Crescita generalizzata per le produzioni Dop Igp e Stg italiane alla vigilia della pandemia. Bene export e Nord-Italia, mentre la Sicilia è la prima regione del Centro Sud per valore alla produzione.
In attesa di comprendere la portata dell’impatto provocato dal Covid-19, il XVIII ‘Rapporto Ismea-Qualivita sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane Dop, Igp e Stg’ attesta la solidità di un sistema diffuso lungo l’intera penisola e capace di promuovere lo sviluppo economico delle filiere produttive e, conseguentemente, dei relativi territori. I dati riferiti alla #DopEconomy relativi al 2019 evidenziano, infatti, un valore alla produzione pari a 16,9 miliardi di euro, in crescita del 4,2% rispetto all’anno precedente.
Ad essere coinvolti sono ben 838 prodotti Dop, Igp e Stg, che rendono il nostro il paese con il maggior numero di IG a livello comunitario (3.093 IG totali al 10 dicembre 2020), seguita dalla Francia (692) e dalla Spagna, che si ferma a 342. Gli operatori sono invece circa 180.000, organizzati in 285 consorzi di tutela riconosciuti dal Mipaaf, dei quali 163 appartenenti al Food. Numeri senza dubbio importanti, frutto non solo del contributo offerto dai grandi distretti produttivi, ma anche della crescita che zone meno note hanno saputo offrire. Nel solo comparto Food oltre 50 milioni di valore alla produzione sono infatti generati da prodotti registrati negli ultimi 5 anni, mentre è vicino al mezzo miliardo di euro il valore delle IG certificate a partire dal 2010.
Dal canto suo l’export è cresciuto del 5,1%, raggiungendo il valore di 9,5 miliardi di euro che corrispondono al 21% delle esportazioni agroalimentari del nostro paese. Il contributo maggiore a questo risultato proviene dal comparto dei vini, con un valore di oltre 5,6 miliardi e una crescita del 3,6%, anche se sono le Dop e le Igp agroalimentari a segnare la maggiore crescita annua (+7,2%), per un controvalore di 3,8 miliardi. Nel complesso si conferma una crescita che, negli ultimi dieci anni è stata pari al 162% per l’agroalimentare e del 74% per il comparto vinicolo.
Concentrandosi sulla produzione vitivinicola di qualità, si ricorda come essa nel 2019 sono stati superati i 25 milioni di ettolitri, grazie alle buone performance delle Dop, la cui crescita (6,2%) ha abbondantemente coperto la lieve regressione (-1%) delle Indicazioni Geografiche Tipiche. Per quanto riguarda il valore della produzione sfusa di vini IG essa è pari a circa 3,5 miliardi di euro, mentre all’imbottigliato raggiunge i 9,2 miliardi di euro: di questi, 7,6 miliardi sono rappresentati da vini Dop, che ricoprono un peso economico pari all’82% del totale. Le esportazioni raggiungono 5,6 miliardi di euro (+4%) su un totale di 6,4 miliardi di euro (+3%) dell’export vitivinicolo italiano nel suo complesso.
L’analisi degli impatti economici delle filiere agroalimentari e vitivinicole DOP IGP attesta la positiva ricaduta sull’intero territorio nazionale, con 17 Regioni che contribuiscono, seppure con intensità diverse, alla crescita del comparto. Se numericamente le regioni più ricche sono Toscana e Veneto, entrambe con 92 IG, il fatturato è determinato dal contributo del Nord Italia, che con Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte genera il 65% del valore produttivo delle filiere a Indicazione Geografica.
Più nel dettaglio il comparto agroalimentare Dop Igp è saldamente guidato dall’Emilia-Romagna, che conta il maggior numero di produzioni certificate (44 ) in grado di generare un valore economico alla produzione di 3,1 miliardi di euro (+1,7%), per un contributo del 40% al valore complessivo. È interessante inoltre sottolineare che le quattro regioni che seguono mostrano tutte crescite a doppia cifra nel 2019: Lombardia (1.773mln €; +15%), Campania (682mln €, +13%), Veneto (446mln €, +12%) e Piemonte (337 mln €,+10%) generando complessivamente un valore di oltre 3,2 miliardi di euro alla produzione, con una crescita media del +14% rispetto ai 2,9 dell’anno precedente.

