Approvato dai soci della cantina veneta il bilancio di esercizio 2019-2020 che, nonostante una crisi pandemica aggravata dagli elevati volumi circolanti, ha garantito una buona remunerazione per i 2.100 viticoltori associati.
L’assemblea dei soci della Cantina di Soave ha approvato il bilancio di esercizio 2019-2020, che, nonostante la crisi pandemica, ha comunque offerto un apprezzabile ristoro ai circa 2.100 viticoltori associati. La liquidazione complessiva è stata pari a 52,5 milioni di euro, che equivale a una redditività media per ettaro che supera i 9.000 euro (contro i 13.500 di dodici mesi fa).
Il fatturato consolidato della cantina veronese è di 121 milioni di euro (contro i 136 di quello precedente), realizzato per il 58% in Italia e il 42% all’estero, con quest’ultimo cresciuto del 6%. Al contempo aumenta il patrimonio netto, che supera i 65,8 milioni di euro, a fronte di un cash flow operativo di 8,2 milioni di euro e un utile di esercizio di oltre 500 mila euro. Sostanziale equilibrio tra prodotto confezionato e sfuso, rispettivamente il 54% e il 46% del fatturato, seppur all’interno di due opposte tendenze. Se i ritiri di sfuso sono infatti diminuiti (-12% in volumi), il prodotto confezionato, che la Cantina di Soave vorrebbe ulteriormente incrementare, ha segnato un aumento del 19% in volumi.
“Il comparto – rileva il dg Wolfgang Raifer – ha risentito degli strascichi della raccolta 2018, la cui abbondanza ha determinato meno ricavi a parità di volume venduto. Inoltre, l’aumento notevole di superficie vitata in Veneto ha comportato un aumento graduale dell’offerta con inevitabili conseguenze per i prezzi di vendita. A fronte di un crollo delle vendite nell’Horeca – conclude il dg – si è assistito a un boom in Gdo, dove da gennaio a novembre 2020 si registra un +6% nel comparto vini. Tale crescita si è tradotta in una buona performance dei vini spumanti e dei vini Doc”.