Il Consorzio Chianti chiede liquidità per le aziende

di redazione

Il presidente Busi denuncia le difficoltà del sistema bancario a supportare le aziende vitivinicole, impegnate ad uscire dalla crisi economica imposta dalla pandemia.


Senza soldi, senza liquidità, le imprese non vanno da nessuna parte, galleggiano fino a quando poi muoiono. In questa situazione le banche non stanno assolvendo al loro compito di dare fiato all’economia nazionale e il governo deve fare in modo che alle imprese arrivi liquidità”. Questa l’accusa lanciata da Giovanni Busi, presidente del Consorzio Chianti, nei confronti di un sistema bancario da egli ritenuto incapace di favorire l’indispensabile accesso al credito da parte delle aziende nazionali. Per superare questa fase di stallo egli propone inoltre di interrompere, in questa fase, gli accordi di Basilea, che regolano i requisiti patrimoniali delle banche e hanno ripercussioni sull’erogazione del credito: “Chiediamo di far sospendere momentaneamente le regole di Basilea per permettere alle aziende di avere liquidità e di investire. Siamo nel mezzo di una crisi eccezionale e servono regole eccezionali, altrimenti sarà impossibile uscirne“.

Da mesi si ripetono annunci e discussioni nazionali sugli interventi di aiuto alle aziende agricole. Ma ancora adesso mancano sostegni concreti e fruibili “Dall’inizio della pandemia sono state dette bellissime cose, il governo ha parlato di prestiti per il settore agricolo fino al 75% del fatturato dell’anno precedente, poi si è parlato di altri fondi, ma fino ad oggi si è visto ben poco”.  Le scelte degli istituti di credito stanno frenando la ripresa economica in un momento storico di estrema difficoltà: “Utilizzano la garanzia bancaria non per concedere un prestito agli investimenti, ma per coprire i debiti esistenti. Le condizioni attuali rendono impossibile pianificare le risorse per fronteggiare la crisi. Se avessimo un altro sistema bancario, probabilmente la storia sarebbe diversa“.

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