Degustazione dei vini firmati da Roberto Stucchi Prinetti, fedeli al territorio incarnando un millennio di storia.
Premesso che l’Italia è il centro di arte, storia e cultura nel mondo, se la Toscana è il centro dell’Italia il Chianti ne è il cuore. E Badia a Coltibuono, è punto di riferimento per rispetto del territorio e longevità dei vini.
L’abbazia, che sorge sulle alture a nord di Gaiole, tra gli alti boschi che separano il Chianti Classico dal Valdarno Superiore, è una fonte meravigliosa di luce e storia. Si risale al 1051 quando, dedicata a San Lorenzo, era sede appartata di un ordine di monaci vallombrosani benedettini che svilupparono metodi sostenibili con cui lavorare la terra. L’agricoltura aveva infatti un ruolo totalizzante, raccontato anche dai vecchi libri conservati in una stanza della Badia che elencano una grandissima diversità di prodotti agricoli coltivati come piselli, fave, grano, ceci, fagioli. Su di una vecchia lavagna è invece scritto il censimento dei suini, ovini, bovini allevati nell’abbazia.
“Cultus Boni” quindi perché luogo del buon culto, religioso e della terra, richiamato anche dallo stemma dell’ordine monastico (un bastone da impianto agricolo), oggi logo della cantina che – dopo varie vicissitudini storiche – dal 1846, è nelle mani della famiglia Giuntini/Stucchi Prinetti.
La storia del vino, si sa, è storia di uomini: esistono suoli straordinari, vitigni e cloni di classe superiore, ma la forza sta tutta nelle mani, nel cervello e nel cuore degli umani. Soltanto questi ultimi consentono di avere nel terroir un valore complessivo sensibilmente superiore alla somma dei suoi addendi. E Roberto Stucchi Prinetti, forte sostenitore del biologico e presidente del Biodistretto del Chianti, ha dato un incredibile impulso alla vitalità e alla riscoperta delle possibilità che dona la terra.
DALLA CALIFORNIA AL VALORE DEL CHIANTI
Era il 1985 quando, a Badia a Coltibuono, un giovanissimo Roberto Stucchi Prinetti, dopo aver studiato agraria a Milano ed enologia in California, entrò in azienda. “All’inizio pensavo al campo forestale ed erboristico – racconta – il vino è arrivato dopo. Ma i tempi erano molto diversi. Al mio ingresso, avevamo ben 15 annate di Chianti in legno, dal 58’ al 78’, che abbiamo imbottigliato negli anni successivi. Il vino era in botti di castagno, inerti, come una grande bottiglia in pratica. Quelli sono gli anni di cui abbiamo più bottiglie”.
In tutti i reimpianti, le vecchie massali di sangiovese e altri autoctoni sono state mantenute. “Ho lasciato intatta quella genetica, dando una continuità – spiega – Poi avendo studiato negli Stati Uniti, non avevo voglia, a differenza di tanti miei colleghi, di impiantare merlot o cabernet. Questo è il Chianti. Per dare potenza spesso si usano barrique spinte. Ma per me quella roba lì è una bestemmia. Bisogna sviluppare quel che ha senso qui”.
I 63 ettari di vigneto sono decentrati rispetto l’azienda: per la stragrande maggioranza sono a Monti (a Sud di Gaiole), a circa 270-330 mslm, su terreni argilloso-calcarei altri a Castelnuovo Berardenga, dove le argille calcaree sono di medio impasto. Non soltanto sangiovese, ma anche varietà locali quali ciliegiolo, colorino, mammolo, fogliatonda, pugnitello e sanforte, frutto della selezione massale e grande patrimonio ampelografico.
BIO E LUNGA TRADIZIONE
Biologica da fine anni 80’, certificata dal 2000, l’azienda pratica per la fertilità del terreno inerbimento, sovesci a file alterne e compostaggio, utilizzando miscele di 12/13 specie tra leguminose, graminacee, crocifere e piante fittonanti come la rucola.
La raccolta è manuale, mentre per la fermentazione si utilizza uno starter fatto a inizio vendemmia con lieviti indigeni. “Il sangiovese è molto sensibile alla diversità dei lieviti che sono fondamentali per accentuare le sottigliezze e le sfaccettature del vitigno”, spiega Stucchi Prinetti.
La cantina di vinificazione si trova a Monti mentre quella d’invecchiamento è ricavata dalla cripta della chiesa, sovrastante, in un ambiente antico e silenzioso, dove si ascolta il sibilo dei cunicoli e si annusano le antiche pietre. È un susseguirsi di botti di oltre 20 anni dai colori cupi e ampi di tutte le sfumature di rosso che circondano questo “mondo di sotto” in cui riposano i grandi vini di Badia a Coltibuono.
L’azienda è a conduzione familiare: Emanuela, Paolo e Roberto, insieme formano una squadra che sa guardare oltre al proprio lavoro, cercando di contribuire a ingrandire l’attività produttiva fino a farsi conoscere in ogni angolo del globo. La produzione, pur nei numeri importanti (250mila bottiglie l’anno circa), mantiene alta l’asticella della qualità e ben salda la peculiarità delle etichette.
NOTE DI DEGUSTAZIONE
Il segreto della cantina è di natura alchemica: quando si gusta un suo calice di Chianti Classico si ha la sensazione che l’eternità, sulle proprie labbra, sia già passata.