fonte Ismea-Qualivita
Nel settore vitivinicolo è invece il Veneto il leader indiscusso, con 53 vini certificati che sviluppano complessivamente un valore alla produzione di 3.500 milioni di euro (valore ex fabrica vino imbottigliato), pari al 38% del valore totale. Toscana (1.004mln €, +4,4%) e Piemonte (980mln €, +6,4%) sono le altre due regioni italiane che contano più di 50 produzioni certificate. Delle prime cinque regioni per valore, tre sono del Nord-Est: oltre al Veneto, troviamo infatti Friuli-Venezia Giulia (647mln €, +8,9%) e Trentino-Alto Adige (544mln€, -2,9%) rispettivamente in quarta e quinta posizione. Segue la Sicilia, che con 470 milioni di euro, ancorché in calo del 10%, è la prima regione del Sud-Italia per valore economico dei vini Dop e Igp.
Il primo commento ai dati è affidato a Paolo De Castro, europarlamentare e presidente del Comitato scientifico di Qualivita, secondo il quale “Questo nuovo Rapporto Ismea – Qualivita, che esce nella ricorrenza dei vent’anni della Fondazione Qualivita, è un ulteriore contributo alla conoscenza per i consumatori del valore delle Indicazioni geografiche; prodotti agroalimentari che rappresentano ormai un asset economico rilevante, con i suoi oltre 16 miliardi di euro, tra alimenti e vini. In questo percorso di crescita – aggiunge De Castro – caratterizzato da un sentimento sempre più stretto fra i produttori di queste eccellenze e gli stessi consumatori, l’Unione europea continuerà a lavorare e a battersi per tutelare le Ig, con l’obiettivo di garantirne il mutuo riconoscimento attraverso accordi bilaterali anche nei Paesi extra-Ue”.
Secondo Cesare Mazzetti, presidente della Fondazione Qualivita “Il Rapporto Ismea – Qualivita da 18 anni accompagna lo sviluppo del sistema italiano delle Indicazioni Geografiche, oggi assurto a esempio mondiale per la capacità di garantire qualità eccezionale ai prodotti, e al tempo stesso elemento di grande richiamo turistico, di mantenimento di valori economici, sociali, culturali, ambientali anche nei territori più isolati, favorendone lo sviluppo laddove si rischiava l’abbandono. Nel mezzo di un’ emergenza di proporzioni mondiali, che non lascia spazio a facili previsioni e che richiede azioni immediate e ben mirate per salvare l’economia di interi comparti dalla crisi, le valutazioni e i dati economici contenuti nel Rapporto, saranno di grande utilità per l’elaborazione delle necessarie strategie politiche ed economiche”.
L’ultima battuta spetta al presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro “Il Rapporto Ismea – Qualivita rappresenta, da sempre, una valida guida per conoscere ed analizzare il mercato delle nostre denominazioni di origine. Questa analisi risulta ancor più importante in un momento come questo in cui l’economia del Paese è stata messa a dura prova dalla pandemia, portando gli operatori di tutto il settore alla ricerca di nuove strategie che, nel rispetto delle misure restrittive, consentano il rilancio economico del Made in Italy. L’elaborazione realizzata – continua Curbastro – ci permette di confrontare il trend 2019 delle nostre DO ed i risultati conseguiti con lo stato attuale del settore di qualità, dando prova di come le nostre eccellenze riescano a mantenere il loro grande appeal sui mercati e sui consumatori. Ringraziamo Ismea e Qualivita per averci dato, ancora una volta, l’occasione di approfondire la conoscenza dello scenario”.