Un’analisi Uiv rivela la crescente propensione delle aziende italiane a produrre spumanti bianchi con varietà autoctone.
L’universo Prosecco guida la carica delle ‘bollicine’ italiane nei mercati esteri, rappresentando oltre la metà del totale e circa i due-terzi dei vini Dop e Igp imbottigliati. Questo il dato più rilevante che emerge dall’analisi condotta dall’Osservatorio UIV sui volumi di spumante italiano nel 2020, dalla quale emerge che la produzione sparkling nazionale si attesta di poco sopra le 750 milioni di bottiglie, di cui oltre 600 milioni a denominazione di origine. Buon anche la propensione all’export, superiore al 70%.
L’analisi rivela che quella spumantistica rimane una produzione fondamentalmente sbilanciata sui bianchi, con i rosati fermi al 4%, in gran parte composto dalla nuova versione rosé del Prosecco, e i rossi rappresentati solo da piccoli areali e Denominazioni che Unione Italiana Vini definisce ‘bandiera’.
A livello di vitigni utilizzati, accanto alla Glera ed alcuni internazionali come Chardonnay e Pinot nero, base storica dei metodo classico, troviamo lambrusco, trebbiano, moscato, falanghina, grechetto, malvasia, grillo, nero d’Avola, negroamaro e vermentino. “Una dimostrazione inequivocabile che la febbre da spumante, accesa dal successo planetario del Prosecco, ha contagiato tutto lo Stivale, spingendo moltissimi territori a cercare (o creare ex novo) la propria vocazione alle bollicine” commenta Unione Italiana Vini.