I Colli Piacentini puntano sulla Malvasia di Candia per rilanciare la Doc

di Eugenia Torelli

Reportage sull’’oro giallo’ di un territorio che parla di vini, gastronomia e piacevolezza

Colline dolci e verdeggianti, su cui i pascoli e le coltivazioni, in particolare di vite, hanno creato disegni armoniosi, invitando a una sosta piacevole, magari approfittando della buona cucina. I Colli Piacentini sono da anni una delle mete preferite dei milanesi – la metropoli dista circa un’ora e mezza – per una scampagnata in giornata o un weekend da dedicare alla natura e al palato. Qui il vino assume un volto generoso e segue i percorsi del cibo, unendosi sulla tavola a numerosi prodotti Dop, tra i quali spiccano i salumi (Coppa piacentina, Pancetta piacentina e Salame piacentino) e il Grana padano, con produzioni artigianali e di alta qualità.
Nella zona la vite è coltivata dai tempi degli etruschi e ha continuato nel tempo a mantenere una posizione importante tra le attività agricole locali.
Oggi la superficie vitata raggiunge complessivamente i 5mila ettari, di cui circa 3.300 rivendicati a Doc per una produzione che comprende 16 vini a denominazione di origine. Si va dal Gutturnio – uno dei rossi regionali più conosciuti, a base barbera e croatina – all’Ortrugo, che prende il nome dell’omonimo vitigno, fino ai Colli Piacentini, denominazione cappello, che raggruppa 14 vini tra rossi e bianchi, tipologie autoctone e internazionali.

MALVASIA AL CENTRO
La zona di riferimento è quella della zona collinare a sud della città di Piacenza e verso l’Appennino, delimitata da ovest a est da 24 comuni (Castel San Giovanni, Ziano Piacentino, Borgonovo Val Tidone, Nibbiano, Caminata, Pianello Val Tidone, Pecorara, Bobbio, Agazzano, Piozzano, Gazzola, Travo, Coli, Rivergaro, Vigolzone, Bettola, San Giorgio Piacentino, Ponte dell’Olio, Gropparello, Carpaneto Piacentino, Lugagnano val d’Arda, Castell’Arquato, Vernasca e Alseno).
Oggi sono molti i produttori che si distinguono, determinati a investire sulla qualità dei vini e su un territorio dalla grande ricchezza di suoli e di uve. In particolare, per rilanciare la Doc Colli Piacentini, la Strada dei Colli Piacentini e il Consorzio di Tutela hanno deciso in sinergia di puntare su una varietà in particolare, la malvasia di Candia aromatica, che in questa zona copre la superficie più ampia d’Italia, ben 623 ettari (sui circa 900 totali del Paese), di cui 450 rivendicati a Doc.
E le ragioni della scelta hanno a che fare soprattutto con le caratteristiche del vitigno. “È dotata di un corredo aromatico particolarmente ricco e complesso che conferisce grande qualità, poliedricità e capacità evolutiva al vino – dice la presidente della Strada dei Colli Piacentini, Elisabetta Virtuani -. È un’uva incredibilmente versatile, potendo dare buoni e personali vini sia frizzanti, sia fermi secchi, sia dolci passiti”. Per questo, da alcuni anni è al centro di un percorso di valorizzazione che i due enti portano avanti in sinergia, attraverso numerosi progetti di sviluppo dell’identità territoriale. “Due sono gli obiettivi principali per il posizionamento di questo vino – prosegue -, da un lato raggiungere un popolarità sempre maggiore in quanto è un vino di grande profondità, ma allo stesso tempo grande piacevolezza, immediatezza e quindi può essere facilmente apprezzato da un pubblico ampio. Un diverso posizionamento può invece essere raggiunto per il suo aspetto qualitativo e longevo raggiungendo un livello sempre più alto nella ristorazione e in particolare nella cucina d’autore, dove può essere apprezzato per la sua poliedricità e aromaticità”.
In questi mesi sta prendendo il via una delle iniziative più importanti, che vede coinvolte diverse aree vitivinicole italiane e straniere, proprio nel segno della malvasia e dei suoi territori di elezione. “Il progetto di cooperazione transnazionale ‘The Malvasia Myth’ ha l’obiettivo di promuovere e valorizzare la malvasia e le zone in cui viene prodotta, attraverso la ricostruzione della sua storia dall’origine e diffusione nell’area del Mediterraneo ai giorni nostri, al fine di renderla un vero e proprio attrattore turistico – spiega la presidente -. Tra i partner del progetto, il GAL Parnonas (Grecia), il GAL dell’Istria Centrale e il GAL del Ducato di Parma e Piacenza, che vede coinvolti in prima linea La Strada dei Colli Piacentini e il Consorzio di tutela Vini Doc Colli Piacentini, insieme alla Strada del Prosciutto di Parma e al Consorzio di tutela Vini dei Colli di Parma.

