Wine Searcher accompagna in un viaggio tra gli acquirenti dei vini più pregiati al mondo, tra colpi di scena e la conferma del Made in Italy negli Stati Uniti.
Chi sono i fine wine buyers? Ma soprattutto, cosa è un fine wine? A queste domande ha risposto uno studio firmato Areni Global e del quale W. Blake Gray rende conto sulle pagine di winesearcher.com. Grazie a questo contributo si scoprono così le differenti motivazioni d’acquisto e la geografica enoica dei consumatori di Stati Uniti, Regno Unito, Cina e Hong Kong.
Partendo dalle caratteristiche che elevano un vino allo status di fine wine, che per lo studio equivalgono a vini dal prezzo pari o superiore a 75$, Blake Gray rivela dei risultati capaci di smentire credenze radicate. E così, mentre si scopre che ‘solo’ il 35% degli inglesi ritiene l’età un indicatore importante della qualità di un vino, la ricerca evidenzia anche che ben due terzi degli acquirenti cinesi (continentali) acquistano, talvolta, fine wines. Il che, tradotto, significa un bacino di oltre 35 milioni di persone, dodici volte superiore a quello inglese.
Oltre allo stupore per il fatto che in Usa e Uk l’acquirente di fine wines ha un’età media inferiore a quella di chi, negli stessi paesi, acquista vino tout court, Blake Gray riporta anche la diversa sensibilità circa la geografia dei fine wines. Sebbene la Francia si confermi un po’ ovunque in cima al gradimento degli acquirenti, negli Usa il fascino del Made in Italy non sembra perdere appeal, tanto che i vini italiani si confermano la prima scelta dopo la ‘loro’ California.
La parte finale dell’articolo è dedicata a sostenibilità e ruolo delle guide, temi sempre attuali cui si esprimono anche Pauline Vicard, executive director di Areni, e Felicity Carter, ex redattore capo di Meininger’s Wine Business International. Alle ultime righe dell’articolo il compito di rispondere alla domanda iniziale spiegando ‘del perché l’appassionato (di fine wines) è un amico prezioso’.