L’esercizio del gruppo in valpolicella rimane impattato dal Covid, con una maggiore incidenza su duty free e horeca. Ricavi a 51,7 milioni.
“Il bilancio approvato restituisce l’immagine di un esercizio complicato dalla pandemia, con impatti particolarmente pesanti sui ricavi correlati alla limitazione di viaggi e turismo. Al contempo abbiamo avuto evidenzia che, quando l’horeca ha avuto la possibilità di operare, il nostro business ha reagito immediatamente, grazie anche alla forza del nostro marchio”. Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, introduce così un bilancio dai numeri pesanti per la Spa di Sant’Ambrogio di Valpolicella quotata su AIM Italia e tra i leader italiani nella produzione di vini premium.
“Sperimentiamo tutti un nuovo modo di lavorare – aggiunge Boscaini – in cui occorre abbinare con sempre più attenzione e coerenza la strategia di lungo periodo e la tattica di breve: lo scenario è imprevedibile e induce cambiamenti che in parte stanno diventando strutturali, soprattutto a livello distributivo. La nostra risposta è una maggiore attenzione all’utilizzo coordinato di tutti i canali e alla segmentazione di gamma”.
L’IMPATTO DEL COVID-19
L’emergenza Covid ha ovviamente impattato in misura determinante sul business del gruppo e su diversi anelli della catena del valore aziendale nel 2020. In particolare, analizzando il trend dei ricavi a livello geografico si evince un’evidente correlazione con l’espansione, prima in Italia e a seguire in altri Paesi, del Coronavirus e delle conseguenti misure di distanziamento sociale e chiusura o limitazione di molte attività economiche, e in particolare del settore dell’Horeca, canale distributivo prevalente per Masi. La riapertura del canale horeca non ha riguardato tutti i punti distributivi pre-Covid, in quanto molti ristoranti non hanno riaperto e ancor più significative sono risultate le mancate riaperture nel comparto dell’hôtellerie. Le grandi città, collegate al turismo leisure o di business, soffrono ancora un drammatico calo di presenze. La necessità di adottare stringenti misure di profilassi limita infine le possibilità di lavorare a break-even per chi ha riaperto, compresi i punti di distribuzione gestiti direttamente dal Gruppo nell’ambito della Masi Wine Experience. Il canale del Travel Retail, storicamente destinazione di volumi importanti per Masi, ha poi sofferto il sostanziale azzeramento dei viaggi.
L’off trade – rappresentato per il gruppo dai monopoli di distribuzione e (in misura molto inferiore) dalla gdo – ha mantenuto la sua operatività mitigando il décalage dei ricavi complessivi. Lo stesso dicasi per l’online: “è indubbiamente un canale del futuro, ha conseguito incrementi di grande significatività percentuale – riconoscono dall’azienda – ma in numeri assoluti resta il fatto che la nostra struttura distributiva si fonda prevalentemente sull’horeca, come quella di tutti i produttori di vini a marchio premium”.
LA BATTAGLIA NON È FINITA
La battaglia è stata dura e non è ancora terminata. “Non risulta possibile a oggi stimare con sufficiente attendibilità l’impatto che l’emergenza da Coronavirus potrà avere sull’andamento delle attività della società e sulla sua situazione economica, patrimoniale e finanziaria – ammettono in Masi – non è infatti prevedibile quando potrà terminare nei vari Paesi la fase di contenimento del contagio, né soprattutto è delineabile l’effetto che la stessa produrrà ex post in termini di stile di vita e relazioni sociali. Il fenomeno verrà costantemente monitorato nella sua evoluzione e considerato ai fini dell’implementazione delle conseguenti azioni gestionali. Sulla base delle previsioni formulabili oggi, comunque, l’inevitabile perdurare delle limitazioni anti-contagio, unitamente all’elevato livello di incertezza che si sta radicando anche nell’attitudine al consumo, influenzerà i nostri risultati economico-finanziari anche nell’esercizio 2021. Il management – comunica il gruppo – ha intrapreso una molteplicità di azioni difensive, tra cui il rinvio o il dilazionamento di alcuni investimenti ad elevato assorbimento di cassa, continuando invece a lavorare sui progetti di sviluppo cruciali per il rafforzamento del marchio”.
NUMERI E PROSPETTIVE PER IL GRUPPO
Ecco dunque in sintesi i dati relativi all’esercizio 2020, annus horribilis causa Covid.
Masi Agricola ha chiuso l’anno con ricavi netti per 51,7 milioni di euro (-20,4% rispetto ai 64,9 milioni del 2019), con un dimezzamento dell’Ebitda (da 11,2 a 5,5 milioni) e un drastico ridimensionamento dell’Ebit a 1,3 milioni (contro i 7,3 milioni dell’anno precedente). L’esercizio si è chiuso comunque con un utile netto di 800mila euro (meno di un quinto rispetto ai 4,3 milioni del 2019), per effetto positivo della fiscalità. Contestualmente si è ridotto l’indebitamento finanziario netto (da 8,7 a 6,4 milioni). Per sostenere la solidità patrimoniale della società, come già avvenuto per l’utile 2019, anche l’utile 2020 è stato riportato interamente a nuovo e dunque non distribuito.
“Lo scenario emergente attesta che la crisi da Coronavirus non richiede nel medio-lungo termine una revisione dei target strategici aziendali – chiarisce però l’azienda – ma rende altresì necessario attivare un’attenta gestione delle evidenze insorgenti e del conseguente inevitabile abbassamento degli obiettivi di breve. A tal fine va sottolineato che la solidità patrimoniale della società fornisce un elevato standing finanziario a supporto delle esigenze operative e dei programmi di sviluppo: riteniamo pertanto che la continuità aziendale sia ampiamente garantita, sia in termini di presidio distributivo dei Paesi e canali in cui lavoriamo, sia nella capacità di organizzazione e gestione del business”.