VARIABILITÀ DEI SUOLI DAL PO ALL’APPENNINO
Per parlare di suoli e, più in generale di terroir, all’interno della provincia di Piacenza, il termine di riferimento è “terre”. È il concetto adottato da uno studio di due anni sulle caratteristiche dei vari territori che compongono quest’area, portato avanti dalla Strada del vino dei Colli Piacentini, in collaborazione con I.TER (società bolognese specializzata nello studio dei suoli a fini agroambientali), Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e CTS Piacenza, in sinergia con la Provincia di Piacenza, il Consorzio di tutela dei vini dei Colli Piacentini e altre realtà locali. Si parte da nord con le terre del Po, lambite e influenzate dal fiume e dai suoi spostamenti. Immediatamente a sud, le terre della pianura alluvionale sono le più estese, con suoli formati dai depositi di fiumi e torrenti appenninici, e caratterizzati da una discreta variabilità. Qui le viti iniziano a farsi strada, per ampliare la propria presenza nella zona delle Terre rosse antiche, un’antichissima pianura rialzata tra i 70-350 m s.l.m. e si inizia a entrare nell’areale dei Colli Piacentini. I terreni sono molto profondi, a tessitura franco limosa o franco limoso argillosa, talvolta argillosa, con buone riserve d’acqua che favoriscono il vigore vegetativo delle piante. A sud-est si trovano invece le Terre dei fossili del Piacenziano. Si tratta delle prime colline della Val d’Arda, caratterizzate da una buona presenza di fossili marini e da suoli che si alternato tra component argilloso-marnose e sabbiose. Ad ovest, quella delle Terre argillose della Val Tidone è l’areale più circoscritto. Qui prevalgono suoli a tessitura argillosa, da moderatamente a molto profondi, molto calcarei. Le Terre del basso Appennino si dispongono come una fascia che comprende le colline piacentine di Val Tidone, Val Luretta, Val Trebbia e Val d’Arda, tra 250 e 600 m s.l.m.. La variabilità dei suoli è ampia e correlata alle varie tipologie di rocce, alle quali corrispondono tessiture da franca a franco limosa e franco limoso argillosa, o argillosa. Più a sud, le terre del medio Appennino chiudono il cerchio, includendo territori tra i 400 e i 1000 m s.l.m. dove la vite lascia spazio ad altre colture.

LA MALVASIA DI CANDIA AROMATICA
Una storia che inizia nell’antichità e che parla di viaggi tra la Grecia e la nostra penisola, sulle rotte del commercio. Il primo documento che cita la malvasia risale al 1214 e lo fa con riferimento ai vini della corte di Costantinopoli, mentre un’altra citazione, del 1278 è veneziana e menziona l’importazione del vino di Malvasia. È proprio alla Repubblica della Serenissima che si deve la diffusione in Italia di questo vitigno, esportato dalle isole greche e in particolare da Creta – allora chiamata Candia – in tutta Europa tra il Trecento e il Seicento.
Oggi in Italia esistono 19 tipologie differenti di malvasia: 12 bianche, 6 rosse e una rosa – quest’ultima originaria proprio della provincia di Piacenza e frutto di una mutazione genetica rilevata circa 50 anni fa, poi replicata -. La Malvasia di Candia Aromatica è la tipologia che trova nei Colli Piacentini la sua maggior diffusione, 623 ettari, di cui 450 rivendicati a Doc – la superficie più ampia d’Italia per questa varietà.
L’importante contenuto di terpeni (linalolo e geraniolo in primis) caratterizza in maniera distintiva i vini prodotti da quest’uva, con bouquet dominati da profumi primari, agrumati e floreali, in grado di evolversi nel tempo in sensazioni complesse, speziate e balsamiche, mentre il vino può contare nell’invecchiamento sul corpo e su un’ottima componente acida. Tratti, questi, che fanno della malvasia un vitigno tra i più versatili del territorio, capace di portare a uno step successivo la vitivinicoltura locale, spaziando dalle più comuni e tradizionali versioni frizzanti e abboccate fino a espressioni ferme di grande carattere, sia da bere giovani che da destinare a un lungo affinamento.

