Il vino italiano è pronto al rimbalzo: +9% nel 2021

di Daniele Becchi

Il Forum nazionale della Cia individua incoraggianti segnali di ripresa per il settore vitivinicolo, che per tornare ai livelli pre-Covid deve puntare su promozione, e-commerce e nuovi mercati.

Dopo l’anno della pandemia, costata un crollo medio dei fatturati del 15%, il 2021 si annuncia come l’anno della ripresa per il vino italiano, che il Centro Studi Cia e UIV stimano pari al 9%. Un sostanziale passo verso i 13 miliardi di euro di valore complessivo del periodo pre-Covid, ai quali, precisano le organizzazioni nel corso del Forum Nazionale Vitivinicolo 2021 organizzato da Cia-Agricoltori Italiani in collaborazione con Unione Italiana Vini, potremo tornare solo con il ritorno alla normalità e l’investimento strategico su nuovi canali e mercati internazionali.

I dati presentati rivelano una perdita di circa un quarto del valore complessivo nel mercato interno, spinto al ribasso soprattutto da ristorazione (-40%) ed enoteche (-23%). Un deciso crollo, solo in parte compensato dall’aumento dei consumi tra le mura domestiche, di cui hanno beneficiato Gdo (+12%) e canali di e-commerce. Solide invece le esportazioni, che hanno limitato la perdita ad un esiguo 2,3% rispetto al 2019, quando valevano 6,3 miliardi di euro, con una contrazione notevolmente inferiore rispetto agli altri Paesi esportatori (-20,4%). Per quanto riguarda l’anno in corso le previsioni per il vino tricolore sono di chiuderlo con un giro d’affari di circa 11 miliardi di euro, mantenendo, al contempo, intatto il secondo posto nella classifica globale dei maggiori Paesi esportatori, dopo la Francia, con una quota del 20% sul totale del vino esportato nel mondo.

Sempre con riguardo all’oggi, dal settore arrivano incoraggianti segnali di ripartenza e riequilibrio del rapporto tra off e on-trade, l’anno scorso sbilanciatosi ini direzione della Gdo. Escludendo il rischio di nuovi stop legati alle varianti del virus, si stima, infatti, che i consumi del Horeca cresceranno del 19% sul 2020, anche se il saldo resterà ancora passivo rispetto al 2019 (-26% pari a 4,6 miliardi), mentre nella Gdo l’aumento si attesterà al +8%. Ripartenza che richiede però agli operatori la capacità di cavalcare le nuove tendenze del vino, come e-commerce e coinvolgimento digitale. Per Cia e Uiv il 52% dei consumatori ha acquistato vino online per la prima volta durante il lockdown. Di questi, almeno il 40% continuerà a usare il canale web per la spesa, abitualmente o meno frequentemente, con una crescita di siti aziendali e portali dedicati del 75%.

A guidare tale nuovo rinascimento del Made in Italy saranno ancora una volta gli spumanti, che rappresentano quasi un quarto dell’export vinicolo nazionale, per un valore di circa 2 miliardi di euro, generato al 70% dal sistema Prosecco. Una crescita quelle delle bollicine tricolori che, si stima, arriverà fino al miliardo di bottiglie entro il 2024, ossia oltre il 30% in più dell’attuale produzione nazionale, pari a 750 milioni. Da non trascurare il fenomeno dei rosati, con 120 milioni di bottiglie prodotte solo nel 2020 e un controvalore di 450 milioni di euro.

La lunga crisi pandemica ha segnato un punto di rottura nel settore che, per un rilancio vero, ha bisogno di uscire dalla logica emergenziale dei ristori –ha spiegato Luca Brunelli, responsabile Cia-Agricoltori Italiani Area Politiche Vitivinicole -. Per superare l’impasse, è necessario puntare sulla promozione, utilizzando tutti i fondi e le risorse a disposizione, a livello nazionale e Ue, con l’obiettivo di competere sempre meglio sui mercati esteri”.

“Il ritorno del Forum Vitivinicolo è occasione di molte riflessioni – ha sottolineato Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani – Bisogna prendere atto dei cambiamenti interni al mercato del vino a livello nazionale e internazionale, conoscere i nuovi player in campo, capire l’evoluzione delle esigenze dei consumatori. Ci vorrà tempo, ma sarà vera ripartenza solo cambiando metodo. Serve fare squadra, ragionare in ottica di sistema, creare una filiera organica-. Dobbiamo essere in grado di valorizzare l’unicità delle piccole e medie imprese, promotrici di territorio e cultura, puntare su alleanze nuove con il settore fieristico e più innovative e mirate modalità di scambio con i buyer esteri”.

“Chiediamo fortemente che lo strumento della promozione Ue sia difeso a livello europeo – dichiara il presidente Uiv, Ernesto Abbona – nell’ambito della riforma a cui sta lavorando in questi mesi Bruxelles, in quanto le politiche proibizioniste della Commissione potrebbero escludere il vino e altri settori del nostro agroalimentare dai finanziamenti a favore della promozione dei prodotti agricoli. È fondamentale nei prossimi mesi far fronte comune per impedire questo disegno, facendo leva sul ruolo insostituibile del vino e delle sue Dop e Igp sullo sviluppo e sostenibilità dei territori. Al ministro -ha aggiunto- proponiamo inoltre di farsi promotore per l’avvio di una campagna istituzionale per il rilancio dell’immagine del nostro Paese attraverso la narrativa dei suoi territori vitivinicoli e delle sue tipicità agroalimentari”.