Rinnovate abitudini di consumo spingono il vino di fascia media a scapito dei fine wines. Resiste le spumante, positivo l’universo Prosecco.
In un anno segnato dalla prolungata chiusura dell’horeca e dal conseguente spostamento dei consumi all’interno delle mura domestiche, le vendite dei primi cinque gruppi concentrati sui vini di fascia alta si sono ridotte di circa il 12%. A sostenerlo la consueta analisi di Pambianco sui bilanci preconsuntivi delle principali aziende vitivinicole italiane, che al contempo indica un positivo +3% per i fatturati dei vini di fascia media.
A proposito dei primi, a guidare la classifica dei fatturati troviamo Antinori (221 milioni di fatturato), che registra una flessione del 10%, causata da un mercato domestico incentrato sull’horeca, solo parzialmente compensato da una crescita dell’estero.
Simili percentuali (-9%) per Santa Margherita, seconda con 172 milioni di fatturato. Dal bilancio del gruppo emerge anche un ebitda di due milioni superiore rispetto al 2019 (58 contro 56), nonostante i 29 milioni investiti durante l’anno, che portano l’investimento complessivo dal 2005 ad oggi a superare i 300 milioni di euro. Particolarmente favorevole, nel 2020, è stato l’andamento del suo vino icona, quel Pinot grigio che celebra adesso i suoi primi 60 anni. Chiude il podio premium Frescobaldi, con 103 milioni di fatturato, senza contare la parte di hospitality, in calo del 10% sull’esercizio precedente. Prossime al 20% le perdite delle ultime due aziende: Lunelli, che ha pagato la cancellazione di ogni occasione conviviale, terreno ideale per le bollicine Trentodoc, e Terra Moretti, che archivia il 2020 con 58 milioni di fatturato, in calo del 19% sul 2019.
Tra i vini di fascia media, si conferma in vetta Cantine Riunite&Civ, con 600 milioni di ricavi stimati, davanti a Caviro con 363 milioni e a Botter, prima società privata dietro ai due gruppi cooperativi, con 230 milioni. Seguono Fratelli Martini, Cavit e Italian Wine Brands, che registra la migliore performance dell’anno. A chiudere la top10 Enoitalia, Mezzacorona, Zonin 1821 e Terre Cevico. Il risultato di Riunite è frutto sia del contributo della controllata Gruppo Italiano Vini (395 milioni di euro, -3% rispetto 2019) , focalizzata su una fascia più alta e ben inserita nell’horeca, sia dei marchi distribuiti in gdo, come Lamberti, Bolla e Melini, che hanno messo a segno incrementi di vendite. A sua volta Caviro, leader nazionale per quantità prodotte, ha chiuso il bilancio la scorsa estate con una crescita del 10% a quota 362 milioni ma l’impatto della pandemia ricadrà in parte sull’esercizio in corso.
In un anno privo di eventi e convivialità, i conti dei primi cinque gruppi specializzati nei vini spumanti presentano andamenti contrastati. A brillare è l’universo Prosecco, con la Doc Treviso che raggiunge per la prima volta quota 500 milioni di bottiglie e le Docg Conegliano Valdobbiadene e Asolo Prosecco che evidenziano segnali positivi in quanto a stabilità (confermate le 92 milioni di bottiglie nella zona storica del prosecco) e crescita (imbottigliamenti di spumante asolano cresciuti del 10%). In testa si conferma Fratelli Martini, che, con i suoi marchi Sant’Orsola e Canti, è salita da 206 a 210 milioni di euro. A seguire la cooperativa più forte del Prosecco, la trevigiana La Marca, che cresce del 6% e arriva a 150 milioni. Al terzo posto la Contri, molto attiva anche nelle bolle rosse a base lambrusco, che vola a 109 milioni con un balzo di oltre il 13%. Grazie al successo del Prosecco Rosé, il Gruppo Villa Sandi, quarto, contiene le perdite (-4%) e chiude con un fatturato di 91 milioni (-4%). Infine, ex aequo al quinto posto, Lunelli e Mionetto con 85 milioni di fatturato.