Vinarius richiama le forze di governo a non ripetere l’errore di discriminare le enoteche che effettuano vendita per asporto, da considerarsi uguali agli altri negozi di vendita.
Resta grande l’apprensione di Vinarius, l’associazione delle enoteche italiane, in vista dell’imminente provvedimento governativo in relazione alla scadenza del dpcm del 15 gennaio 2021 prevista per il 5 marzo prossimo. Dalla bozza di decreto che circola infatti in rete viene reiterato l’errore ampiamente denunciato e messo in luce fin da subito proprio dell’Associazione, relativo al divieto di vendita per asporto di qualsiasi bevanda alcolica e analcolica da parte di tutti i negozi specializzati con codici Ateco 47.25.
“Siamo seriamente allarmati e increduli – spiega Andrea Terraneo, presidente Vinarius – all’idea che si possa nuovamente incorrere in quello che è stato in tutta evidenza un equivoco contenuto nel precedente decreto che aveva penalizzato l’operatività delle enoteche dopo le ore 18. In effetti le enoteche che hanno il 47.25 non sono enoteche di mescita ma negozi di vendita al dettaglio esattamente come la GDO, gli alimentari non specializzati, fruttivendoli, macellerie che giustamente non sono stati colpiti da questa norma. A questo equivoco – continua Terraneo – si è cercato di porre rimedio grazie al supporto dell’On. Dara alla Camera con una interrogazione parlamentare. A questa ha dato risposta il Ministro Patuanelli, il quale nella risposta, ha dato prova che si fosse trattato di una svista. Anche il Senatore Centinaio, in seguito, ha rivolto la stessa richiesta ma i tempi al Senato, anche per l’inizio della crisi di governo, non hanno ancora visto la calendarizzazione dell’interpellanza. La preoccupazione degli Enotecari inoltre è particolarmente acuita dal fatto che il nuovo emanando provvedimento andrebbe a coprire il periodo fino a Pasqua penalizzando attività che dalle 18 alle 20 vedono mediamente il 30% del fatturato giornaliero e che nelle settimane prima della Pasqua registrano un forte e tradizionale innalzamento del lavoro”.