L’identità (quasi) compiuta della Vernaccia dantesca

di Daniele Becchi

La celebrazione dell’identità femminile in un viaggio enoico attraverso il piccolo borgo toscano che celebra il Sommo Poeta.

In un contesto dominato dalle produzioni in rosso e nel quale il sangiovese rischia di mascherare la complessità ampelografica della Toscana, la vernaccia rappresenta da sempre l’icona della diversità, che per molti anni ha combattuto da sola contro la tendenza a semplificare un ecosistema al contrario ricco di vitigni e interpretazioni enologiche. Nel farlo ha potuto contare sul valore simbolico di San Gimignano, borgo il cui il fascino sempre attuale offre ‘all’unica Regina bianca in una terra di Re rossi’ un’arma fondamentale per mantenere alta l’attenzione su questo vitigno.

Innegabile peraltro è il radicamento di quest’ultimo nel territorio circostante il caratteristico borgo, con testimonianze che risalgono al Duecento, quando la vernaccia era già presente nelle mense di Re e Papi, fino alla citazione che Dante Alighieri ne fa nel canto XXIV del Purgatorio. Proprio al Sommo Poeta, di cui quest’anno ricorrono i settecento anni dalla morte, si è legata l’edizione appena trascorsa dell’Anteprima Vernaccia, sfruttando il viaggio che egli fece l’8 maggio del 1300 come ambasciatore della Lega Guelfa, per convincere l’autorità comunale di San Gimignano ad allearsi con Firenze contro Siena.

In quelle stesse sale il Consorzio ha deciso di proporre una degustazione che, partendo da sei donne menzionate da Dante nella sua opera, fondesse sei etichette di Vernaccia di San Gimignano con altrettanti vini provenienti da terroir diversi, lontani ma al contempo legati al bianco toscano da suggestioni stilistiche e affinità espressive. Un tentativo coraggioso, a cui il duo Boco-De Cristofaro ha saputo rispondere con grande sensibilità, trasportando i presenti in un viaggio che dalle colline toscane si è spinto fino ai territori d’oltralpe.

Dal canto loro i tanti campioni di Vernaccia 2020 degustati, pur lasciando intravedere l’assunzione di una nuova responsabilità enologica, non riescono a recidere del tutto il cordone che li vuole ancora legati a vitigni di maggior polpa e sostanza, sauvignon su tutti. Probabilmente sarà questo l’atto di coraggio che la Vernaccia di San Gimignano dovrà compiere nel prossimo decennio, trovando le giuste soluzioni agronomiche ed enologiche utili a valorizzare appieno il suo profilo organolettico.

Rimane comunque un giudizio più che positivo su una manifestazione giocata nel segno di un ‘umanesimo enoico’ e dalla quale emerge la sistematica opera di valorizzazione della Vernaccia da parte del consorzio, grazie anche alla nuova spinta impartita dalla presidente Irina Guicciardini Strozzi, alla quale abbiamo chiesto di sintetizzare la situazione attuale e gli spunti futuri della Denominazione.

Presidente Strozzi, quale è la situazione odierna della Vernaccia di San Gimignano e come le Anteprime si collocano in questo contesto?

Alla pari di altre Denominazioni anche la nostra ha sofferto la pandemia, registrando una flessione del 6,3%, dato non così negativo se consideriamo il generale andamento dell’economia. Ed è proprio per reagire a queste difficoltà che le nostre aziende hanno fortemente voluto questa anteprima, da noi intesa come il primo passo verso la ripartenza. Nell’organizzarla abbiamo optato per una formula diffusa, al fine di garantire a tutti la possibilità di incontrare la nuova annata in condizioni di assoluta sicurezza.

Credo in definitiva la si possa intendere come il nostro benvenuto all’estate, che sarà segnata da un cartellone di eventi a tema dantesco, che consentiranno ai turisti non solo di incontrare i produttori ma anche di assistere a spettacoli teatrali realizzati da una compagnia fiorentina, simbolo di quella trasversalità d’azione che si è imposto il nostro Consorzio.

La situazione sanitaria sembra imporci un’estate all’insegna del territorio, elemento su cui il vostro vino ha da sempre puntato. Quale il suo pensiero a riguardo?

La vernaccia sta al territorio come il territorio sta alla Vernaccia. Il loro è un legame iniziato nel XIII secolo, la cui profondità può essere compresa ricordando come il nostro è l’unico vino citato dallo stesso Dante all’interno della Divina Commedia. A noi spetta semmai il compito di attualizzarlo. Per questo sono felice che questa edizione delle Anteprime abbia voluto e saputo coinvolgere l’intera comunità di San Gimignano, dimostrandosi capace di superare la semplice dimensione tecnico professionale.

Parlare di territorio oggi significa anche affrontare i temi dell’enoturismo e della sostenibilità. Come si sta muovendo il consorzio su questi fronti?

Certamente sono due fenomeni per noi molto importanti. Da un lato l’enoturismo rappresenta l’indotto principale per le nostre aziende, che qui vendono circa la metà della loro produzione. Per quanto riguarda invece la sostenibilità il nostro è uno dei territori vitivinicoli più sostenibili d’Italia, con il 70% dei produttori che ha già sposato la certificazione biologica. Credo di poter affermare che a San Gimignano sia palese il grande rispetto per proprio territorio, che le aziende cercano di trasferire sempre più nelle proprie bottiglie di vino.

In conclusione, dove vorrebbe accompagnare la Vernaccia di San Gimignano durante la sua presidenza?

Sicuramente a essere conosciuta sempre di più per quello che è: una regina bianca in una terra di rossi. Evidente poi la volontà di ridefinire il nostro impegno a favore del già citato territorio, indispensabile a sostenere lo sforzo delle nostre aziende. Sulla base di questi due elementi si inquadra la nuova campagna di comunicazione che abbiamo recentemente varato, focalizzata sulla declinazione femminile della parola vernaccia, il cui ruolo di regina bianca in una terra di rossi è legato a tre semplici parole: unica, nobile e ribelle.

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