Intervista con Riccardo Pasqua sui progetti Hey French e sulla linea bio dell’amarone. Per l’azienda della Valpolicella si chiude un 2021 da record e già si annunciano nuovi progetti nel 2022.
Il nome è piuttosto un titolo: Hey French You could have made this but you didn’t. Inusuale per un vino, ma in fondo Pasqua non ha mai cercato di stare negli standard – almeno con i vini dedicati al mercato più giovane e sbarazzino. Anche se questo Bianco Veneto IGT, frutto di una operazione sul multivintage che l’azienda vive come ‘rivoluzionaria’, sembra andare oltre il piglio sbarazzino e puntare a realizzare un ‘superbianco’. La veste grafica, curata dall’artista franco-cubano CB Hoyo, riflette lo stile della linea Icons.
BLEND MULTIVINTAGE
Hey French è il risultato del blend di garganega, pinot bianco e sauvignon, con uve raccolte, vinificate e conservate delle migliori vendemmie del decennio. Cinque le annate da cui nasce questo vino, distribuite in un arco temporale che va dal 2013 al 2018, nelle due edizioni oggi in bottiglia. Entrambe sono espressione più potente delle caratteristiche dei vigneti di provenienza, adagiati in diversi appezzamenti sul fianco veronese del Monte Calvarina, nella parte più a Est della denominazione del Soave. Il vigneto, delle dimensioni di 4 ettari e mezzo e che nella parte più elevata raggiunge i 600 metri di altitudine, presenta un’esposizione a sud-ovest. Il terreno basaltico eruttivo di origine vulcanica offre le migliori condizioni per garantire la mineralità.
Per ogni annata selezionata, la vinificazione delle uve bianche avviene con la macerazione delle bucce per circa 10 ore. Successivamente si innesta la fermentazione alcolica a basse temperature con lieviti selezionati cui segue una parziale malolattica per circa il 10% del prodotto. Il processo prosegue con una maturazione in barrique e tonneaux di secondo passaggio per circa 6 mesi, seguita da ulteriore affinamento in acciaio.
Grazie a un assemblaggio mirato di vini per ciascuna vendemmia, Hey French presenta un bel potenziale di longevità. La predominanza di garganega da suoli vulcanici, nell’edizione I come nella II, conferisce al vino struttura, freschezza e profumi.
Il blend della prima edizione accoglie vini dalle annate 2013, 2015, 2016 e 2017, nella seconda edizione invece da 2015, 2016, 2017 e 2018.
“L’INNOVAZIONE È DISRUPTIVE”
Viene da chiedersi cosa spinga un’azienda solida e con un orizzonte consolidato di consumatori, forse fidelizzati, a investire su progetti così nuovi e talvolta disruptive? Perché accanto al percorso del multivintage, ormai sul mercato, contestualmente Pasqua sta sperimentando su una linea di Amarone ‘naturale’.
Riccardo Pasqua, qual è l’orizzonte in cui si inscrive questo percorso?
“Per continuare a crescere bisogna continuare a progettare e per consolidare la relazione con chi ti sceglie è necessario proporre progetti di livello, non esistono strade secondarie per perseguire grandi traguardi”.
Cosa significa, oggi, innovazione nel vino?
“L’innovazione è ispirazione: guardare ai migliori, capire fin dove l’esplorazione e la ricerca si possono spingere, costruire nuove opportunità. Ci piace leggere i trend e il mercato ma non progettiamo solo sulla base di questi due fattori. Guardare anche oltre la nostra industry, alle declinazioni del Made in Italy in settori diversi è spesso la chiave di volta”.
Vale la pena di essere disruptive in questo settore?
“Essere disruptive secondo Pasqua significa credere nel valore profondo dell’innovazione. Come si fa ad innovare? Attraverso la conoscenza profonda dei codici classici riletti attraverso uno sguardo nuovo, non per forza di rottura con la tradizione che è invece un patrimonio di valori e di conoscenza che va valorizzato”.
Come nasce l’idea di Hey French?
