L’azienda vinicola fondata dal figlio del primo re d’Italia ha ripreso l’antica tradizione delle “pietre magiche” antropomorfe, esplorata in un libro dall’antropologo Piercarlo Grimaldi.
di Giambattista Marchetto – Elena Morganti
I pali da vigna antropomorfi in pietra ritrovati in Langa sono un enigma antropologico, sciolto attraverso una originale ricerca da Piercarlo Grimaldi, antropologo culturale e già rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, che ha pubblicato a fine 2020 il volume “La Vigna Magica. Le Pietre antropomorfe ritornano a popolare la Langa”.
Partita dal ritrovamento di due pali di testa di filare negli anni Settanta del Novecento – ciò che rimaneva di una erta vigna posta al confine tra la Langa astigiana e cuneese – la ricerca ha portato lo studioso ad esplorare la cultura contadina dalle profonde radici magico-religiose che aveva scolpito nell’arenaria oltre venti coppie di pali da testa, “erigendo un’acropoli sulle più remote colline selvagge, lontane da dio e dai santi, dove non c’è attesa che l’arte popolare esprima una così alta vertigine di stupore e di fecondità della natura. Una memoria/monumento di pietra, un sommerso antropologico che aiuta a capire meglio la storia senza storia delle colline del Piemonte meridionale”.
BOTTIGLIE DA COLLEZIONE
Oggi il magismo contadino rinasce grazie a dodici esemplari di pietra, simbolici capitesta realizzati dal neo-picapere Nando Gallo, che ha lavorato con antica creatività l’arenaria. Le teste oggi presidiano la sperimentale Vigna Magica di Mirafiore, dalle cui uve origina il vino Pietra Magica di Casa E. di Mirafiore, interpretazione di come la terra sia parte di un “sacro progetto contadino”.
La bottiglia Pietra Magica che origina dalla vigna magica è l’ultima nata in Mirafiore – casa vinicola fondata nel 1878 da Emanuele Alberto Guerrieri conte di Mirafiore, figlio del primo re d’Italia – ed è espressione di come venisse concepito e interpretato il vino in Langa. Il tempo della campagna richiedeva che il Nebbiolo non venisse vinificato singolarmente, ma ripassato sulle bucce di Barbera, macerato a cappello sommerso e affinato un anno in botte grande. Pratiche tramandate dagli antenati, che nelle vigne di Serralunga d’Alba sono conservate e integrate con le conoscenze tecniche del presente. Il risultato sono 6.666 esemplari di questo vino, una collezione di sei bottiglie con ogni etichetta portatrice di un magico valore: lo Stupore, la Donna Tribale, la Fertilità Maschile, la Fertilità Femminile, la Sapienza Contadina e il Nutrimento. Le etichette, ideate dallo studio di design svedese Motherland, racchiudono nel loro universo narrativo il mistero della vigna.
NOTE DI DEGUSTAZIONE
Pietra Magica, Langhe Doc Rosso 2018
Uvaggio: 100% Nebbiolo (con utilizzo di bucce di Barbera)
Vinificazione: a metà fermentazione il vino viene separato dalle proprie bucce per effettuare un délestage su bucce di Barbera con contatto di almeno 2 ore e poi tornare su quelle di Nebbiolo. Seguono una macerazione di massimo 20 giorni a cappello coperto e la fermentazione malolattica.
Affinamento: 1 anno in botte grande.
La consistenza del vino colpisce subito, tangibile già alla vista con lacrime lente che colano sul vetro del calice. Il colore è un rosso rubino lucente e di bella trasparenza, che tende verso la sfumatura granata. Al naso arriva chiara e immediata una nota di ginepro e di pepe, poi gli aromi di frutti rossi, soprattutto marasca, seguita da ricordi ematici e da un accenno di foglia di pomodoro. In bocca il Pietra Magica entra morbido, ma presto si avvertono una freschezza tagliente e l’astringenza dei tannini, non invadenti ma ancora un po’ verdi, a suggerire che il vino ha ancora bisogno di tempo. Un sorso secco e caldo, con un finale che richiama i sentori ematici già avvertiti al naso. Seducente quanto strutturato e complesso, un vino come questo richiede abbinamenti gastronomici importanti, come arrosti di selvaggina o brasati, ma anche formaggi stagionati e dal sapore intenso.