NOTE DI DEGUSTAZIONE
Sua maestà la malvasia di Candia aromatica, tra bollicine, versioni ferme e dolcezze. Alcuni assaggi di un vitigno e di un territorio, per lasciarsi invitare dai calici ad approfondire il volto enoico dei Colli Piacentini. Si parte con le espressioni frizzanti, tra le più popolari e conosciute, perfette per un aperitivo o – a seconda delle dolcezze – per accompagnare un dessert. Tra le versioni ferme – che pare sempre un peccato aprire troppo giovani – vini affinati in acciaio o in legno fino ai più estrosi che passano per cemento e Clayver. E per chiudere un passito, ampio e seducente.

Flli Aradelli – Tenuta Pampanoni, Colli Piacentini Doc Malvasia Secco frizzante
Vinificazione: macerazione a 5°C per 2-3 giorni con alcuni rimontaggi soffici sulle bucce, fermentazione a 18°C con lieviti selezionati per 15 giorni
Bolla fine e delicata in un calice giallo paglierino chiaro. Il bouquet è freschissimo, di pompelmo e sfumature mentolate. Il sorso gioca di acidità e scorrevolezza, ma con una piacevole sensazione di morbidezza data dal corpo e dall’effetto setoso della bollicina. Chiude con ricordi di agrume e fiori bianchi.

Vicobarone – Mille Novecento Sessanta, Igt Malvasia Emilia metodo ancestrale millesimato 2019
Vinificazione: spremitura soffice delle uve e fermentazione del mosto a temperatura controllata. Imbottigliato con aggiunta di lieviti selezionati e lasciato rifermentare in bottiglia
Un naso che evoca le erbe di campo essiccate e il fieno, con richiami lievi alle sensazioni terpeniche caratteristiche della malvasia, poi un frutto fresco, una pera croccante e crosta di pane. Il palato è secco e dalla freschezza erbacea, con sfumature calcaree e una chiusura amaricante. Beva piacevole e qualche asperità che, anziché stonare, invoglia a un nuovo sorso.

Cantina Sociale Valtidone – 50 Vendemmie, Colli Piacentini Doc Malvasia fermo 2020
Vinificazione: dopo la pigiatura soffice, il mosto fiore rimane a contatto con le bucce per una macerazione a freddo di qualche ora a temperatura controllata. Terminata la vinificazione, il vino rimane in bottiglia per un lungo affinamento
Al naso è intenso, tra il bergamotto e le note gessose. Altrettanto intenso è il gusto, ben equilibrato tra una freschezza agrumata, morbidezze e sensazioni sapide, che sfumano in una chiusura pulita e floreale.

Fratelli Piacentini – Mira, Colli Piacentini Doc Malvasia 2018
Vinificazione e affinamento: pigiatura soffice delle uve, decantazione enzimatica dei mosti a 15°C e avvio della fermentazione controllata. Una piccola parte del vino fermenta direttamente in tonneaux, mentre la restante in serbatoi di acciaio. Entrambe le masse trascorrono 6-8 mesi a contatto con le fecce di fermentazione (una in legno e una in acciaio)
Giallo paglierino tenue dai riflessi verdolini. Gli aromi sono intensi, tra terpeni e agrumi, pompelmo appena spremuto, una nota minerale quasi idrocarburica e toni più dolci, quasi cremosi, che ricordano la gardenia in fiore. In bocca si bilancia tra acidità e morbidezze. Il calore è ben controllato e amplia il sorso, pingendo una gradevole stimolazione sapida di tutto il palato. Sul finale sfuma leggermente verso l’amarognolo, per poi lasciare una sensazione fresca e citrina. Una bella espressione ferma di Malvasia di Candia, giocata sulle intensità di profumi e di gusto.