Chianti Classico 2019 docg
Uvaggio: sangiovese, ciliegiolo, canaiolo, colorino
Vinificazione: fermentazione con lieviti indigeni, macerazione di 3 settimane, follatura e delestage.
Affinamento: 12 mesi in botti di rovere francese e austriaco da 15 a 25 hl, breve affinamento in bottiglia
Vivace rosso rubino di fine eleganza. Carezzevoli riconoscimenti di macchia mediterranea introducono il corredo olfattivo anticipando mirtillo, mora, pepe nero e violetta. Il sorso è caratterizzato da grazia e struttura: alcol bilanciato, freschezza, tannini setosi. Straordinariamente equilibrato, epilogo di media persistenza.
Chianti Classico Riserva 2017 docg
Uvaggio: sangiovese, ciliegiolo, canaiolo, colorino
Vinificazione: fermentazione con lieviti autoctoni, macerazione di almeno 3 settimane sulle bucce, follatura.
Affinamento: invecchiamento di 24 mesi in botti di rovere francese e austriaco; 4 mesi affinamento in bottiglia
Manto rubino vivace e luminoso. Al naso sentori di sottobosco, liquirizia, ginepro, erbe officinali. Strutturato ed elegante, con un tannino levigato e ottimo equilibrio generale tra tutte le componenti. Finale lungo.
Cultus, Chianti Classico riserva 2017 docg
Uvaggio: sangiovese con storiche uve tradizionali (ciliegiolo, colorino, canaiolo, mammolo, fogliatonda, malvasia nera, sanforte, pugnitello)
Vinificazione: fermentazione con lieviti autoctoni, macerazione di circa 40 giorni sulle bucce, follatura
Affinamento: invecchiamento di 24 mesi in botti di varie misure e barriques di rovere francese.
Colpisce per la grande luminosità della tonalità rubino compatto, spiccano sentori di confettura di ciliegia, viola essiccata che virano poi sulle speziature ed erbe aromatiche. Macchia mediterranea. Sorso equilibrato, rifinito da un tannino vellutato e da un corpo strutturato. Epilogo persistente.
Montebello, Toscana igt, 2016
Uvaggio: blend di 9 vitigni storici (mammolo, ciliegiolo, pugnitello, colorino, sanforte, malvasia nera, canaiolo, foglia tonda, sangiovese).
Vinificazione: ogni vitigno viene raccolto e vinificato separatamente in barili da 5 hl, con lieviti indigeni e follature manuali. Successivamente i vini vengono assemblati per un periodo finale di maturazione in tini-botte di rovere
Affinamento: invecchiamento di 12-16 mesi in tini-botte di rovere, almeno 6 mesi di affinamento in bottiglia
Rubino luminoso con nuance granato, l’olfatto delinea un insieme di grande profondità: prugna in confettura, mallo di noce, polvere di caffè, cenni di cuoio e tabacco. Al sorso l’animo è ancora austero, in evoluzione: suggestioni fresche si fondono con un tannino ancora un po’asciugante, promettendo un roseo futuro.
Sangioveto, Toscana igt 2015
Uvaggio: 100% sangiovese
Vinificazione: fermentazione con lieviti autoctoni, macerazione di 4- 5 settimane sulle vinacce, follatura.
Affinamento: invecchiamento di 12-16 mesi in barriques di rovere francese, nuovi al 10%; minimo 6 mesi di affinamento in bottiglia.
Rosso rubino luminoso. Potente e ben definito all’olfatto con impronte di visciola accompagnate da essenze boschive, cuoio, china e sensazioni ferruginose. Al palato i tannini risultano di buona fattura e perfetta integrazione. Ha volume di bocca, solido e generoso. Quasi masticabile.
Vin santo del Chianti classico
Uvaggio: trebbiano e malvasia
Vinificazione e affinamento: i grappoli vengono selezionati e fatti appassire in stanze ben areate. Fermentazione e invecchiamento avvengono in piccoli barili di rovere sigillati conservati in locali esposti alle variazioni stagionali delle temperature. Invecchiamento di 8 anni in caratelli di rovere
“Il Vin santo è il vino dell’accoglienza: c’è sempre un goccino per gli ospiti. Per alcuni è il vino della villa ma è in realtà anche un vino molto popolare, quello che il mezzadro faceva per conto suo, quando metteva da parte l’uva per se, in soffitta in un barile, forse anche per nasconderlo al fattore. Non so se poi è effettivamente così ma ognuno ha il suo vinsanto”, racconta Stucchi Prinetti.
Giallo dorato con riflessi lievemente ramati. Complessità olfattiva di albicocca, nespola, curry, miele di castagno. L’ingresso al palato è dolce e caldo. Ottima la persistenza dal godibile epilogo di agrumi canditi.
Occhio di pernice
Uvaggio: 100% sangiovese
Vinificazione: i grappoli vengono selezionati e fatti appassire in stanze ben areate. Fermentazione e invecchiamento avvengono in piccoli barili di rovere sigillati conservati in locali esposti alle variazioni stagionali delle temperature. Invecchiamento di 10 anni in caratelli di rovere
Colore del mogano, di generosa consistenza. Bouquet intenso, profumi di torrone alle noci, fico secco, floreale di tuberosa avvolti da sfumati sentori di iodio, mallo di noce. Il sorso è dolce, avvolgente, con ricordi di confettura di prugne. L’ottima freschezza regala una beva appagante e contribuisce a non stancare il palato.