Le prime stime confermano un buon risultato nonostante la crisi: senza l’Horeca, la Gdo ha sostenuto il comparto.
Secondo le prime stime del Consorzio Vino Chianti, le vendite della Denominazione tutelata sono leggermente cresciute, passando dai 670 mila ettolitri del 2019 agli attuali 690. “Con il crollo del canale Horeca, viste le restrizioni all’attività dei ristoranti e delle strutture ricettiva – afferma Marco Bani, direttore del Consorzio – sono state soprattutto le vendite nella grande distribuzione a salvare la situazione per quei produttori del Consorzio che si rapportano con questo importante segmento di mercato, ma che purtroppo non rappresentano la totalità della Denominazione. Questi dati ci regalano un pizzico di ottimismo, per affrontare con rinnovata energia il 2021“.
“Rileviamo, inoltre, inaspettate carenze di risorse – lamenta Bani – nell’Ocm ristrutturazioni vigneti e nell’Ocm investimenti, sui bandi attivati dalla Regione Toscana, cosa di cui ci auguriamo il sistema se ne faccia pieno carico andando a recuperare nuove risorse o quelle risorse, attualmente non spese, da parte delle regioni con meno o più lenta capacità di spesa, a favore di quelle regioni più virtuose e veloci nella spesa”.
Riguardo ai fondi a sostegno della filiera, Giovanni Busi, presidente del Consorzio, rileva che “Il Governo aveva detto che entro dicembre sarebbero arrivati i contributi per la ‘vendemmia verde’ che invece forse arriveranno a gennaio, ma non è detto. E le aziende al 31 dicembre hanno tutte le scadenze che non potranno rispettare, anche perché molte banche non hanno accettato la proroga delle scadenze“.
“Nonostante le gravi difficoltà generali – continua il presidente – rileviamo una enorme volontà di investire e crescere, nell’attesa di una pronta ripresa dei mercati nell’anno che sta per iniziare, la politica regionale e nazionale devono farsi carico di trovare le risorse necessarie e le vie brevi e concrete per immettere liquidità in questo settore trainante dell’economia toscana. Siamo stanchi di misure che non risolvono i problemi alle aziende – conclude Busi – come quelle della riduzione volontaria delle rese vendemmia 2020, la distillazione di crisi, lo stoccaggio, il pegno rotativo, ma che servono solo a fare notizia. Urgono ulteriori interventi con adeguate disponibilità finanziarie per dare ossigeno ed un futuro alle imprese”.