Continua a crescere la sensibilità ambientale dei viticoltori locali, che in 114 hanno già aderito allo standard di certificazione SQNPI.
È stata presentata l’undicesima edizione del ‘Protocollo Viticolo’ del Consorzio Conegliano Valdobbiadene, finalizzato a promuovere e salvaguardare il relativo territorio di produzione. L’obiettivo del documenti è favorire un minor impatto ambientale della gestione del vigneto, grazie alla riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari e alla corrispondente integrazione di pratiche agronomiche più rispettose del territorio e del paesaggio.
“Il Protocollo Viticolo è un documento d’indirizzo per i viticoltori che anno dopo anno si perfeziona grazie alla conoscenza e alla ricerca delle migliori pratiche agricole possibili sul nostro territorio – dichiara Innocente Nardi, presidente del Consorzio – Vogliamo superare il semplice elenco di sostanze consigliate per la gestione del proprio vigneto e consegnare nelle mani dei nostri soci un vero e proprio vademecum in grado di supportarli efficacemente e indirizzarli verso pratiche sempre meno impattanti. I risultati dell’azione di sensibilizzazione si misurano anche grazie all’aumento dei soci che hanno ottenuto la Certificazione SQNPI. Ad oggi le aziende associate certificate sono 114, erano 35 nel 2019”.
Per una lettura agevolata del Protocollo in ogni capitolo sono state evidenziate le molecole utili a risolvere i problemi più comuni fronteggiati dal viticoltore e conseguente elenco consultabile di prodotti in vendita. Inoltre, sono messi a disposizione dei viticoltori articoli di approfondimento sui temi più urgenti in ambito di difesa dalle malattie e dagli insetti più aggressivi nella Denominazione, come mal dell’esca, flavescenza dorata, cocciniglia farinosa. Infine, si insiste sull’adozione di metodi di gestione più compatibili con la salubrità del vigneto, come la confusione sessuale e lo sfalcio delle erbe.
Di fatto il Protocollo Viticolo vuole mettere l’agricoltore nelle condizioni di scegliere quali metodi utilizzare per la gestione del vigneto, che siano chimici oppure biologici, in base alle reali esigenze della vite e del campo in ogni momento. A questo fine sono attivi da tempo strumenti tecnici e tecnologici di raccolta dati che fotografano costantemente la situazione del vigneto, come capannine metereologiche e bollettini agronomici. La situazione dei vigneti è in seguito trasmessa dal Consorzio ai viticoltori perché scelgano l’azione più adatta da operare in campo al più basso impatto ambientale.
Importante anche la funzione di stimolo verso un approfondimento della cultura ambientale dei viticoltori svolta dal Protocollo e misurabile attraverso lo sviluppo dei progetti agronomici volti alla riduzione dell’impatto ambientale delle pratiche agricole. Tra queste si deve menzionare la SQNPI – Sistema Qualità Nazionale Produzione Integrata, progetto partito nel 2019 con l’obiettivo di rendere la Denominazione sempre più sostenibile attraverso la certificazione delle aziende della Denominazione. Si tratta di un sistema di certificazione che considera tutti i mezzi produttivi e di difesa delle coltivazioni dalle avversità, in grado di ridurre al minimo l’uso in vigneto delle sostanze chimiche di sintesi e di razionalizzare la pratica della fertilizzazione. Per ottenere e mantenere la certificazione sono predisposte attività di controllo, prima fra tutte l’analisi, su un campione significativo di uve prodotte, volta a monitorare il rispetto nell’ impiego in vigneto di prodotti fitosanitari autorizzati dalla Regione Veneto. Ad oggi le aziende associate che hanno condiviso tale progetto di certificazione sono 114. Entro il 2029 tutte le aziende della Denominazione dovranno essere certificate, con conseguente possibilità di utilizzare il logo “ape” sui propri prodotti.
Altri progetti in essere sono quelli nominati ITAca, realizzato in collaborazione con l’Università di Padova e con la Regione Veneto, e Vecchi Ceppi. Il primo, acronimo di Innovazione Tecnologica e Ambientale per la gestione dei trattamenti nella viticoltura eroica, si pone l’obiettivo di aumentare la sostenibilità ambientale della viticoltura e il sostegno alla redditività delle aziende. Un impianto fisso, attivo da Scandolera a Vidor, consente misurazioni oggettive, si interfaccia con la piattaforma LA.VI.PE per migliorare le previsioni fitoiatriche e i volumi applicati sulla base dello sviluppo fogliare. Il progetto ITAca prevede infine la raccolta centralizzata dei dati dei trattamenti in modo da avere una base statistica sia per valutare la rispondenza ai protocolli sia per usarli a livello epidemiologico.
Il progetto ‘Vecchi Ceppi’ che risale al 2014 ha invece lo scopo di salvaguardare la diversità biologica della vite del territorio attraverso la moltiplicazione di dodici vecchi ceppi centenari selezionati e testati per diventare veri e propri cloni commercializzabili. L’obiettivo che il Consorzio si prefigge è quello di fornire, agli associati che lo desiderino, l’opportunità di scegliere di mettere a dimora cloni derivanti dai ceppi centenari per poter mantenere l’unicità del nostro prodotto anche per gli anni a venire.
Le tappe del Protocollo Viticolo in sintesi
La prima edizione del Protocollo Viticolo è stata pubblicata 11 anni fa e da allora ha acquisito sempre più importanza per i soci e per altre realtà viticole italiane. Risale al 2013 l’esclusione di tutte le formulazioni contenenti prodotti a base di Folpet, Mancozeb, Dithianon, e diverse altre sostanze che la legge avrebbe consentito di utilizzare, come accaduto successivamente nel 2016. Nel 2018 è stata assunta la decisione delle amministrazioni locali di vietare il glifosato. Nel 2019 il divieto è entrato in vigore, ancora con anticipo rispetto al quadro normativo nazionale ed europeo, rendendo così il Conegliano Valdobbiadene la più estesa zona in Europa che ha vietato l’uso della molecola più discussa degli ultimi anni, che continua ad essere utilizzata in moltissime aree agricole italiane ed europee. Oggi il Protocollo Viticolo è un documento che indirizza con maggior vigore i viticoltori verso pratiche biologiche o più sostenibili ed è il perno dell’attività di sostenibilità del Consorzio Conegliano Valdobbiadene.