Cecchi gioca di cru con Villa Rosa nel segno del sangiovese

di Elena Morganti

Dalla zonazione alle selezioni clonali, nella tenuta di Castellina in Chianti il gruppo vinicolo coltiva un progetto per valorizzare il territorio attraverso il suo vitigno principe.

Un progetto incentrato sulla Gran Selezione e sui cru, per valorizzare attraverso il sangiovese le caratteristiche del terroir di Castellina in Chianti. È l’idea della famiglia Cecchi per Villa Rosa, tenuta acquisita nel 2015 dai Lucherini Bandini e da sempre vocata per la produzione di Chianti Classico. Una realtà di 126 ettari di terreni, di cui 30 a vigneto e 15 a oliveto, nel cuore di una delle più grandi cipressete d’Europa e caratterizzata da suoli calcarei a matrice argillosa, con profili eterogenei che uniscono l’alberese ai galestri scistosi, a un’altitudine tra i 255 e i 425 metri.

Qui Cecchi, firma iconica del vino toscano e chiantigiano, ha iniziato un meticoloso lavoro di caratterizzazione geo-pedologica da cui è emersa una grande eterogeneità nella composizione dei terreni, nonostante la zona sia circoscritta. Da qui la selezione dei porta innesti e dei cloni più indicati a seconda del terreno e dell’altitudine, per esaltare al massimo il sangiovese. Ma non è finita. Al fine di preservare le antiche varietà clonali del vitigno è in atto un continuo recupero delle viti più vecchie, dalle quali vengono prelevate e reinnestate le gemme. Un processo di rinnovamento che punta a creare un insieme di viti, differenti per età e per genetica, ma in grado di far esprimere al meglio il territorio di appartenenza.

E nei prossimi anni l’obiettivo del lavoro di vigna sarà quello di individuare i cru più rappresentativi della tenuta. Oggi, infatti, la morfologia di Villa Rosa comprende tre diverse aree vitivinicole, il cui sangiovese è destinato principalmente alla Gran Selezione, identificate con i vigneti Casetto, Palagione-Villa e Ribaldoni. Se Casetto è caratterizzato da un’altitudine di 425 metri sul livello del mare e da suoli ricchi di galestro toscano, le vigne Palagione e Villa hanno altitudini inferiori con piena esposizione a sud e terreni caratterizzati da una presenza abbondante di alberese e ciottoli. Ribaldoni, che si trova a un’altitudine compresa tra i 255 e i 290 metri sul livello del mare, è invece formato da terreni di medio impasto argilloso–limoso, esposti a nordovest. È proprio qui che si sta concentrando il lavoro di selezione clonale del sangiovese ed è da questo vigneto che prende il nome la seconda etichetta della tenuta, il Chianti Classico “Ribaldone”, prodotto con le uve provenienti dalle piante più giovani.

Il Ribaldone e la Gran Selezione di Villa Rosa sono prodotti in un numero di 13mila bottiglie ciascuno e incarnano l’idea di un sangiovese in grado di parlare per il territorio.

DEGUSTAZIONE

Ribaldoni, Chianti Classico Docg 2016

Uvaggio: prevalenza sangiovese con altre uve a bacca nera.
Vinificazione: fermentazione a temperatura controllata di 25-28°C
per circa 5 giorni e macerazione prolungata sulle bucce (circa 15 giorni).
Affinamento: 12 mesi in tonneaux e almeno 6 mesi di bottiglia prima della commercializzazione.

Un bel rosso rubino intenso e lucente. Al naso emana aromi di frutta rossa matura, ciliegia, con una lieve speziatura di ginepro e note terrose di sottobosco. Il sorso porta con sé una bella freschezza e una piacevole sensazione sapida. Il tannino è fine ma ancora giovane e scalpitante, soprattutto sul finale, suggerendo che questo vino ha ancora della storia davanti e molto da regalare. Sicuramente piacevole in abbinamento ad arrosti e cacciagione, con sapori decisi ed intingoli che troveranno nel tannino del Ribaldoni il giusto bilanciamento. Ideale, ad esempio, con una faraona arrosto.

Chianti Classico Gran Selezione Docg 2015

Uvaggio: 100% sangiovese
Vinificazione: fermentazione a temperatura controllata di 25-28°C
in acciaio per circa 6 giorni e macerazione sulle bucce di circa 22 giorni.
Affinamento: 15 mesi in tonneaux e 3 mesi in cemento prima dell’imbottigliamento. Riposo in bottiglia di almeno 1 anno prima della commercializzazione.

Calice rosso rubino lucente e di bella trasparenza, con unghia tendente al granato. Al naso, sentori evoluti di un frutto rosso macerato che lascia spazio al tabacco, con un lieve accenno di cioccolato e humus. In bocca è morbido e di struttura, con una sensazione di calore piacevole e ben integrata. Il tannino levigato conduce il sorso fino a una chiusura che richiama gradevolmente la liquirizia. Anche qui l’abbinamento più naturale sono piatti succulenti e dal gusto deciso, come arrosti e cacciagione, magari un fagiano in umido o uno arrosto allo spiedo, ma anche i formaggi stagionati.

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