A seguito dell’approvazione del Piano Europeo sul Biologico è indispensabile che il nostro paese si attivi per non perdere la leadership in un settore cruciale per lo sviluppo futuro.
È ora che l’Italia alzi l’asticella. Poche ma chiare parole quelle pronunciate da Aiab a commento delle future politiche nazionali attuative del Piano europeo sul biologico. Dopo aver così espresso tutta la sua soddisfazione per quanto deciso dalla Commissione a proposito di un settore che, secondo la strategia comunitaria, dovrebbe coprire entro il 2030 il 25% delle superfici agricole coltivate, l’associazione riporta la questione a livello nazionale, invitando gli organi competenti a non lasciarsi sfuggire questa opportunità.
L’Italia, che è oggi leader del settore bio, deve infatti giocare un ruolo di primo piano per non lasciarsi ‘annichilire’ dall’agricoltura europea. Per questo, secondo Aiab, è indispensabile progettare adesso un nuovo Piano di Azione del Bio Nazionale, determinato da chi conosce e pratica il biologico. Non solo, bisogna anche investire in ricerca e innovazione; rafforzare il sistema dei controlli semplificando la burocrazia per le aziende e sostenendo la certificazione di gruppo; valorizzare i distretti biologici sul territorio che esaltano la nostra grande diversità e vocazione territoriale; promuovere l’agricoltura sociale; incentivare al massimo il bio nelle mense pubbliche, scolastiche, ospedaliere, aziendali.
Ad oggi, invece, esiste una distanza siderale tra quanto sta decidendo l’Europa sul bio e quanto sta facendo il nostro governo. Mentre l’UE chiede di destinare al nostro settore almeno il 30% dei fondi per la ricerca, il PNRR – Piano Nazionale per la Rinascita e Resilienza dimentica il bio per parlare solo di bioenergia. Perché si evitino questi passi falsi, AIAB lancia un appello al ministro Patuanelli affinché il biologico non sia solo una citazione nel PSN ma ne sia la cornice di lavoro.