La Tosa – Sorriso di Cielo, Colli Piacentini Doc Malvasia 2020
Vinificazione e affinamento: pressatura soffice dei grappoli interi e fermentazione a una temperatura di 14-15°C. Cinque mesi sui lieviti fini con bâtonnage e imbottigliamento alla fine di marzo
Giallo dorato e lucente. Il bouquet è ampio. Inizialmente timido, libera gradualmente profumi di agrumi, tra tutti il cedro, e note zagara, per poi ampliarsi verso sensazioni speziate di pepe bianco e toni minerali che ricordano la polvere da sparo. In bocca è fresco, con una salinità intensa che si impone subito e si amalgama tra sensazioni di frutto tropicale e un corpo morbido e sinuoso. In chiusura riemergono i minerali, allungando il finale.

Torre Fornello – Donna Luigia, Colli Piacentini Doc Malvasia 2018
Vinificazione e affinamento: raccolta di uve da 3 vigneti con esposizioni diverse, le cui vinificazioni vengono svolte separatamente. Assemblaggio e affinamento per il 20% in barrique e per l’80% in acciaio per 6-8 mesi
Giallo paglierino intenso dai riflessi dorati. Il bouquet parla di aromi intensi, dolci e agrumati, frutto tropicale, in particolare il litchie, cedro e zenzero canditi, sfumature di mentuccia e toni speziati. Al palato è tagliente, ma anche morbido e corposo, con un gusto che porta con sé sensazioni amaricanti e una bella vena salata. Il finale è lungo è speziato, dai ricordi di pepe bianco. Un vino di equilibrio e di classe, ottimo esempio di come la malvasia possa interagire bene con un sapiente affinamento in legno.

Vitivinicola Valla – 21.01, Colli Piacentini Doc Malvasia 2020
Vinificazione e affinamento: diraspatura e macerazione in vasca di cemento per 24 ore, spremuta tramite torchio verticale e fermentazione in piccole vasche a temperatura naturale fra i 28° e i 30° C. A seguire, affinamento di 6 mesi con bâtonnage in vasca a contatto con le fecce nobili prima dell’imbottigliamento.
Giallo dorato, note di macerazione e resina, fieno, agrumi, sensazioni mielate e toni che ricordano quasi certi aromi del brandy. Il palato è tagliente e dotato di una velatura tannica piacevole, che dà struttura senza appesantire, con un finale che richiama il pepe bianco. Un vino di carattere e rusticità, ma anche grande scorrevolezza.

Mossi – Baciamano, Colli Piacentini Doc Malvasia 2020
Vinificazione e affinamento: pressatura delle uve con pressa a membrana, fermentazione e maturazione sulle fecce nobili in clayver di gres porcellanato per più di 6 mesi con bâtonnage settimanali, imbottigliamento in giugno e riposo in vetro per 3 mesi
Color platino lucente. Timido nell’apertura, gli aromi iniziano a schiudersi sui toni della cera d’api, per poi ampliarsi verso il miele d’acacia, le note salmastre e di fiore di cappero. In bocca è freschissimo e strutturato, con una splendida avvolgenza sapida iodata, che sfuma in ritorni di miele e fiori di ginestra. Finale lungo e salato.

Luretta – Le Rane, Colli Piacentini Doc Malvasia dolce 2015
Vinificazione e affinamento: fermentazione di 3 mesi per il 50% in barrique e per il 50% in acciaio. A seguire, maturazione di 9 mesi in barrique e almeno 3 anni in bottiglia
Ambra liquida e lucente. Il naso parla di agrumi canditi e zenzero, cedro, sensazioni speziate di pepe bianco, anice, note di nocciola ed erbe aromatiche essiccate. In bocca è dolce e vellutato, con una buona freschezza a bilanciare il sorso. Il gusto richiama la frutta secca e una sensazione balsamica mentolata che si mescola sul finale ai ricordi di spezia.