Si consolida la crescita del mercato Bio in Italia

di Carlo Spagnolo

Il primo trimestre 2021 conferma i livelli di consumo raggiunti un anno fa, grazie soprattutto a vendite on-line e discount.

In un momento di grande dinamismo per l’agricoltura biologica, Assobio auspica una grande stagione di rinnovamento culturale, indispensabile a compiere una reale e duratura transizione ecologica in direzione del Green Deal e del Recovery fund europei. Per questo l’associazione invita il nostro paese a investire in istruzione, ricerca, digitalizzazione di filiera e sgravi fiscali ai produttori.

Da un punto di vista economico, nel primo trimestre del 2021 si è consolidato l’incremento dei consumi iniziato un anno fa, quando tra marzo e aprile vi fu una crescita del 20%. Stando ai dati Nielsen, a contribuire a questa buona performance sono stati soprattutto il canale online, cresciuto del 79% rispetto a un anno fa, e i discount, che segnano un +10,5%.
Restano però alcune contraddizioni strutturali del mercato, laddove l’Italia, pur vantando una delle maggiori quote nazionali di superficie agricola utilizzata a biologico in Europa (15,8% del totale SAU) mantiene bassi livelli di spesa bio pro-capite, ferma a 60 euro all’anno, contro i 144 in Germania, 174 in Francia, 338 in Svizzera e 344 in Danimarca (dati Fibl & Ifoam, 2021).

I dati dimostrano che il biologico non è una nicchia e il potenziale per un aumento dei consumi interni c’è – osserva Roberto Zanoni, presidente di Assobio -. Va comunicato il suo valore reale. Da un lato il Governo dovrebbe investire in formazione nelle scuole e nella ricerca universitaria, con master e corsi di laurea in agricoltura biologica, per ripensare in chiave nuova il mondo della formazione. Dall’altro lato, si dovrebbe creare maggiore consapevolezza nel consumatore e avviare economie di scala, favorendo il passaggio ad un’autentica agroecologia e ad una maggiore competitività del comparto”.

Per favorire gli orientamenti del Green Deal e delle strategie a esso collegate sarebbe opportuno alleviare i costi di certificazione biologica che gravano sulla filiera “Tale onere si riverbera su produttori, trasformatori e distributori, fino al prezzo finale: virtuosi e tassati, insomma. Riconoscere a questi operatori un credito di imposta, oltre a favorire la conversione delle superfici, aiuterebbe anche i consumi, insieme a un auspicabile taglio dell’Iva sui prodotti dell’ortofrutta biologica: la strategia ‘Farm to fork’ prevede infatti che tutti gli europei possano contare su alimenti sani, economicamente accessibili e sostenibili”.

La promozione della tracciabilità, la valorizzazione dei loghi di qualità europea in etichetta, la comunicazione, sono alcune leve per incrementare la fiducia dei consumatori, avvalendosi delle tecnologie digitali, avanzate dalla stessa Commissione di Bruxelles, in una recente comunicazione al Parlamento europeo “Urge investire nell’innovazione digitale, creando una piattaforma di tracciamento validata dal ministero delle Politiche agricole, che dovrà essere utilizzata da tutti, produttori e operatori del biologico, dal campo alla tavola – conclude Zanoni -. È ora di un vero cambio di passo a tutti i livelli, dalle scuole ai decisori politici, dagli opinion leader ai distributori, per riconoscere nel biologico l’asset che potrà dare al Paese un ruolo da protagonista nel futuro green e sostenibile d’Europa”.