Santa Sofia, quando l’Amarone è “gastronomico”

di Elena Morganti

La presentazione del nuovo Amarone Classico Riserva 2012 intriga nella comparazione con l’Amarone Classico 2015.

Un Amarone da bere. Prima di iniziare un articolo in questo modo di solito ci si pensa bene. Inutile giraci intorno, benché spesso si senta parlare di bevibilità nell’Amarone, poi alla prova dei fatti ce ne sono pochi con cui si riesca veramente a pasteggiare – a patto di avere dei validi abbinamenti – e molte etichette restano indubbiamente più godibili da sole, in meditazione. La bevibilità – se la si intende come capacità di un vino di non appesantire troppo il palato e non come “abbordabilità” – ha soprattutto a che fare con l’acidità e con le durezze di un vino. E l’Amarone, vino da appassimento con una certa alcolicità e un lungo periodo di affinamento in legno, deve bilanciare con le durezze corpo, polpa, e un frutto importante.

Serve a poco addentrarsi in discorsi su tradizionalisti e modernisti o su quanto si cerchi di incontrare un gusto più internazionale, filo-Nuovo Mondo o Vecchio Mondo. In questo senso ogni produttore fa le scelte stilistiche che preferisce, come del resto ogni consumatore ha i propri gusti. Ciò che però è interessante in un territorio come la Valpolicella, è riuscire a esaltare le caratteristiche dei vitigni autoctoni. Gli aromi di marasca e le note pepate della corvina, l’apporto glicerico più sostenuto del corvinone, i profumi freschi della rondinella – e così via di varietà se ne potrebbero elencare una dozzina -, ma soprattutto l’acidità tagliente di queste uve. Sono le caratteristiche che rendono i rossi veronesi inconfondibili e su queste non c’è appassimento dell’emisfero australe che tenga il confronto, non c’è omologazione possibile. Le differenze si sentono, possano esse piacere o meno, si tratta di riconoscibilità.

È proprio questo uno dei tratti più distintivi dei vini di Santa Sofia, cantina storica della Valpolicella Classica, guidata dalla famiglia Begnoni, con sede presso l’unica villa veronese del Palladio – Villa Santa Sofia, appunto (prima Villa Serego, dal nome del committente). Lo scorso dicembre l’azienda ha lanciato sul mercato, dopo 8 anni di attesa, il suo nuovo Amarone Classico Riserva 2012. Solo 2760 bottiglie per un prodotto calibrato tra caratteristiche dell’annata (prodotto solo nelle migliori), grappoli scelti e anche viti selezionate, solo le più anziane dai vigneti di proprietà a Marano di Valpolicella, Fumane e San Pietro in Cariano (Verona).

Risulta intrigante la degustazione accanto all’annata 2015 di Amarone Classico “base”, che esce sul mercato dopo 5 anni dalla vendemmia e viene prodotto solo nelle annate in cui si può rispettare un determinato livello qualitativo (nel 2014 si è scelto di non produrlo). Sono Amaroni territoriali ed espressivi, ma anche di eleganza. “Gastronomici”, li definisce Luciano Begnoni e bisogna dargliene atto, perché con l’abbinamento giusto anche il Riserva 2012 invita a riempire di nuovo il calice – abbiamo provato – e il sorso appaga.

Ecco allora le note di degustazione.

Amarone della Valpolicella Docg Classico 2015

Uvaggio: 70% corvina e corvinone, 30% rondinella, con appassimento delle uve per un periodo variante dai 90 ai 120 giorni.
Affinamento: 36 mesi in botti di rovere di Slavonia e circa 12 mesi in bottiglia.

Rosso rubino intenso nel calice, con un naso pulito e intenso, molto orientato sul frutto. Spiccano gli aromi di prugna matura e amarena, con note di spezie, soprattutto pepe e un lieve sentore di cannella. Bella la balsamicità. In bocca il vino è morbido, ma di grande freschezza. Presenza zuccherina e alcolicità contenute (15% Vol.) facilitano la beva, mentre il frutto torna al palato con una gradevole persistenza di prugna essiccata. L’acidità pulisce e invita a un altro sorso.

Amarone della Valpolicella Docg Classico Riserva 2012

Uvaggio: 70% corvina e corvinone, 30% rondinella, con attenta selezione dei grappoli e appassimento delle uve per circa 100 giorni.
Affinamento: 5 Anni in botti di rovere di Slavonia da 21 hl e almeno 2 anni in bottiglia.

Di un bel rosso rubino intenso con sfumature granate al calice, il Riserva al naso si apre lentamente. Qui le note di affinamento sono ovviamente più presenti, ma lo stile è in linea con l’Amarone 2015 anche nei profumi: si va da prugna e marasche sotto spirito alle note di caffè e carruba, cioccolato amaro e frutta secca. In bocca arriva subito l’acidità, che bilancia una morbidezza ben gestita. Il gusto è austero, più orientato verso le sensazioni di liquirizia che verso il frutto. Il calore si fa sentire, ma non è invadente (siamo a 15,5% Vol.) e il sorso si chiude con una lunga persistenza amaricante e piacevole, che ricorda i chicchi di caffè.

 

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