Elisabetta Sedda è partita da zero: nessuna esperienza, nessuna tradizione di famiglia, nessuna proprietà. Ma una passione e dedizione che traspaiono dalle sue parole.
La passione per il vino l’ha ereditata dagli avi con radici ben piantate in Sardegna, ma è dopo aver frequentato un corso da sommelier (Fisar) che Elisabetta Sedda ha deciso di diventare una vignaiola integrale. Nella sua microazienda, che produce vini particolari per identità e processi di vinificazione, si occupa di tutto: dalla vigna alla cantina, dai social alle etichette.
Si dichiara orgogliosamente “sbarbatella”, in qualche modo denunciando la propria naïveté nel mondo del vino, eppure le sue risposte raccontano una forte consapevolezza. E sorprende l’entusiasmo con cui tributa pari onore alle radici sarde e a quella Valle d’Aosta in cui è nata e cresciuta e in cui sceglie ogni giorno di far nascere i propri vini.
Elisabetta, racconti la tua azienda e qual è il tuo ruolo?
Vintage nasce nel 2016 da zero. Nessuna proprietà, nessuna cantina, nessuna esperienza, nessuno studio inerente alla viticoltura né all’enologia, ma una grande passione per il vino tramandatami dalla sommellerie. Dopo aver recuperato pezzi di “giungla” abbandonati da qualche anno, mi sono sempre accontentata di ciò che trovavo e ho iniziato a realizzare i vini in base a ciò che avevo a disposizione, con qualche socio vagante (poi perso per strada), un piccolo spazio in affitto in una cantina dove vinificavamo in 3 aziende, tanto amore e una passione per i vini “naturali” in particolar modo i macerati friulani. Ho iniziato così i primi esperimenti di vinificazione, vendendo i vini già dalla prima annata: il Tacsum (Muscat al contrario, 100% uve moscato bianco della vocatissima zona di Chambave, vinificato con macerazione sulle bucce) e l’or du Mont (l’oro del monte, 100% prié blanc, coltivato ai piedi del Monte Bianco nel comune di Morgex, in stile semi ossidativo) hanno ricevuto un bel riscontro. Per quanto riguarda i rossi invece ho preferito aspettare e tentare ancora negl’anni successivi, perché non ero convinta appieno e non sono mai riuscita a vendere qualcosa che non incontra il mio gusto personale.
Mi occupo di tutto io: vigna, cantina, vendita, social, contabilità, anche se per fortuna dal 2019 a piccoli passi è entrato in azienda anche mio fratello Matteo e stiamo iniziando a dividerci i compiti e le mansioni. Attualmente abbiamo circa 3 ettari di superficie in affitto non ancora totalmente in produzione, tra nuovi impianti e vecchi vigneti da rimettere in produzione, e un piccolo garage/cantina dove possiamo esprimere tutta la nostra personalità nella vinificazione. Ora stiamo acquistando il nostro primo vigneto!
Quali sono i vini che produci? Con quale filosofia?
Non avendo una lunga esperienza di vinificazioni alle spalle ed essendo una persona molto curiosa, ho deciso fin da subito di suddividere i vini in tante micro-vinificazioni. Con l’annata 2020 siamo arrivati ad una ventina. I due prodotti che ormai iniziano ad avere un’identità ben definita e ad essere i fil rouge aziendali sono il Tacsum e il Merendendi (un rosato molto carico da uve 50% petit rouge 50% syrah con fermentazione in barrique). Quest’ultimo è il vino che richiama le mie origini sarde, dedicato a nonno Antonio, unico collegamento alla terra e alla campagna. Il mio cuore si divide infatti a metà tra il luogo dove sono nata, cresciuta e dove ho scelto di vivere per sempre e le mie origini, sangue sardo e mesi estivi vissuti con i nonni e gli zii in Sardegna.
Gli altri vini sono Vigne Vintage, blend di uve rosse principalmente non autoctone, da vigneti misti molto vecchi; Celui d’ici in prevalenza da uve petit rouge da una vigna sola sul versante dell’envers; Biolumì 100% uve cornalin, un vitigno del cuore per me; Bets e Bets rosé 2 rifermentati in bottiglia fatti senza aggiungere nè togliere nulla.
La filosofia è quella del “naturale” siamo certificati bio in vigna e in cantina lavoriamo senza lieviti selezionati né additivi enologici, né filtrazioni, una scelta che mi accompagna fin dalla prima annata. Con questo non penso di fare meglio o peggio di altri, bevo anche vini “convenzionali” se corrispondono al mio gusto personale, è semplicemente una scelta, o meglio… una filosofia di vita.
Come avete gestito un anno difficile come il 2020 e quali sono le aspettative per il 2021 e nel medio termine?
Nel 2016 ho perso per strada i potenziali soci e rinunciato all’uscita dei vini rossi; nel 2017 il gelo ha distrutto il 90% della produzione e sono uscita con 280 bottiglie totali; nel 2018 sono sola perché è finita la mia love story nonché supporto lavorativo in azienda e rimango completamente sola, vendemmia compresa; arriva finalmente il 2019 Rinascita, mio fratello dalla vendemmia entra in azienda e le cose sembrano prendere una bella direzione; 2020… per voler vedere il lato positivo, non avevo mai visto le piante così belle, per un’azienda piccola come la nostra, il primo lockdown non è stato così male, abbiamo avuto tanti privati locali che venivano ad acquistare direttamente in cantina o consegnavamo noi a domicilio, poi dall’autunno è stata dura anche per noi e ad oggi lo è ancora, ma a novembre per non farmi prendere dallo sconforto ho avuto un’idea che poteva essere d’aiuto ad aziende piccole come la mia, giovani e locali.
