Winedering offre nuovi dati sull’enoturismo del futuro, in cui si affaccia in modo convinto la Generazione Z.
Winedering rivela le tendenze mostrate dagli utenti della propria piattaforma, utili a una migliore profilazione dell’enoturista moderno, in previsione della attesa ripartenza dopo due anni segnati dalla pandemia. Raccolti nel corso di oltre 23mila sessioni web, rivela un peso sempre più determinante delle nuove generazioni e delle donne, in un contesto dove, a essere ricercate, sono esperienze di ampio valore enogastronomico.
Più nel dettaglio oltre sei utenti su dieci sono under44, con un crescente interesse da parte dei giovanissimi (18-24) per questo tipo di turismo. Forte anche la loro capacità di conversione, superiore del 5% rispetto alla fascia 25-34 anni e del 30% di quella 35-44 anni. Dato questo che non sorprende, in considerazione del fatto che a fronte di un potere di spesa mediamente minore, i giovanissimi hanno una forte attitudine alle prenotazioni ed ai pagamenti online, cosa che in più di una occasione frena gli utenti over 40. D’altro lato il 53,25% dei visitatori è composto da donne, che si confermano più decise nel prenotare rispetto agli uomini, con un tasso di conversione maggiore del 14% rispetto a questi ultimi.
Oltre il 70% delle prenotazioni ricevute prevede, inoltre, esperienze che contengono espressamente abbinamenti gastronomici. Dal semplice tagliere di salumi, passando per assaggi di formaggi e prodotti locali, fino ai pranzi, completi o “light”, gli enoturisti preferiscono di gran lunga prenotare esperienze in cui l’abbinamento vino/cibo non si riduce più al semplice pane tostato o al grissino, ma a qualcosa di più ricco, seppur non necessariamente troppo elaborato.
Il 73% degli utenti, infine, naviga e prenota direttamente dal proprio smartphone, con un tasso di conversione più basso dei navigatori “desktop” del 14%. A tal proposito si conferma un dato ormai assodato: se non si possiede un sito web rapido e “responsive”, cioè ottimizzato per la navigazione da smartphone, si rischia di perdere 3/4 del potenziale mercato enoturistico.
“Lo scopo di questi dati – si legge in una nota – è aiutare realmente chi si occupa di enoturismo a comprendere meglio i target di riferimento e le tipologie di offerta migliori al fine di intercettarli, evitando di utilizzare vecchie ed inutili ‘vanity metrics’, misure, cioè, che non danno alcun valore aggiunto se non a chi le distribuisce spacciandole per miracolose“.