Avviato nel 2018, ad oggi il progetto coinvolge 56 investitori. Nel frattempo, in cantina si fanno le prime prove d’assaggio del SuperValpantena.
Salgono a 56 gli investitori che scommettono sull’Amarone en primeur de La Collina di Ciliegi e oggi sono 60 le barrique di Amarone “Ciliegio” acquistate (+13 sul 2021). Tra gli acquirenti imprenditori, manager, responsabili di fondi d’investimento e di società finanziarie e partner di studi legali, ma anche opinionisti televisivi, giornalisti e winelover.
Nel frattempo, in cantina si fanno le prime prove d’assaggio del SuperValpantena, il vino ‘extra-Doc’ – in versione rossa e bianca – nato dalla collaborazione con gli agronomi Lydia e Claude Bourguignon e l’esperto di vino Christian Roger.
EN PRIMEUR, REDDITIVITÀ A +10% ANNO SU ANNO
Avviato nel 2018, ad oggi il progetto Amarone en primeur La Collina dei Ciliegi si ispira alla pratica commerciale francese (e soprattutto bordolese) della vendita di vino in botte. “Diversamente da quanto avviene in Francia, dove il vino immesso sul mercato può subire oscillazioni al ribasso rispetto al prezzo corrisposto en primeur – dichiara Massimo Gianolli, presidente La Collina dei Ciliegi e imprenditore della finanza alla guida di Generalfinance SpA – la nostra formula punta a garantire non solo l’investimento ma anche la redditività, garantendo un aumento minimo del 10% del valore anno su anno”.
Complessivamente, dall’avvio dell’operazione a oggi, sono 60 le barrique di Amarone Ciliegio già vendute con formula en primeur, per un valore di 18.300 euro a botte. Ad oggi sono stati venduti e già imbottigliati i millesimi di Amarone 2015 (14 barrique), 2016 (6 barrique), 2017 (12 barrique) e 2018 (15 barrique), mentre attendono in affinamento le 13 barrique dell’annata 2019 (imbottigliamento previsto nel 2023).
Dopo il processo di maturazione in legno, gli investitori possono decidere l’imbottigliamento in tre diversi formati, da quello classico a Magnum o Jeroboam. Le bottiglie possono essere ritirate oppure lasciate alla cantina, per una conservazione a temperatura e umidità ottimali.
In cantina si sperimentano per il grande rosso veronese anche gli affinamenti in clayver di ceramica e, presto, anche le vinificazioni in vasche di cemento.
SUPERVALPANTENA, I PRIMI RISULTATI NEL CALICE
Continuano nel frattempo le sperimentazioni sul SuperValpantena bianco e rosso, il vino frutto di un progetto agronomico specifico, studiato per esaltare le caratteristiche di cinque specifiche parcelle aziendali, individuate dagli esperti per il perfetto mix tra clima e altitudine (tra i 500 e i 700 metri).
Da una parte il Monte Castello, un rosso blend di corvina e teroldego, dall’altra il bianco Prea, da un blend di garganega, pinot bianco e chardonnay, per una produzione che non supererà le 120mila bottiglie. In vigna la scelta è stata quella di un sesto d’impianto stretto (130×100) e rese per ettaro bassissime (40-60 quintali/ettaro), su pendenze che richiedono l’impiego di macchinari specifici e interventi in gran parte manuali.
Nei calici, la vendemmia 2021 è la prima ad essere degustata. Al palato mostra una stoffa interessante e una sapidità che torna come tratto distintivo sia nel rosso che nel bianco. Per il momento si parla quasi esclusivamente di corvina nel primo caso e soprattutto di garganega nel secondo, mentre si attende l’entrata in produzione delle piante più giovani.
Intanto si porta avanti un lavoro di cesello, che vedrà l’enologo Paolo Posenato e la proprietà impegnati nel cogliere le particolarità delle annate a venire e della risposta delle masse alle differenti prove di vinificazione e affinamento. Una partita a carte in cui a ogni mossa si aprono nuove possibilità, ma con una mano che fa ottime promesse.