ettolitri di vino, che significa circa il 20% della produzione siciliana. Da gennaio a settembre abbiamo registrato un -8% di imbottigliato. Certo a fronte di una produzione inferiore, possiamo ridimensionare la quota Igt e mantenere il totale in Doc.
Quale è stato l’andamento climatico del 2020?
Lo stato delle uve alla raccolta era buono. Abbiamo avuto un’estate secca e mediamente calda, il che significa che i vigneti a minore altitudine hanno avuto qualche piccolo problema di siccità, ma tutto è andato bene.
Punteggio (da 1 a 10) della vendemmia appena conclusa?
Per qualità direi un 8 pieno.
Spostando l’attenzione dalla vigna alla cantina, a quanto ammontavano le giacenze di vino alla vigilia della vendemmia?
Nelle cantine siciliane le giacenze attuali sono inferiori del 18% rispetto ad un anno fa. E con poco vino le riserve vengono smaltite senza particolari problemi.
Quale è stato l’impatto finanziario della crisi?
Ovviamente abbiamo aziende, soprattutto le cooperative e chi lavora con la gdo, che non hanno alcun problema finanziario né economico, dato che la Gdo paga sempre bene e rispetta i tempi pattuiti. Ci sono casi anzi di incremento delle vendite. Le aziende più piccole, vocate all’horeca e al canale trading, hanno visto un calo notevole. E nonostante il forte recupero tra giugno e agosto, aver ‘saltato’ quasi completamente due mesi e mezzo di vendite impatta notevolmente. Ora il nuovo lockdown rischia di pesare ancora di più.
Come Consorzio quali misure avete adottato per affrontare la crisi?
Considerando che non avevamo tanto vino in stock e che la vendemmia è stata scarsa, non c’è stata la necessità di interventi. Quello che abbiamo fatto durante il lockdown è stato studiare le future strategie promozionali in Italia e all’estero.
Quali sono le vostre proiezioni nel medio termine?
Per ora siamo a -8% di vendite, ma lo scenario non è dei migliori, perché non sappiamo cosa possa accadere. Questi ultimi mesi dell’anno hanno cambiato lo scenario.
Quali progetti nel futuro della Denominazione?
Ovviamente continueremo la nostra attività promozionale, rivolgendola al mercato nazionale ed estero. E poi continueremo ad investire nel lavoro di miglioramento e selezione clonale sui vitigni autoctoni, per offrire i nuovi cloni ai nostri viticoltori.