Quindi nascono le Vintage Mistery box: l’unica cosa di cui era a conoscenza il cliente era il prezzo e che sicuramente avrebbe trovato uno dei nostri vini all’interno, il resto era una sorpresa, buoni per aperitivo, buoni per cene e pranzi nei miei ristoranti preferiti, prodotti di artigianato valdostano, legno, gioielli, uncinetto, liquori di piccole aziende, gastronomia con salumi e formaggi da allevamenti autoctoni e la box con i vini dei mie amici e colleghi Giovani Vignerons. Visto il successo delle Mistery box, nel dicembre 2020 nasce la Vintage Selection Emotions, una rivendita di abbinamenti non convenzionali tra i nostri vini e prodotti selezionati personalmente da me di qualunque genere, purché artigianali, giovani e valdostani, prodotti che emozionano perché fatti con emozioni autentiche.
La voglia di crescere e non mollare c’è e penso che, dopo una partenza così travagliata che forgia corpo e mente, tra qualche anno si potrà godere di qualche soddisfazione.
Qual è l’innovazione che vorresti apportare nella tua azienda rispetto al passato?
Penso che ad oggi la vera innovazione sia quella di mantenere la tradizione e l’artigianalità, trasmettendo e raccontando il più possibile. Sappiamo che ormai si possono fare vini corretti e perfetti, ma senza l’emozione e una storia da raccontare si rischia di cadere nella banalità ed essere dimenticati e sottovalutati. Il nome Vintage nasce proprio dal concetto di azienda nuova e giovane che fa vini in modo semplice come una volta, con l’utilizzo di macchinari solo dove non si rischia di andare ad intaccare e rovinare il prodotto.
C’è un approccio giovane al tuo lavoro? E un approccio peculiarmente femminile?
L’approccio è giovane, da novellina, anzi da Sbarbatella. L’energia trasmessa non può che essere femminile, in quanto tocco fisicamente le piante dalla potatura, raccolgo i frutti e li pigio con mani e piedi, curo nel dettaglio colori, capsule ed etichette, nomi, il logo è gestita da donne, la mia grafica Sara è donna, le ragazze che stanno progettando il sito sono donne, chi ha pigiato con me dentro le vasche l’annata 2020 è donna… che si voglia o no la femminilità di questa azienda trasuda in ogni parte di essa, forse perché il cuore e l’anima di chi l’ha creata non riescono a nascondere la bellezza di essere Donna, il sogno è di avere, almeno per quanto riguarda la cura delle piante e la pigiatura solo energia femminile, senza sottovalutare il gran lavoro fisico degl’uomini che fanno parte dello staff.
Fai parte di una generazione digitale. Qual è il tuo approccio ad internet in termini di comunicazione e commercializzazione?
Siamo ormai nell’era digitale. La velocità con cui siamo riusciti a farci conoscere è innegabile e di questo siamo entusiasti, ma personalmente credo nel contatto umano più di ogni altra cosa, quindi rimarrà la priorità alla vendita diretta, con visite in cantina, fiere e tutto ciò in cui oltre alla faccia possiamo metterci lo sguardo, la pelle, la battuta in più. Anche per questo motivo sul nostro sito in uscita a giugno non troverete un e-commerce classico, ma la possibilità di ordinare con sempre una conferma data personalmente da noi, per i prodotti che saranno sempre limitatissimi e per poter scegliere insieme la box più adatta e su misura per il cliente.
Cosa significa essere una giovane donna in un settore dominato dagli uomini?
Doppia sfaccettatura nell’essere una giovane donna in mondo di uomini. Non nego di aver fatto meno fatica nel farmi conoscere, nel destare interesse e curiosità, ma è una lama a doppio taglio: l’asticella e le aspettative sono sempre molto alte. Ti trovi ad essere una piccola star in alcuni ambiti, per poi essere gettata nel fango da chi attendeva il minimo errore, con la mentalità antiquata di chi giudica sesso, età, provenienza, cognome, dover dimostrare sempre qualcosa in più. E ancora mostrare le mani per cercarne l’usura da lavoro, non essere ascoltate finché non è arrivato il “maschio” in azienda… Credo però che non sia solo in questo settore il problema, quindi come dicono qui in Valle d’Aosta “Bien faire et laisser dire”, ho sempre accettato sia le agevolazioni che le palate di fango, perché fanno entrambe parte del percorso. L’importante è che ciò che sta nella bottiglia sia giudicato a prescindere dal sesso di chi lo fa, nel bene e nel male.
Ti diverte lavorare nel mondo del vino?
Mi diverte, mi devasta, mi stimola, mi fa salire alle stelle e mi riporta alle stalle, mi ha cambiato la vita. È la mia vita!
Hai un segreto inconfessato che ci puoi rivelare?
Una piccola anteprima dell’annata 2020: uscirà una linea nuova, vinificata da me con uve coltivate da altri agricoltori. Ebbene, alcune di queste uve ci riporteranno alle origini, alle mie origini… fino in Sardegna!!