“Il nostro sogno era realizzare un vino fuori dagli schemi con il carattere ben definito e riconoscibile della nostra cantina. Abbiamo interpretato il meglio che i vigneti di Monte Calvarina potevano offrire: un’operazione unica nel suo genere, ma siamo convinti di aver individuato la giusta chiave di lettura. Nel progettare questo nuovo vino ci siamo quasi sorpresi che nessuno ci avesse pensato prima. Siamo stati pionieri in questo esperimento e ne siamo davvero orgogliosi”.
Al di là del nome scherzoso, il multivintage è una novità quasi assoluta per il vostro mercato. A cosa puntate?
“Questo progetto è sicuramente molto ambizioso, ma a noi piace guardare al futuro e lavorare per crearlo. Il vino che ne è nato rappresenta per noi una sfida vinta. Era da tempo che volevamo realizzare una ‘collezione’ delle annate migliori espresse dal territorio del Soave. E crediamo che il risultato finale esprima, in maniera innovativa, il meglio di quest’area. L’ambizione è la longevità e competere con l’establishment del vino bianco mondiale”.
C’è una necessità di rottura di schemi precostituiti?
“Più che una necessità, c’è un’opportunità perché il mondo del vino come dicevo ha codici molto definititi e una tradizione di grande valore. È un patrimonio che va tutelato ma contemporaneamente, con visione e coraggio, va interpretato guardando al futuro”.
Come procede il progetto amarone ‘naturale’ e quali sono i prossimi passi?
“Abbiamo fatto varie esplorazioni su un possibile progetto di amarone naturale sperimentale all’interno dell’azienda che non è mai stato rilasciato sul mercato. Quello che in parte abbiamo imparato è stato convogliato verso il progetto Cascina San Vincenzo, su cui lavoriamo dal 2016, e di cui abbiamo presentato le prime etichette in occasione dell’ultima Milano Wine Week di ottobre. Si tratta dell’espressione più autentica del percorso di coltivazione biologica che la nostra azienda sta portando avanti”.
BILANCI: UN 2021 DA RECORD
Riccardo, come si chiude per Pasqua un anno ‘particolare’ come il 2021?
“Nonostante un 2020 complesso a livello globale, il margine dell’azienda è cresciuto, grazie all’apporto fondamentale dei vini iconici della cantina, che vede i premium registrare +45%. La strategia globale per valorizzare le etichette più rappresentative della cantina, che trascina anche quelle più tattiche, ha visto un budget di marketing e comunicazione espansivo rispetto all’anno precedente. Il 2021 sarà un anno record sia di ricavi che di marginalità, in crescita a doppia cifra sul 2020 e in single digit sul 2019”.
Quali snodi essenziali? Quali passaggi cruciali sono avvenuti quest’anno?
“Nel 2021 abbiamo lavorato su molti fronti diversi, quello che sicuramente è diventato un territorio di studio e di lavoro per l’azienda è il tema della sostenibilità, sia come visione che come insieme di pratiche da adottare. Abbiamo iniziato l’anno con il progetto di podcast che indagava il tema della sostenibilità in diversi settori e presentava best practice di forte ispirazione. L’azienda ha intrapreso un progetto verso la sostenibilità non solo ambientale ma anche sociale: abbiamo raggiunto la conversione a biologico del 10% della produzione interna di uve, abbiamo adottato nuove pratiche di welfare per i nostri collaboratori, abbiamo implementato progetti di mecenatismo che sostengono talenti locali e enti del territorio. Nel 2021 otterremo la certificazione Equalitas. Credo che tutti siamo consapevoli che la sostenibilità non sia un tema rinviabile ed è ormai diventato un tema di sopravvivenza, l’obiettivo è modificare verso la sostenibilità non solo i processi produttivi ma anche la cultura aziendale”.
Uno sguardo verso il 2022. Cosa vedete a medio termine? Nuovi obiettivi già definiti?
“Stiamo già lavorando su diversi progetti che rilasceremo nei prossimi mesi. Continuiamo a credere che i valori su cui lavorare siano ricerca, innovazione e creatività”.