Al via uno speciale dedicato alla migliore proposta enoturistica nascosta tra le pieghe del nostro paese.
L’autunno, si sa, porta con sé il suo carico di guide e recensioni, tese a ordinare vini e aziende per aiutare i consumatori ad orientarsi in un mondo dove a fare la differenza sono le sottili sfumature. La crescente attenzione verso il concetto di esperienza spinge, peraltro, editori e critici a non concentrarsi più solamente su ciò che il bicchiere è in grado di offrire ma di allargare lo sguardo al contesto dove il vino nasce ed è prodotto.
In tale direzione si muove The World’s Best Vineyards, riconoscimento che, nelle intenzioni di William Reed Business Media Ltd, punta a individuare “The world’s top wine tourism destinations”. Uno sforzo su scala globale, al quale ha lavorato un’Academy internazionale composta da circa 600 esperti tra appassionati di vino, sommelier e corrispondenti specializzati in ‘luxury travel’. A loro il compito di individuare ogni anno le cento “most amazing vineyard experiences. The best places to taste terrific wines and learn about winemaking and grape-growing. Many also offer superb views, restaurants and places to stay”.
Indiscusso trionfatore è il Cile, capace di piazzare ben otto aziende nella prima metà di una classifica che, nel complesso, sembra preferire il Nuovo Mondo al Vecchio Continente, salvato solo dal buon risultato della Francia, seconda nazione più premiata con sette aziende. Argentina (5) e Spagna (4) precedono Austria e Germania, che con tre aziende premiate eguagliano il risultato di paesi ben più quotati, quali Sud Africa e Nuova Zelanda. Più ombre che luci, invece, per l’Italia; l’ottimo piazzamento di Antinori nel Chianti Classico (6° posto, seguito da Cantine Ferrari, 61°, Ceretto, 73°, e Gaja, 83°) non può certo bastare a uno dei paesi che fa del vino uno dei fiori all’occhiello della proposta agroalimentare e turistica.
Motivare questo risultato non è cosa semplice, specialmente in assenza di chiare indicazioni sui criteri di scelta, con gli organizzatori che si limitano a indicare come “there is no pre-determined checklist of criteria, except that the vineyard must be open to the general public. Each vote is a nomination for a vineyard experience that they deem to be the best in the world. The experience Will take in all things connected with the visit – the tour, tasting, ambiance, wine, food, staff, view, value for money, reputation, accessibility. It’s everything that makes a vineyard visit a valuable and rewarding experience for visitors, and makes guests want to return or recommend a visit to their friends”.
Da una rapida ricognizione dei premiati sembra chiaro che a competere siano state aziende di grande cabotaggio, capaci di ricchi investimenti. Il che certamente si scontra con la frammentazione tipica della nostra filiera, dove brillano storie familiari di successo, che non necessariamente equivalgono a grandi numeri. La variegata provenienza dei giudici sembrerebbe scongiurare, inoltre, l’affermazione di un modello di giudizio unico, incapace di cogliere la profondità della proposta nazionale. È peraltro difficile ipotizzare una generalizzata scarsa considerazione nei confronti dell’Italia, che, seppur afflitta da alcuni irrisolti in fatto di competenze e logistica, è da sempre meta privilegiata per un turismo enoico. L’offerta gastronomica, paesaggistica e culturale rendono il nostro un paese capace, infatti, di inserire la visita aziendale a una più complessiva esperienza di cui gli enoturisti avvertono sempre più l’esigenza.
Senza voler peccare di un ‘amor di patria’ inutile quanto dannoso per la crescita della nostra cultura in ambito enoturistico, sottosezione luxury, e in assenza di ulteriori ragguagli sul processo decisionale, ci sembra difficile credere che l’ampia proposta italiana riesca ad affacciarsi nella parte nobile della classifica con una sola realtà. Ancor più mortificante è rilevare come uno sforzo desideroso di uscire dal ‘solito noto’ difetti della capacità di aprirsi ad aziende che, seppur localizzate in territori meno noti, nulla hanno da invidiare ai nomi più blasonati.
Ed è proprio la voglia di riparare ad un torto altrui che ci spinge a lanciare sui canali VinoNews24 uno speciale dedicato alle tante realtà presenti nella provincia del nostro paese, dimostrando così che se Antinori è bella (anzi bellissima) l’Italia lo è ancor di più.