Nell’anno nero del Covid, il gruppo con base in Toscana (ma tenute anche in Basilicata e Sicilia) registra un +6,5% del fatturato.
Iniziato con l’inaugurazione della nuova sede produttiva a Casole d’Elsa, il 2020 ha riservato soddisfazioni anche nei numeri per le Tenute Piccini. Il gruppo toscano ha infatti superato positivamente l’anno nero del Covid grazie ad una consolidata strategia di diversificazione e ha chiuso con un +6,5% di fatturato – oltre 69 milioni rispetto ai 65 milioni del 2019 – grazie all’e-commerce e alla spinta della gdo (che vale più del 90% del fatturato in Italia e più dell’80% all’estero). L’export, verso più di 80 Paesi, vale più del 60% del fatturato – e dopo il lancio di Piccini Japan, ora il gruppo guarda all’Africa occidentale, mercato presidiato attualmente solo dai francesi.
In termini di volumi, Piccini prevede di arrivare sull’anno con un aumento del 3% in Italia, del 9% all’estero e di circa il 300% sul canale e-commerce. Tale crescita ha garantito fino ad oggi la continuità del lavoro di tutti i dipendenti, nonché l’inserimento di nuove figure professionali all’interno dell’organico aziendale. In chiave di sviluppo, prima del nuovo lockdown il gruppo stava ragionando sull’ipotesi di un secondo bond per finanziare lo sviluppo – dopo il primo che ha sostenuto gli importanti investimenti realizzati tra il 2013 e il 2020.
UN ANNO DI TRANSIZIONE
Il 2020 è stato un anno di transizione, iniziato con l’inaugurazione della nuova sede produttiva – un investimento da 13 milioni di euro in produzione e logistica – e proseguito con un la riorganizzazione e il miglioramento dei processi produttivi. “La cancellazione di eventi e viaggi ci ha consentito di focalizzare l’attenzione all’interno dell’azienda – evidenzia l’amministratore delegato Mario Piccini – Abbiamo intrapreso un iter di certificazione per la sostenibilità sociale, ambientale ed economica che si accompagna inoltre ad un incremento dell’offerta dei vini biologici”.
“È stato un anno drammatico dal punto di vista sociale e molto complicato dal punto di vista aziendale – prosegue l’ad – Tra marzo e aprile il blocco è stato totale per il canale horeca, che ha subito perdite notevoli, anche se luglio e agosto hanno fatto registrare un rimbalzo significativo. Noi siamo riusciti a riorganizzarci rapidamente, potenziando la crescita delle vendite in grande distribuzione e nell’e-commerce diretto, che ad oggi rappresenta l’1% del fatturato aziendale. La strategia di diversificazione, il rapido riassetto della distribuzione e l’impegno di tutti i collaboratori hanno contribuito al raggiungimento di una crescita sul 2019. Il mercato rimane comunque estremamente volatile e inevitabilmente legato agli sviluppi della situazione Covid con relative ricadute della pandemia sul potere di acquisto delle famiglie”.
Merita una menzione anche l’evoluzione della realtà storica Agricoltori del Geografico, sotto la guida della famiglia Piccini dal 2018, che in quest’anno è stata protagonista di una evoluzione delle nuove annate e del lancio di nuove eccellenze, frutto del progetto di filiera in atto con i viticoltori conferitori, la cui crescita in numero ha portato alla vinificazione di 40mila quintali di uva.
CINQUE TENUTE, TRA TOSCANA E MEZZOGIORNO
Dal Chianti Classico alla Maremma fino ai territori vulcanici dell’Etna e del Vulture. Quella di Tenute Piccini è un progetto imprenditoriale caratterizzato da anime molto diverse tra loro. Il gruppo vitivinicolo di proprietà della Famiglia Piccini rappresenta una delle realtà più dinamiche nel panorama vitivinicolo italiano.
È un viaggio attraverso le diverse regioni italiane quello delle Tenute Piccini, che aggregano 5 tenute per oltre 200 ettari di vigneti: da Fattoria di Valiano a Castelnuovo Berardenga, nel Chianti Classico, alla Tenuta Moraia lungo la costa toscana, in Maremma, fino a Villa al Cortile a Montalcino. Uscendo dalla Toscana, si approda in Basilicata con la Regio Cantina, dove viene prodotto l’Aglianico del Vulture, mentre in Sicilia Torre Mora è sulle pendici dell’Etna.
La produzione si avvicina a quota 17 milioni di bottiglie, ma per il gruppo anche il bag-in-box pesa, con circa 400mila pezzi (negli USA questo formato copre il 28% del mercato).
OBIETTIVO QUALITÀ
Il progetto Tenute Piccini ha radici profonde e oggi, nonostante l’ampliarsi delle acquisizioni, dichiara l’ispirazione a valori semplici e sinceri. “Una volta mio padre mi passò un bicchiere di vino e mi chiese cosa ne pensassi – racconta Mario Piccini – Ricordo con chiarezza la sorpresa di quell’assaggio: dolce e tannico, sapido e acido, tutto così perfettamente integrato, in un equilibrio mai sentito prima. Quel ricordo che porto con me da allora e che cerco sempre di rivivere, è la conferma più grande che il vino è qualcosa che vive, materia fluida in continua evoluzione verso un punto di perfezione. Tutto quello che faccio è guidato dal desiderio irrazionale di rivivere quel momento e di condividere con altri la gioia e lo stupore che può provocare un calice di perfezione”.
L’obiettivo dell’azienda, che ha investito in tecnologia per garantire la qualità delle uve e dei processi di vinificazione, ma ha anche avviato collaborazioni con enologi di primo piano in Italia, è di focalizzare l’attenzione sulla crescita della qualità. “Per molto tempo il vino è stato pensato come prodotto di consumo e non si è trasmesso il valore della qualità – conclude l’ad – Negli ultimi decenni c’è stato un cambio di passo e noi abbiamo la capacità di lavorare su prezzo ed eccellenza. Oggi poi il nuovo consumatore nel mondo prova tutto, quindi dobbiamo fronteggiare la competizione con i nuovi mercati emergenti. Per questo dobbiamo avere chiara la priorità: offrire l’Italia nei nostri prodotti”.