Mucca Pazza venti anni dopo. Italia leader dell’agroalimentare

di redazione

L’ultima grande emergenza sanitaria sul territorio europeo è servita da stimolo per l’intero sistema italiano, oggi riferimento continentale per le produzioni agricole di qualità.


A venti anni esatti dal primo caso diagnosticato in Italia di encefalopatia spongiforme bovina, meglio nota come Morbo della Mucca Pazza, il nostro paese ha saputo diventare un modello di sviluppo agroalimentare, grazie alla scelta di investire su un progetto strutturale improntato su stringenti parametri qualitativi. Il risultato è un settore che oggi rappresenta la prima ricchezza del Paese con 538 miliardi di valore e una forza lavoro pari a 3,6 milioni di occupati, che generano il 25% del Pil nazionale. L’agricoltura italiana è inoltre prima in Europa per numero di produzioni certificate Dop e Igp e per aziende certificate biologiche, oltre 70 mila.

Dall’emergenza mucca pazza è emersa – evidenzia la Coldiretti in una nota – una agricoltura rigenerata attenta alla qualità delle produzioni, alla salute, all’ambiente e alla tutela della biodiversità come dimostra il fatto che i mentre consumi domestici di alimenti biologici raggiungono la cifra record di 3,3 miliardi mentre la cosiddetta #DopEconomy, sviluppa 16,9 miliardi di euro di valore alla produzione. Bisogna dunque ripartire dai nostri punti di forza dell’Italia con l’agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può offrire con la rivoluzione verde un milione di preziosi posti di lavoro green nei prossimi dieci anni, come dimostra il boom del 14% di nascite di nuove imprese agricole under 35 negli ultimi 5 anni, in netta controtendenza rispetto agli altri settori. La mucca pazza – conclude la nota – è stata uno spartiacque tra un modello di sviluppo dell’agroalimentare rivolto solo al contenimento dei costi ed uno attento alla qualità, all’ambiente e alla sicurezza alimentare e alla trasparenza dell’informazione ai consumatori”.