Il ‘vin da viajo’ della Serenissima oggi prende forma in una Denominazione dalla grande vitalità tutelata dal Consorzio Vini Venezia.
La grande biodiversità del Vigneto Italia fa si che, accanto ai soliti noti, vi sia una pletora di varietà che aspettano solo di essere apprezzate. È questo il caso del Raboso, un vitigno sconosciuto ai più ma che vanta un rapporto secolare con il corso del fiume Piave.
Ripetutamente citato da Jacopo Agostinelli nel suo libro di memorie del 1679 ‘Cento e dieci ricordi che formano il buon fattore in villa’, il Raboso deve con ogni probabilità il suo nome al carattere rabbioso, spigoloso (Raboso in dialetto), del vino prodotto con le sue uve, che si esprime in un profilo segnato da una grande acidità e tannicità. Proprio questi due elementi, naturali conservanti contro ossidazione e muffe, lo hanno reso nel passato l’unico vino che la Serenissima riusciva a commerciare fin nell’estremo oriente. Da qui l’appellativo di ‘vin da viajo’ che ancora oggi accompagna questo vino.
Ulteriori informazioni sul vitigno vengono poi offerte da Antonio Carpené, che nel 1881 indica nella Rabosa Nera la varietà forse più importante del Veneto orientale, ma anche e da un passaggio del Bollettino ampelografico del 1885, che recita “Trovasi memoria di simili vini inviati con gran plauso all’estero, in cantine di ricchi inglesi trovaronsi ancor non molti anni addietro bottiglie di questo vino, donato e procurato dagli ultimi ambasciatori della Serenissima”.
Tornando al nostro Malanotte del Piave, si tratta di una piccola Denominazione, la cui produzione supera di poco le 50.000 bottiglie annue prevalentemente vendute sul territorio, anche se non mancano aziende capaci di esportarlo oltre i confini nazionali. La sua coltivazione, che si sviluppa lungo la parte finale del Piave, a cavallo delle province di Treviso e Venezia, è ancora oggi in parte segnata da un caratteristico sistema di allevamento a raggi per le viti, definito “bellussera” in omaggio ai suoi inventori, i fratelli Bellussi, tramite il quale la vite viene maritata a una pianta di sostegno, solitamente rappresentata da un gelso.
Per quanto concerne le uve, esse si contraddistinguono per una buccia abbastanza spessa, che fa sì che la sua maturazione si allunghi fino a novembre, quando gli altri vitigni della zona si sono già trasformati in vino e, in taluni casi hanno già incontrato la bottiglia. Stando al disciplinare, le uve devono parzialmente (da un minimo del 15% ad un massimo del 30%) essere sottoposte ad appassimento e il vino non può uscire prima di 36 mesi, di cui almeno 12 trascorsi in botti di legno.
LA DEGUSTAZIONE
Di seguito gli assaggi di tre espressioni di Malanotte del Piave, giovane Docg che oggi rappresenta una delle massime interpretazioni del Raboso. Le etichette in degustazione confermano la grande potenza in bocca di questo vino, che trova uno dei suoi principali tratti distintivi nella struttura e nel carattere conferitogli dal vitigno. I diversi gradi di evoluzione permettono inoltre di apprezzare lo sviluppo organolettico, che da un’evidente durezza dei tratti piega deciso verso un piacevole patrimonio di profumi e sfumature.
Cantina Pizzolato – Malanotte del Piave Docg 2016 “Il Barba Rossa”
Uvaggio: Raboso del Piave in purezza
Vinificazione: In rosso classica per il 70%, mentre il 30% delle uve viene fatto appassire su cassette di legno per circa 90 giorni.
Affinamento: Riposa per 24 mesi in botte di rovere e barrique, seguito da un affinamento di 6 mesi in bottiglia.
Il suo rosso rubino mostra immediatamente tutta la voglia di evolvere di questo vino firmato Pizzolato, uno dei marchi di riferimento della zona. Al naso le note vegetali di peperone si fondono ad una marcata componente alcolica, arricchita da sentori di pepe nero e liquirizia. In bocca è forte la spinta tannica, piacevolmente segnata da nerbo acido e linee di prugna, marasca e alloro.
Bonotto delle Tezze – Malanotte del Piave Docg 2016
Uvaggio: Raboso del Piave in purezza
Vinificazione: Separata nelle due fasi di uva fresca e uva appassita. Macerazione sulle bucce per circa 20 giorni in vinificatori di acciaio, svinatura con gestione della fermentazione malolattica.
Affinamento: Dall’estate successiva alla vendemmia viene trasferito in cantina, dove affina per almeno 24 mesi, a cui seguono almeno 4 mesi in bottiglia.
La giovane età rende il Malanotte del Piave delle Cantine Bonotto il più scontroso tra i tre campioni degustati. Un vigore rivelato dal suo colore rosso acceso, che al naso fa suoi aromi di piccola frutta rossa, tabacco e cacao. Un tannino pieno accompagna il sorso, dove si distinguono note balsamiche e sottobosco.
Ornella Molon – Malanotte del Piave 2014 Docg “Campo di Pietra”
Uvaggio: Raboso del Piave in purezza
Vinificazione: Classica in rosso. Macerazione in tini di legno per 18 giorni con delestage quotidiani. Fermentazione malolattica svolta in botti di rovere.
Affinamento: 24 mesi in barrique di rovere francese di secondo e terzo passaggio, più 12 mesi in botti di rovere da 50 hl. Successivo affinamento in vetro per minimo 12 mesi.
I due anni in più conferiscono rotondità a questo vino, dal rosso profondo e delicata alcolicità. L’ampiezza aromatica si rivela già al naso, con liquirizia e note balsamiche che si impongono sulla frutta ormai matura. In bocca si rivela di un’elegante complessità, con venature di amarena che contornano un corpo centrale speziato e dalle vellutate sensazioni di cuoio e rosa canina.