La sostenibilità delle imprese agricole per la ripresa dell’Italia

di redazione

Secondo AGRIcoltura100 l’adozione di modelli sostenibili sostenibilità aiuta le imprese agricole a crescere, rendendole più innovative, competitive e migliorando la qualità dell’occupazione.

Circa un’azienda agricola italiana su due (48,1%) è particolarmente sensibile e impegnata sul tema. E questa attenzione, sempre per una buona metà di imprese, esce ulteriormente rafforzata dalla pandemia, che ha impresso significativi cambiamenti alla cultura aziendale e dato nuovo significato a obiettivi e politiche sostenibili. Sono questi i principali risultati del primo Rapporto AGRIcoltura100 promosso da Reale Mutua in collaborazione con Confagricoltura nato per monitorare e valorizzare il contributo dell’agricoltura alla crescita sostenibile dell’Italia e alla sua ripartenza dalla crisi del Covid-19. La prima edizione ha visto la partecipazione di 1.850 imprese agricole di tutti i comparti produttivi e le regioni d’Italia.

Il modello di analisi ha elaborato i dati di 234 variabili e prodotto per ogni azienda diciassette indici per altrettanti ambiti di sostenibilità, raggruppati in 4 aree: E (Environment – Sostenibilità ambientale), S (Social – Sostenibilità sociale), G (Gestione – Gestione dei rischi e delle relazioni), D (Development – Qualità dello sviluppo). Sulla base dei dati raccolti è stato attribuito a ogni partecipante l’Indice AGRIcoltura100, che misura il livello di sostenibilità dell’impresa agricola. Queste le principali evidenze emerse del rapporto:

Una sensibilità diffusa per la sostenibilità. L’agricoltura italiana si dimostra un settore d’avanguardia in tema di sostenibilità: il 17,8% delle imprese ha infatti un livello di sostenibilità alto e il 30,3% medio-alto. Non emergono grandi differenze tra le aree geografiche e le attività produttive. L’impegno per la sostenibilità caratterizza tutte le fasce dimensionali: l’80% delle imprese più grandi ha un livello di sostenibilità alto o medio-alto, ma anche tra le aziende più piccole, con meno di 5 addetti, più di un terzo (34,2%) raggiunge quel livello.  L’area della sostenibilità ambientale è quella in cui si registra il maggiore impegno delle imprese agricole, con iniziative finalizzate al miglioramento dell’efficienza nell’utilizzo delle risorse (97,9% di imprese attive), alla garanzia della qualità dei prodotti e della salute alimentare (88,4%), fino alle attività di gestione del rischio idrogeologico (56,8%), di gestione e riduzione delle emissioni (55,9%) e alle innovazioni per la sostenibilità ambientale (30,7%), come l’uso di dati per i processi gestionali e produttivi o di tecnologie di precisione.

Anche la sostenibilità sociale vede un impegno significativo, dove qui spiccano la valorizzazione del capitale umano (67,5%), comprendente attività di formazione professionale ed extraprofessionale dei lavoratori, cooperazione con le scuole per l’inserimento dei giovani e attività di formazione sulla sostenibilità, e la sicurezza del lavoro (66,6%), con iniziative di formazione, controlli e certificazioni. Nell’area della gestione dei rischi e delle relazioni, invece, il tasso di iniziativa più rilevante è quello della gestione dei rischi, che vede attive il 74,9% delle imprese con polizze assicurative contro gli eventi atmosferici, per la protezione del patrimonio aziendale e per la responsabilità civile. Forte anche l’impegno nei confronti delle comunità locali (60,9%) e nei rapporti con le reti e la filiera (56,8%).

L’emergenza Covid-19 ha anche determinato impatti significativi nella cultura aziendale: una buona metà delle imprese agricole dichiara che la sostenibilità è aumentata di importanza in tutte le aree, in primis quella ambientale (52,4%) fino a quella sociale (50,5%) e della gestione dei rischi e delle relazioni (48,7%).

AGRIcoltura100 ha anche misurato la qualità dello sviluppo delle aziende agricole, l’area D (Development), definita dai tre ambiti della qualità dell’occupazione, competitività e innovazione. Qui circa un’impresa agricola su tre (32,5%) in Italia ha un livello di qualità dell’occupazione alto o medio-alto, ed è quindi impegnata nell’offrire rapporti di lavoro stabile e di qualità, facilitando l’accesso e la formazione dei giovani e sostenendo il lavoro delle donne, con iniziative di tutela dei diritti e conciliazione vita-lavoro. Questo indice è correlato positivamente al livello generale di sostenibilità espresso dall’Indice AGRIcoltura100: le imprese con qualità dell’occupazione alta e medio-alta sono il 15,8% di quelle con livello base di sostenibilità, il 28,3% di quelle con livello medio, il 36,8% di livello medio-alto, e il 49,1% delle imprese con livello di sostenibilità alto. Dati significativi anche in tema di innovazione, dove oltre un’impresa su tre (37,2%) ha un livello alto o medio-alto, anch’esso correlato positivamente con lo standard generale di sostenibilità.

Mettendo a fattor comune qualità dell’occupazione, competitività e innovazione, emerge che ben il 38,8% delle imprese agricole in Italia ha un indice di qualità dello sviluppo alto o medio-alto, e anche in questo caso traspare la robusta correlazione con l’Indice AGRIcoltura100. Da ciò si può desumere che le imprese con un livello elevato di sostenibilità sono anche più sostenibili sotto il profilo economico, hanno una migliore qualità dell’occupazione (più lavoro continuativo, più donne e più giovani), sono più competitive e innovative. Investendo nella sostenibilità, dunque, le imprese agricole generano un impatto positivo sull’ambiente e la società e insieme rafforzano il proprio business e la capacità competitiva.